Nessuno è stato più Toro di Longo: merita un grazie

Nessuno è stato più Toro di Longo: merita un grazie© Canoniero

Se - a parte Belotti - c’è stato qualcosa di Toro, nel Torino FC di quest’anno, è stato Moreno Longo. Non che tutto quello che ha fatto Longo sia stato da Toro, a partire dai risultati (soltanto i troppo giovani e i mediocri di pensiero credono che il Toro e le ambizioni calcistiche non abbiano nulla a che spartire) per finire con il gioco (mai davvero innovativo, né brillante o divertente; del resto, ci sarebbe voluto Harry Potter). Ma di sicuro tutto, di Moreno Longo, è stato per il Toro.

Per il Toro è venuto a lavorare in una situazione che sapeva essere allo sbando (anche se non COSÌ tanto). Per il Toro ha accettato un contrattino che fin dall’inizio prometteva un retrogusto amaro di tappo (il buco Mazzarri, e non solo quello), pur avendo cullato il sogno di una clamorosa eurorimonta per i due o tre secondi precedenti l’ingresso nello spogliatoio disastrato. Per il Toro ha rischiato di macchiare per sempre la sua immacolata fedina granata agli occhi dei tifosi, e magari di compromettersi un futuro da tecnico rampante.

Per il Toro si è fatto andar bene dei giocatori che, fosse dipeso da lui, non avrebbero fatto manco i raccattapalle negli allenamenti degli Allievi. Per il Toro è stato zitto (in pubblico, chiaro) di fronte allo scempio psico-atletico-comportamentale che si è trovato di fronte una volta varcati i cancelli del Fila. Fila che, sempre per il Toro, aveva riaperto prima che il lockdown glielo richiudesse. Per il Toro ha cercato di inculcare una mentalità da Serie A nelle teste di elementi che avrebbe fatto fatica a far giocare in B. Per il Toro ha messo in conto le critiche, le polemiche e perfino gli insulti per avere platealmente “snobbato” il derby - consapevole che tanto lo avrebbe comunque perso: con Cairo è un postulato - pur di avere le meno peggiori risorse al meglio contro il Brescia e poi il Genoa: le uniche due rivali che sapeva di poter battere in qualche modo, trasformandole in partite della vita nella psiche ormai deviata dei suoi soldati allo sbaraglio; o così o pomì: a questo si riferiva domenica sera quando parlava di gioco sporco e spirito di adattamento, consapevole che qualsiasi scelta alternativa al vincere-o-morire in quelle due partite avrebbe comportato la retrocessione, giù dritti come un fuso.

Per il Toro ha fatto finta di credere in una chance personale che invece aveva intuito fin da subito di non avere, certificando il tutto con la rimozione del suo mentore Bava in favore del nuovo Vagnati che avanza e che si sapeva non avesse Longo nella sua playlist di allenatori preferiti; la cosa però gli è servita per mandare chiaro e forte il messaggio sul fatto che - con lui allenatore dall’inizio - mai più avrebbe avallato certe scelte e consentito che accadessero certe cose. Per il Toro ha detto che quella di Bologna era stata la sua ultima partita prima che loro lo dicessero a lui, tanto lo aveva già capito da mo’ e ha risparmiato ai societari l’imbarazzo (ma non la brutta figura d’ordinanza). Per il Toro ha fatto il padre severo con Edera e soprattutto con Millico: gli è costato molto, perché nessuno più di Longo avrebbe voluto far giocare e valorizzare l’uno e l’altro - lui che ragazzo del Fila è nato e con i ragazzi del Fila è cresciuto, per poi forgiarli - ma Moreno vuole troppo bene al Toro per tollerare atteggiamenti deleteri per la squadra e la società, non solo per i diretti interessati che del Toro rappresentano comunque un capitale da preservare. Ha preferito farsi odiare lui da quei due, coltivando la piccola speranza che prima o poi possano capire il perché e il percome si dispiega, o si spreca, un talento. Magari un giorno si renderà conto che ne è valsa la pena, mentre non la vale replicare a un procuratore che prende le parti del suo assistito a prescindere e che, secondo Longo, ha soltanto raddoppiato la già brutta figura rimediata da Millico. Per il Toro, Longo non ha scaricato sui vertici societari responsabilità che secondo lui vanno condivise, per togliere alibi ai giocatori che altrimenti non cresceranno mai. Per il Toro, insomma, Longo ha servito il Toro e non ha servito Longo. Al Toro è servito, per scongiurare un disastro irreversibile. Speriamo che serva anche a Longo. Perché se lo merita. Come un grazie.

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