Torino, parla l'agente di Gojak: "Vedrete un gran numero 10"

"Sarà un macchina da gol per Belotti, ha classe e non ha paura di nulla"
Torino, parla l'agente di Gojak: "Vedrete un gran numero 10"© Marco Canoniero

TORINO - Andy Bara, croato di Zagabria, classe 1982, 38 anni da compiere a dicembre, residente a Barcellona dove vive e ha l’ufficio centrale, è un esponente di vertice della Doyen Sports, una delle più potenti società internazionali di agenti per intermediazioni calcistiche. Bara è dunque uno degli agenti più importanti sul mercato europeo. Ha per esempio appena “firmato” una grande operazione: il trasferimento di Dani Olmo dalla Dinamo Zagabria al Lipsia (un affare da 40 milioni). Ed è anche l’agente di Amer Gojak. Sì, lui: l’eclettica mezzala, anche lui ex Dinamo, presa in extremis dal Torino. Bara parla 6 lingue: croato, spagnolo, inglese, italiano, polacco e portoghese. Ieri, dopo gli impegni con la Bosnia, Gojak era a casa sua a Sarajevo: il tempo necessario per ultimare l’iter burocratico per sbarcare e risiedere in Italia. Già oggi sarà al Fila. Se non ci saranno ritardi, riuscirà anche a svolgere il suo primo allenamento col Toro. Spera di venire già convocato per domenica, naturalmente: in panchina, contro il Cagliari. E poi si vedrà.

Allora, Bara. Cominciamo dall’interesse del Torino.
«Io in Italia ho un socio, Ulisse Savini. Teneva lui i contatti da un sacco di tempo con il presidente e il ds del Torino. Credo da almeno 6 mesi. Poi, alla fine del mercato, il Torino si è deciso ad andare secco sul giocatore».

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Ultimo giorno di mercato, mattina: il sampdoriano Ramirez cambia idea, chiede 200 mila euro in più di ingaggio al Torino e l’accordo trovato la sera prima salta in aria. A quel punto il Torino vi chiama e si butta su Gojak.
«Non so di Ramirez e non voglio entrare nei fatti degli altri, che non conosco, ma posso dirvi che ci siamo messi d’accordo in fretta, malgrado avessimo pochissime ore a disposizione per fare tutto. Ricordo che eravamo in ospedale (verso le 19, per le visite mediche a Zagabria; ndr), quando mi telefonò Ulisse: “Andy, muovetevi, abbiamo un’ora per fare tutto, in Italia chiudono il mercato alle 20”. Noi a Zagabria credevamo che fosse a mezzanotte la deadline. Così ci siamo fiondati dall’ospedale alla sede del club, intanto chiamavo il presidente della Dinamo che stava a casa sua e col quale avevo un appuntamento alle 22. Dissi anche a lui di correre là e di anticipare tutto, poi ci siamo messi al lavoro con altri funzionari per preparare e inviare tutta la documentazione del trasferimento. E fino a qualche minuto dopo le 20, mi pare le 20 e 10, non abbiamo avuto la conferma che tutto fosse andato a posto. Poi mi ha chiamato di nuovo Savini e mi ha detto: “Tranqui, tutto okay”. Eravamo tutti in tilt nell’attesa. Vagnati, il ds della Dinamo, io, il giocatore. Tutti quasi sotto shock. In quei minuti prima della telefonata di Ulisse ci eravamo seduti sui divani lì in sede a Zagabria senza sapere se Gojak fosse ancora un giocatore della Dinamo o se fosse diventato del Torino. Per fortuna alla fine tutto si è sistemato».

Vagnati ha chiamato il giocatore, il giorno dopo.
«Sì, gli ho tradotto io la conversazione. Vagnati ha detto ad Amer che è molto felice di averlo preso, che conosce le sue qualità e che non vedono l’ora di averlo a Torino. Amer ha risposto che era felice di essere diventato del Toro e pure per quel gesto, il fatto che gli abbiano subito dato la maglia numero 10. Il che significa che lo tengono in grande considerazione. E io spero che Gojak metta in mostra davvero tutte le belle cose che pensano di lui».

Che tipo è questo 23enne di Sarajevo, ma cresciuto e decollato a Zagabria, nazionale bosniaco e pluriscudettato in Croazia? Un duro, sappiamo. Al di là delle sue indubbie qualità tecniche.
«È davvero un ragazzo fantastico. E’ una persona già molto matura perché, pur essendo giovane, ha già vissuto molto da solo. Era arrivato in Croazia dalla Bosnia che aveva solo 17 anni: non è facile. Ma non ha mai avuto alcun problema, è concentrato 24 ore al giorno sul calcio e tutti gli vogliono bene. Come calciatore credo poi che abbia tutte le carte in regole per un grande club: è il tipo di giocatore che oggi tutti vogliono, corre e lotta tanto, come una macchina, corre in media per 12 chilometri e mezzo a partita. Ha un tiro fantastico dalla distanza, non litiga con gli avversari ma non ne ha alcuna paura, lo ha dimostrato pure in una Nazionale che magari non ha ottenuto grandi risultati, ma ha grandi giocatori come Kolasinac, Dzeko, Pjanic. E loro lo aiutano e lo apprezzano. Credo che Gojak farà una bella e lunga carriera. È stato a lungo nella Dinamo (6 anni, 4 Coppe e 5 campionati vinti; ndr), non ha avuto fretta malgrado avesse già ricevuto parecchie offerte in passato; ma ora avevano deciso di comune accordo col club che fosse arrivato il momento giusto per tentare il salto e fare qualcosa di più. Credo davvero che Gojak farà un gran carriera e che più in là il Torino, se lo vorrà, lo potrà vendere a un prezzo ben più alto di quanto non l’abbia pagato. E dire che fino alle 20 e 10 di quel lunedì Amer sapeva di non essere più un giocatore della Dinamo, perché aveva firmato la separazione, ma non se era un giocatore del Torino! Non lo sapeva né lui né io né la Dinamo né il Torino. La Dinamo lo aveva preso molto giovane, pagando una cifra molto alta per gli standard di quel calcio; e un giocatore così giovane in 6 anni è diventato uno dei giocatori più importanti, ha aiutato altri a crescere e la Dinamo a guadagnare. Gojak ha un carattere forte e credo che riuscirà a fare lo stesso, cioè bene come a Zagabria, anche nel Toro».[...]

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