Torino, l'idea in casa: giocare le partite rimanenti al Filadelfia

Le porte chiuse eliminano l'ostacolo della capienza. Va chiesta una deroga alla Lega
Torino, l'idea in casa: giocare le partite rimanenti al Filadelfia© LAPRESSE

TORINO - Come ogni pensiero stupendo che si rispetti, nasce un poco strisciando. E si potrebbe trattare proprio di bisogno d’amore, sì. Quello che il Toro, inteso come squadra ma anche come società, ha disperatamente bisogno di recuperare attorno a sé, per catalizzarlo verso giocatori davvero bisognosi di elettroshock emotivi e motivazionali: fino a un paio di mesi fa, per come (non) si esprimevano più sul campo; dal lockdown per pandemia in avanti, per riprendere un contatto anche mentale, non soltanto fisico, con una realtà agonistica che a breve potrebbe ritornare d’attualità. Nasce un poco strisciando, quel pensiero stupendo, come l’idea che ha buttato lì Domenico Beccaria, presidente del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, cogliendo la bellezza nell’auspicio di una tifosa chiamata Stefania. La quale si è chiesta: pensa quanto sarebbe speciale se - alla ripresa dell’attività calcistica, di qui a un po,’ sempre che l’intero baraccone non migri al CentroSud - il Toro giocasse al Filadelfia le 7 partite casalinghe che gli mancano. Un modo di, e in modo da, restituire alla gente granata un valore assoluto - quello della comunione con le proprie radici e i propri valori - mentre Longo e Bava, lavorando anche sulla sensibilità di Cairo, cercano di ridefinire all’interno del club un perimetro di paletti comportamentali e morali entro i quali muoversi con rigore e senso di appartenenza. L’intuizione è quella di trasformare l’assenza di pubblico sugli spalti (le partite per un po’ si disputeranno inevitabilmente a porte chiuse) nell’opportunità di chiedere alla Lega Calcio - che a inizio stagione registra le sedi designate per gli eventi, fisse per ogni club salvo squalifiche, lavori o ragioni di ordine pubblico - una deroga figlia proprio dell’emergenza Coronavirus: spostare il campo di gioco dallo stadio al Fila, facendo magari leva sul risvolto - oggettivo e positivo - di limitare ulteriormente i movimenti del gruppo di lavoro granata, evitando perfino lo spostamento al Grande Torino. Vicino sì, ma pur sempre bisognoso di trasporto in loco di persone, strutture e materiali. Giocare al Filadelfia eliminerebbe intanto questa problematica, perché il Toro già starebbe lì, tutti i giorni, per gli allenamenti. Il campo è regolare, tanto che ospita senza problemi le partite della Primavera. Anzi, probabilmente è pure migliore: sia considerando la terra, già magica ai suoi tempi, su cui è stato costruito, sia ricordando i difetti più volte palesati dal manto dello stadio; è vero che si sono registrati problemi di zolle anche al Fila, ma negli ultimi tempi si era intervenuti in modo deciso, e la pausa forzata ora non può che avere migliorato la situazione. La controindicazione del sovrautilizzo settimanale, stanti gli allenamenti quotidiani della squadra, potrebbe dissolversi nello sfruttamento del campo secondario per le sedute di lavoro, al fine di preservare il più possibile quello del terreno principale. La limitata capienza per gli spettatori (4.000 posti circa), che con i tifosi sugli spalti impedirebbe lo svolgersi di partite ufficiali, in base alla logica e al buonsenso non rappresenterebbe più un impedimento, visto che all’evento presenzierebbero unicamente gli addetti ai lavori dei due club impegnati; forse nemmeno i giornalisti in tribuna stampa. Che peraltro c’è: così come ci sono gli spogliatoi, i parcheggi per le poche decine di persone coinvolte, gli spazi per gli arbitri e il riscaldamento e la maggior parte delle altre strutture necessarie per ospitare un match di calcio professionistico. Il regolamento della Serie A dice 16.000 posti quale requisito minimo per la capienza, salvo deroghe: come quella che si chiederebbe in questo caso, appunto. [...]

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