Torino, per Console via alla settimana della verità

Sotto i riflettori le mosse dell’advisor che rappresenta un gruppo di imprenditori interessati al Toro
Torino, per Console via alla settimana della verità© LAPRESSE

TORINO - Si apre una settimana determinante per tarare il peso e le potenzialità del progetto Console. Sotto i riflettori la forza, la potenza di fuoco (ma in ballo non ci sono soltanto i soldi) di quel gruppo di imprenditori che si sono riuniti sotto l’ala di Francesco Paolo Console, fondatore, proprietario, presidente e Ceo della “Console and Partners”, società di consulenza finanziaria internazionale con sede a Torino e filiali in diverse metropoli del mondo. Console è un professionista “riconoscibile”. Lui, così come la sua società, con la casa madre in un’elegante e lussuosa palazzina della Crocetta, in corso Galileo Ferraris 50: uno dei quartieri residenziali della Torino più ricca. Si sa chi c’è dietro alla sigla “Console and Partners”, insomma, ma non chi stia dietro a Console. La domanda rimbalza da giorni: chi ha scelto la “Console and Partners” quale advisor capace di tirare le fila tra più imprenditori? Se lo chiedono i tifosi, prima di tutto, in una giostra quotidiana tra sogni in libertà e più che comprensibile scetticismo. E, con loro, se lo chiede anche Tuttosport: con il suo ruolo di giornale libero, senza condizionamenti, teso a indagare, informare e vigilare, nel rispetto dei lettori, della storia del Toro e dei suoi tifosi. Ma in cuor suo se lo chiede anche Cairo chi ci sia dietro a Console (vedi l’attività di investigazione che ha subito messo in moto con i suoi vertici in azienda) per quanto il patron abbia già ripetuto in tutte le salse per due volte, in questi giorni: «Non incontrerò nessuno, sto già progettando il futuro, non voglio assolutamente vendere».

Però Cairo pagherebbe, per capire chi c’è dietro a Console. E perché costui abbia scelto di dargli l’assalto in un modo tanto anomalo, tra i comunicati improponibili del non meglio precisato comitato Taurinorum (un gruppo di sostenitori, che però non mette materialmente i soldi) e i misteri perduranti sul raggio d’azione della cordata (si parla di 4 imprenditori più uno attualmente leader: tutti italiani e tifosi granata). Sullo sfondo, una dichiarazione d’intenti arrivata da un investitore istituzionale degli Emirati Arabi, interessato al Torino (ma anche in questo caso da Abu Dhabi hanno chiesto maggiori delucidazioni sulla capienza economica del fondo lussemburghese, individuato da Console e dai suoi imprenditori quale veicolo finanziario per condurre l’operazione di compravendita). Ecco, appunto, i soldi: e il fondo “Toro Capital”, aperto presso la Borsa del Lussemburgo. Lì, nei piani di Console, andrà raccolto il denaro sufficiente per dare l’assalto al Torino di Cairo e, in caso di esiti positivi della compravendita, per iniziare a gestire il club. [...]

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