Junior: “Il Brasile prega per voi. Vi seguiamo. Siate d’esempio per il mondo”

L’ex asso del Toro, da Rio: “Ho radunato figli e nipoti a casa mia, siamo in 7. E non usciamo"
Junior: “Il Brasile prega per voi. Vi seguiamo. Siate d’esempio per il mondo”© LaPresse

Leo Junior risponde al telefono da Rio. La voce resterà seria per tutta la durata della lunga chiacchierata: seria, ma sempre ricca di vitalità e spirito di reazione. Una chiacchierata molto lunga per davvero: perché, prim’ancora di dare il via all’intervista, Leo vuole conoscere le ultime novità sull’Italia. Ma davvero le ultime e le più importanti: perché le penultime e le terzultime le conosce già tutte benissimo. Favorito dalla conoscenza della lingua e ispirato dal legame sentimentale per la sua Torino, per la sua Pescara, per la sua Italia, un legame affettivo che continua a sentire fortissimo anche a distanza di così tanto tempo (da noi ha giocato negli Anni 80), Junior ogni giorno da casa si tiene informato anche sull’andamento del contagio nel nostro Paese. Non segue solo i telegiornali brasiliani, non legge solo i quotidiani più autorevoli della sua nazione: grazie a internet si collega anche con i media italiani più importanti. E poi chiama gli amici più cari che ha in Italia. Oppure da loro riceve telefonate. Un continuo scambio di informazioni e consigli. E di incitamenti reciproci. Questa stessa intervista, per esempio, è figlia di tanti messaggini via whatsapp dei giorni scorsi. Basta copiarne uno inviatoci da Leo l’altroieri, quando qui da noi era già notte fonda: «Certo, è vero. Bisogna combattere. E’ nostro dovere! Chi ha voce, parli. Trasmetta buone informazioni. Diffonda precauzioni utili, impegno, fiducia».

Leo, com’è la situazione in Brasile? 
«Molto preoccupante, perché tutti i dati relativi al contagio e ai decessi stanno peggiorando giorno dopo giorno. Abbiamo già ampiamente superato i 600 contagi nel Paese, distribuiti in 21 stati. Con una decina di morti. Sotto molti aspetti sembra di rivivere sulla nostra pelle, qui, ciò che succedeva da voi alcune settimane fa. Quando eravate all’inizio del contagio. Difatti qui abbiamo tutti paura che quanto è capitato all’Italia succeda anche al Brasile, nel prossimo futuro. Preghiamo per voi e per noi. Speriamo che l’esempio dell’Italia insegni qualcosa anche a tutti i miei connazionali. Per ridurre il contagio, rallentarlo, combatterlo meglio».

Anche perché il Brasile ha una povertà molto più diffusa, coinvolge strati della vostra società ben più ampi. Un grave problema in più, per diffondere l’informazione nell’opinione pubblica, attuare i comportamenti giusti e frenare il contagio.  
«Esatto. Purtroppo è proprio così. Inoltre noi brasiliani siamo 210 milioni di persone, mica solo 60. E anche la nostra società è formata da tanti, tanti anziani. La povertà e le difficoltà economiche sono terreno fertile per il virus. Così come l’imbecillità umana. Perché puoi essere anche ricco e colto quanto vuoi, ma se in questo momento esci di casa non per motivi indispensabili e urgenti, sei un imbecille. Però non metti a repentaglio solo la tua salute, la tua vita. Ma anche quella degli altri. E quindi non sei soltanto un imbecille egoista: sei prima di tutto un irresponsabile, un delinquente sociale, un potenziale assassino invisibile. E purtroppo gli imbecilli ci sono in tutto il mondo. E dobbiamo cercare di fermarli. Quanto a me e alla mia famiglia...». 

 
Ecco, appunto: siete sempre tutti barricati a casa?  
«Sì, sì, certo, non abbiamo mica cambiato abitudini in due giorni! Mai come adesso siamo contenti di aver compiuto quella scelta, la scorsa settimana. Da domenica siamo tutti insieme nella casa mia e di mia moglie qui a Rio. Abbiamo radunato tutti, per prudenza. Siamo in 7. Io, mia moglie Heloisa, i nostri figli Rodrigo, Juliana e Carolina, mia nuora Renata e il mio nipotino Joao Henrique. Che ha 18 mesi, ora».  

 
Avete una casa molto grande? 
«No. Normale. Ma se anche non ci fosse stato spazio, l’avremmo di sicuro trovato. Per aiutare figli, nipoti, parenti e amici cari lo spazio si trova sempre. Lo si deve trovare. A parte questo, viviamo nella casa in cui già stavano anche i nostri figli quando erano più giovani. Mia moglie e io abbiamo sempre voluto conservare le loro stanze, i loro spazi. Affinché potessero venire a trovarci senza problemi. E questo ora ci facilita a convivere nell’amore e nell’aiuto reciproco. Nella comprensione. Parliamo, leggiamo, guardiamo la tv, lavoriamo da casa, cuciniamo, svolgiamo assieme i lavori domestici, creiamo nuovi giochi per far divertire il mio nipotino ancora tanto piccolo... E preghiamo Dio: perché pregare aiuta, dà tanta forza. La spiritualità è ossigeno per il cuore. Il segreto è non sprecare tempo ed energie in cose futili. Bensì fare, inventarsi sempre qualcosa di utile. E ogni tanto anche distrarsi. Saper ridere, scaricare la tensione e la paura. Perché abbiamo tutti paura, inevitabilmente. Io stesso: ho già 65 anni e, come ben si sa, gli anziani sono la categoria sociale più a rischio. Ma poi guardo mio nipotino di 18 mesi che mi sorride e ritrovo subito la forza. E mi dico nel cuore: Leo, resisti, lotta anche per lui».  

