Agroppi, lezioni di Toro: "Cairo, fai una vera società!"

Parla una delle bandiere più amate dai tifosi: "Che tristezza vedere i granata crollati"
Agroppi, lezioni di Toro: "Cairo, fai una vera società!"

TORINO - Mestiere ingrato, di questi tempi, quello del tifoso del Torino. Costretto davanti al televisore dalla pandemia a soffrire per una sbiadita squadra, impelagata nell'aspra battaglia che mette in palio la salvezza. Come già accaduto la scorsa stagione, quando erano ben altre le ambizioni ai blocchi di partenza del campionato. Come si confidava non capitasse nuovamente questa volta. E invece. Invece la squadra annaspa al quartultimo posto, con due miseri punticini di vantaggio sulla zona rossa, mentre tutt'intorno è un proliferare di nebbie societarie: dal mercato deludente all'annosa questione del Filadelfia, passando per l'immobilismo sul Robaldo. Perché, a correre, sono soltanto i record – tutti rigorosamente negativi – che sta mettendo in fila la squadra: 2 vittorie in 22 giornate, 13 gare interne consecutive senza vittorie, e via discorrendo. Mestiere ingrato, ancor di più, per chi ha vissuto epoche in cui il granata – anziché spento – era vivo e brillava di luce propria. O per chi, in quei tempi ormai remoti, il granata lo indossava con orgoglio in campo. Come Aldo Agroppi, simbolo del Torino degli anni Settanta: 212 battaglie, 2 Coppe Italia in bacheca e quel passaggio al Perugia proprio ai nastri di partenza della stagione dello scudetto di Radice. Ex giocatore, ma certo non ex tifoso. Appunto. «Un mestieraccio quello del tifoso del Torino al giorno d'oggi – esordisce con l'inconfondibile accento toscano e gli accalorati modi di sempre –. Ma, per chi l'ha indossata come me, quella maglia è come la mamma: la si amerà per tutta la vita».

La sconfortante situazione attuale, insomma, non la induce a un ripensamento?
«Mai, anche se il quadro complessivo è davvero triste. Fa impressione vedere il Torino, relegato in quella posizione di classifica, faticare a vincere anche una sola partita. Soprattutto se si riflette sulle gloriose pagine di storia che aveva scritto la società».

L'impietoso raffronto con il passato quali pensieri le innesca?
«Mi fa venire in mente Pulici e Graziani, Sala e Castellini. Credo di poter parlare anche a nome loro, quando dico che questo Torino mi intristisce. E anche i tifosi dovrebbero pensare bene a questi nomi».

In che senso?
«Sento ripetere spesso che a questa squadra manca un'anima. Non sono d'accordo, non è vero che gli attuali giocatori non onorano la maglia. È semplicemente che a livello qualitativo, non si
avvicinano minimamente a quelli appena menzionati». [...]

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