Sempre Grande Torino

4 maggio, 71° anniversario al tempo del coronavirus: ma tutti i tifosi granata onoreranno comunque i leggendari campioni
Sempre Grande Torino

TORINO - Sarà soltanto un piccolo passo per tutti e a tutti potrà sembrare, effettivamente, solo un piccolo passo: compiuto da donne e uomini del Toro di qualsiasi età. E in qualsiasi angolo del mondo batta la vita un cuore granata. Ma diciamo meglio: più di un passo, per ciascuno di noi e per ciascuno di voi. Due, tre, quattro, cinque, dieci passi, venti passi. In casa. Quelli necessari per raggiungere l’armadio, per esempio. E tirar fuori la maglietta granata più amata che si conserva. Oppure la sciarpa d’ordinanza. O il cappellino. Per chi ce l’avesse, anche una bandiera. E poi serviranno altri passi. Per avvicinarsi allo stereo, al computer o alla radio. Per mettere su il disco dei Sensounico. O per cercare su YouTube il video della loro poesia in musica dedicata al Grande Torino, eventualmente anche solo sul telefonino. O per sintonizzarsi su una delle radio che oggi, esattamente all’ora della tragedia (17 e 03), trasmetteranno “Quel giorno di pioggia”: la canzone (meravigliosa sia per il sound sia per il testo) scritta dalla band torinese nel 2009, suonata la prima volta il 4 maggio di 11 anni sul sagrato di Superga e l’anno scorso riarrangiata (nonché allegata al libro sul Grande Torino pubblicato da Tuttosport per i 70 anni della tragedia).

Una canzone che ha avuto un eccezionale successo popolare crescente, anno dopo anno. Fino a diventare una sorta di inno per tutti: laicamente sacro per il popolo granata, di 4 maggio in 4 maggio. Non a caso, un inno suonato dai Sensounico anche negli intervalli di 4 partite allo stadio, in questi lustri (l’ultima volta nel 2019). E difatti non ci stupisce per niente il fatto che siano numerose le radio che oggi, alle 17 e 03, diffonderanno nell’etere quella canzone.

I PALLONCINI DI CIVITAVECCHIA - Ma torniamo ai nostri cinque, dieci, venti, cento passi in casa. Necessari, poi, anche per uscire sul balcone. O sul terrazzo, per chi ce l’abbia. O addirittura nel giardino privato di casa. Giust’appunto all’ora tragicamente giusta. Per vivere il Grande Torino guardando ugualmente al cielo: anche se non potremo salire a Superga, quest’anno. Né ritrovarci al Filadelfia. Ma il Grande Torino resta dentro di noi, perché è sempre dentro di noi. Perché ci siamo nati tutti col Grande Torino: anche chi non ha visto segnare manco Ferrante, tanto per dire, perché è venuto al mondo dopo. E allora basterà davvero alzare gli occhi dai balconi, per sentire il calore del sangue e leggere nella propria anima. E ci scopriremo popolo oggi più che mai, se possibile. Popolo unito e presente: proprio perché privati della salita sul Colle. Ma non della libertà dei riti e dei sentimenti: che non possiedono confini né decreti, né soffrono la vista dei gendarmi. E sui nostri balconi, o anche solo affacciati a una finestra, con quella canzone del Sensounico nelle orecchie (ma anche in auto o in ufficio o dove volete voi), ci ritroveremo ancor più vicini al Grande Torino: sempre se possibile, una volta di più. E chi non potrà uscire all’aria aperta, per ragioni lavorative o altro, osserverà tutto ugualmente con lo spirito, sentirà la musica del cuore e ci sarà anche lui, in marcia. Anche lui, perfettamente: un passo, soltanto un passo, anche solo un piccolo passo. Per ragion di popolo.

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