Rincon cuore Toro: "Segnare alla Juve? Il massimo. Dybala e CR7..."

El General, ex della partita, non ha dubbi: "Quella bianconera per me è una maglia come un'altra, non è speciale. E in campo non ci sono amici. Vinciamo e passiamo alla storia"
Rincon cuore Toro: "Segnare alla Juve? Il massimo. Dybala e CR7..."© LaPresse

El General: così è, se ancora le pare.
«Mi piace, continua a piacermi. Ha una dozzina di anni questo soprannome, da quando mi trasferii in Germania. Nell’Amburgo. Ero ancora molto giovane, avevo 20, 21 anni. In campo gesticolavo molto, in più emergeva già la mia personalità. Il mio carattere, il mio modo di interpretare il ruolo. Un giornalista iniziò a chiamarmi El General, nei suoi articoli. Così presero a farlo anche i compagni, l’allenatore, altri giornalisti, i tifosi, gli amici. Il soprannome mi rappresentava. E non mi dispiaceva. Ci misi sopra anche la mia esultanza dopo un gol col saluto militare. Quel soprannome l’ho poi esportato dappertutto. Anche nella Nazionale venezuelana».

Fino a diventarne capitano, oltreché generale. Lo esportò anche nella Juve, 4 anni fa. E subito dopo nel Toro: complicato.
«Quando sono diventato granata la gente mi guardava un po’ da... lontano. Come se fossi sospetto. Sapevo benissimo che sarebbe stato così. Ma sapevo anche che avrei potuto seguire un percorso importante, qui. E che avrei dovuto guadagnare la fiducia dei tifosi con il lavoro, la serietà, l’impegno, il rendimento. Dopo alcuni mesi iniziai a percepire l’affetto della gente. E mi fece molto piacere. D’altra parte quando io scelgo una squadra, poi do l’anima. Cerco di rappresentare nel mio modo di giocare ciò che è la storia di una società. E ciò che i tifosi vogliono vedere. Percepii subito un qualcosa di particolare. Conosco bene la storia del Toro. La gloria e la tragedia».

Una vittoria in 23 derby. Questo dice invece la storia dell’epoca Cairo.
«In piccolo, potremmo passare anche noi alla storia del Torino. Ci credo pienamente. Ne abbiamo la possibilità. Non possiamo cambiare il passato, ma il futuro possiamo cercare di indirizzarlo. E il futuro è questo derby. Abbiamo necessità di fare punti, lo sappiamo, così come sappiamo che cosa significhi il derby per noi e per i tifosi. È una sfida stimolante, ma che va affrontata con serenità. Bisogna giocare con la testa. Senza perdere mai la testa»  (...)

Le manca non segnare più neanche un gol? Magari con una castagna dal limite...
«Mi manca. In passato non ho mai segnato tantissimo, ma ogni tanto ne facevo anch’io quando giocavo da mezzala avanzata. Avevo più occasioni. Quest’anno sono ancora a zero. Mi manca, sì. Tante volte dovremmo tirare di più da fuori. Speriamo di tornare a segnarne uno presto. Con la Juve sarebbe il massimo».

Cosa significa quella maglia per lei?
«La loro? Mi stimola soltanto perché è il prossimo avversario del Torino. Non è particolarmente speciale per me. È una maglia come un’altra. È la maglia di un avversario. Ogni settimana cambiano i colori davanti a me». (...)

Quando giocavano, Zoff era già un caro amico di Castellini. Anche testimone di nozze. Lei è amico di Dybala, invece. Ci spieghi questa normalità: rivali anche massimi, ma amici
«In campo non ci sono amici. Ognuno lotta per il proprio obiettivo. Si deve essere leali sempre, che si sfidi un amico come no. E ciò che succede in campo resta lì. Dopo partite molto dure, molti amici mi han detto: “Ma ti eri dimenticato che ci vogliamo bene?”. Però il campo è così, ciascuno deve dare il massimo per come sa».

Ha 33 anni e il suo contratto scadrà già nel 2022. Si augura di rinnovarlo e chiudere la carriera in granata?
«Rispondo sinceramente. Qua sto bene e mi ha fatto piacere guadagnarmi l’affetto dei tifosi, ma ora non voglio parlare di futuro. Il presente è molto più importante: e dobbiamo fare punti. Io qui sto bene. Se posso dare una mano e la gente è contenta, a me fa piacere restare. Ora spero che quest’anno finisca nel migliore modi. Penso solo al presente». (...)

Belotti resta?
«Non so se resterà, ce lo auguriamo, ma è una cosa che non riguarda me. Di sicuro lo vedo molto bene. Concentrato. Ci auguriamo che resti, è anche il capitano. Un trascinatore: basta vedere come rincorre gli avversari. Ci ha regalato tante gioie con i suoi gol. È importante per noi. Spero che possa stare qui a lungo. Ma, ripeto, non tocca a me parlarne». (...)

Il paraguaiano Sanabria, per un generale venezuelano...
«Per noi il vero derby è con la Colombia. È un bravo ragazzo, anche se è paraguaiano! Ci conosciamo da anni, ci siamo sfidati anche in Nazionale. Da noi in Sudamerica non è come in Europa. Ogni gara è una guerra. Ne parlavo giusto l’altro giorno con Ansaldi».

L’avvocato della Lazio ha lanciato accuse di «truffa». Vi sentite dei truffatori? Anche i suoi compagni che stavano male per il Covid?
«Bisogna stare molto attenti alle parole che si dicono, non si possono dire a caso. Non sta a me rispondere all’avvocato della Lazio, io posso dire che siamo persone serie e che abbiamo fatto tutto ciò che ci han detto di fare, rispettando le regole. Bisogna stare molto attenti con le parole». (...)

Segre, con quella foto della maglia di Dybala...
«Jacopo è stato un po’ ingenuo, ma è un ragazzo d’oro. Fidatevi, ha il Toro dentro, è cresciuto qui, è leale, onesto e ha imparato la lezione, sulla sua pelle».

Dybala e CR7. Le sta simpatico, CR7?
«Dybala è un caro amico, ma non ci parliamo da qualche tempo. Capita sempre così quando sta per arrivare un derby. Ronaldo non lo conosco di persona, non posso dire se è simpatico o no. Non mi piace giudicare le persone senza conoscerle». (...)

Dalla Juve agli arbitri. E agli errori contro di voi. Una classifica super partes vi inquadra come la squadra più penalizzata dagli arbitri di tutta la Serie A.
«Vero, siamo stati un po’ condizionati, in certe gare. Ma sono essere umani, anche loro possono sbagliare. Come tutti. Noi abbiamo i punti che abbiamo meritato. Io non amo parlare degli arbitri. Abbiamo conquistato troppi pochi punti e dobbiamo farne di più. A questo dobbiamo pensare»

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