Il dottor Tempesta: “In prima linea con il mio Toro”

Il primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Salvatore di Pesaro: "Non siamo eroi, facciamo solo il nostro dovere. Vorrei salvare sempre più vite”. La testimonianza del genero di Mario Patrignani, anche lui medico e capopopolo granata: “In corsia mi sento come il Toro quando dà l’anima in campo contro tutto e tutti. Mai arrendersi"
Il dottor Tempesta: “In prima linea con il mio Toro”

«Eccomi. Ora ho 10 minuti. O meglio: ci spero... Significherebbe un attimo di respiro in ospedale. Sa, qui a Pesaro è un’emergenza continua. Scusatemi a priori, se dovessi improvvisamente chiedervi di interrompere la telefonata».

Dottor Tempesta, ma ci mancherebbe! Lei merita tutta la nostra ammirazione e rispetto. Tutti voi, medici, infermieri... all’ospedale di Pesaro come in tutto il Paese. Per metà Italia siete degli eroi e per l’altra metà degli angeli. Dobbiamo solo dirvi grazie.
«Sentiamo l’energia degli italiani. Lo scriva. Ci dà tanta forza morale. Ma sappia che faremmo tutto lo stesso. Per noi è sempre un dovere. Non siamo angeli. Non mi sento un eroe. Lo ripeto, sto solo facendo il mio dovere. Lasciate perdere di sottolineare l’impegno che profondiamo. E’ il nostro lavoro. L’abbiamo deciso quando siamo entrati in Medicina. Lo scelsi io, tanti anni fa, di lavorare in anestesia e rianimazione: questo faccio. Non è che uno decide di fare il medico solo per quando è in tempo di pace!».

A questo punto dobbiamo aprire una parentesi per il lettore. Il dottor Michele Tempesta, 54 anni, è il primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Salvatore di Pesaro: e da tempo questa provincia marchigiana è uno dei focolai italiani del contagio. Al momento in cui scriviamo, i morti nel territorio di Pesaro-Urbino sono già stati una sessantina in pochi giorni. E purtroppo già sappiamo che nelle prossime ore il dato, tragicamente, si ingrandirà. Il dottor Tempesta lavora nel reparto dove per davvero si guarda in faccia la morte e la vita nel combattimento finale. Una lotta senza sosta per salvare più vite che si può. Il dottor Tempesta è sposato con la signora Michela, dottoressa anche lei, medico legale. Il suocero del dottor Tempesta è Mario Patrignani, anche lui stimato medico di Pesaro (specialista in medicina interna e pediatria), da tempo in pensione: il “Sandokan dell’Adriatico”, sì. Da decenni un capopopolo del Toro, alla guida dei Fedelissimi di Pesaro, una delle comunità granata più vivaci e attive della Penisola, impegnata a promuovere anche iniziative benefiche e di solidarietà. E ovviamente il tifo per il Toro si è visceralmente esteso a tutta la grande famiglia allargata del “Sandokan granata”, nipotini compresi. Grazie all’attività di «evangelizzazione» di Patrignani, come dice lui, tanti anni fa anche il dottor Tempesta diventò subito un vecchio cuore granata.

Dottor Tempesta, com’è la situazione lì da lei?
«Da giorni il nostro ospedale si è trasformato in un unico centro dedicato soltanto ai contagiati. Tutti i pazienti con altre problematiche sono stati trasferiti nel presidio ospedaliero di Fano. Il dramma è che vorremmo salvare tutti. Ma non ci riusciamo. Facciamo una fatica incredibile».

Immaginiamo: turni massacranti in situazioni limite, 24 ore su 24 tutti i giorni, con l’onda del contagio che intanto sale...
«No, non volevo alludere alla nostra fatica fisica e psicologica. Quello è il minimo. Intendo dire che la medicina fa proprio fatica a salvare gli ammalati più gravi. E’ vero, lavoriamo senza un attimo di sosta, ma la nostra non è una gara di resistenza. E’ una lotta per cercare di salvare le persone. Cerchiamo di strapparle alla morte. E vedere tutti i giorni gente che invece non ce la fa, che se ne va…».

Leggi l’intervista completa sull’edizione odierna di Tuttosport

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