 
Una volta la signora Heloisa è uscita di casa.  
«Sì, ma una sola volta. Da domenica non è più uscito nessuno di noi altri. Solo mia moglie è andata a fare la spesa per tutti. Per diversi giorni, così da ridurre al minimo le uscite future. Bisogna organizzarci, avere lungimiranza ed eliminare dal vocabolario due parole: l’inutile e lo spreco. Stiamo seguendo le indicazioni del governo, della Sanità: restare a casa e, se proprio è indispensabile uscire, usare mascherine e guanti usa e getta. Ma noi sapevamo già bene tutto da tanto tempo, bastava seguire nelle scorse settimane le notizie che arrivavano dall’Italia... Qui da noi in questo periodo si parla tantissimo di voi alla tv e sui giornali. L’esplosione del contagio in Italia e in Europa a livelli così tremendi, dopo quanto era già successo in Cina, sta facendo paura a tutto il Brasile. A tutto il mondo, in realtà. Anche qui da noi è stato dichiarato lo stato di emergenza. Stanno riducendo al minimo i trasporti pubblici, hanno chiuso i bar, i ristoranti, le frontiere aeree con l’Europa e gran parte dell’Asia. Più altre misure più costrittive, perché il vostro insegnamento un po’ è stato recepito. Chi ha sottovalutato questa pandemia lo sta già pagando caro. Chi la sottovaluterà ora, la pagherà in modo ancor più tragico. L’allarme risuona sempre più forte nelle orecchie del mondo, di nazione in nazione. Tra l’altro anche da noi in Brasile sta scoppiando il problema delle carceri, come già da voi. Io spero che il vostro Paese, ora che gli italiani stanno dimostrando un comportamento sempre più responsabile e attento, diventi un modello di speranza e di salvezza anche per tutto il mondo. E non solo un Paese da citare solo per il numero drammatico dei contagi e dei morti».  

 
Cosa sta dimostrando questa pandemia, Junior? 
«Che dovremo cercare di cambiare radicalmente i sistemi di vita a livello planetario, quando l’avremo superata. Perché il coronavirus non è arrivato da Marte o dalla Luna. L’abbiamo creato noi uomini, nei fatti, e i nostri errori hanno favorito il contagio mondiale. Si aggiunga un altro aspetto fondamentale, che gli scienziati ripetono dappertutto: la desertificazione, l’inquinamento globale e la distruzione delle foreste... e qui in Brasile purtroppo lo sappiamo bene con l’Amazzonia... favoriscono l’emersione di sempre nuovi virus. E le polveri sottili veicolano più facilmente il Coronavirus nell’aria. Ma poi parlo anche in generale: troppe guerre, troppa violenza, troppe diseguaglianze, divisioni, troppo razzismo, troppe ingiustizie sociali... Troppo di tutto. E troppa velocità, anche: sembra quasi che non ci sia nemmeno più tempo per pensare. E sembra pure che ormai al mondo contino solo 4 cose: il denaro, il profitto, l’immagine e il potere. Ma dovremo imparare dai nostri errori se vorremo costruire un mondo migliore, quando avremo superato la pandemia. Riscoprire i valori veri della vita sociale, in ogni Paese. In un pianeta più unito. Generoso, sensibile. E pulito. Il mondo è inquinato sotto tutti gli aspetti, cioè non alludo solo ai mari, ai fiumi, alla terra e all’aria: prima di tutto è l’umanità a essere inquinata, mentalmente».  

 
Possiamo chiudere con un messaggio per i tifosi del Toro e del Pescara, che la ricordano sempre con tanto affetto? 
«Certo. Voglio bene a tutti. A tutta l’Italia. Io e mia moglie ci trovammo splendidamente da voi. In particolare, lasciatemi anche inviare un messaggio di condoglianze alla famiglia della signora Teresa Assandri. So che è mancata nei giorni scorsi. Lei e suo marito gestivano il pensionato che accoglieva i giovani del vivaio granata, ai miei tempi. Persone meravigliose. Le conoscevamo bene anche noi della prima squadra. Tra l’altro: il Toro, per quanto ne so io qui dal Brasile... e credetemi che lo seguo parecchio, mi sono sempre tenuto ben informato... insomma: il Toro in futuro dovrà riscoprire meglio i suoi veri valori. La tradizione, il rispetto della propria storia, l’attaccamento alla maglia, il Filadelfia, il rapporto vero con i tifosi, la crescita dei giovani nel settore giovanile... Come era ai miei tempi, insomma. Anche la società granata dovrà far tesoro degli errori commessi, se vorrà ripartire e ricostruire un Torino vero, quando lo sport si rimetterà in moto. Sarà questa la vera salvezza, per il Toro».  

 

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