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TORINO - Vanja Milinkovic-Savic: 24 anni compiuti a febbraio al buio e un futuro prossimo da compiersi sotto i riflettori a Udine, sabato sera. Toccherà a lui salvare il Toro, in porta, ora che Sirigu ha dovuto arrendersi: Covid. Con tanti auguri di pronta guarigione, naturalmente. Umanissimi auguri. Ai quali, però, si accompagnano anche quelli sportivissimi: da un superlativo all’altro. Vogliamo forse derubricare l’importanza di un portiere come il sardo? D’accordo, Sirigu nel corso di questa stagione ha dimostrato di possedere una caratteristica in più: saper andare anche in altalena, non solo volare angelicamente senza fili da un palo all’altro. Ma si dice per dire, ovviamente: del vice-portiere della Nazionale e del SalvaToro riconosciuto per anni non sono i giri in giostra, tra alti e bassi ripetuti, i tratti distintivi delle sue qualità oggettive.
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Milinkovic, chance contro l'Udinese
Nell’attesa toccherà a Milinkovic, con Ujkani riserva. In questa stagione il fratello del laziale ha giocato 2 partite di campionato (contro Roma e Bologna a dicembre: Giampaolo ritenne di far riposare Sirigu) e 3 in Coppa Italia (Lecce, Entella e, a gennaio, Milan). Tra i pali, prestazioni globalmente sufficienti, però con incertezze, pur sporadiche. Il vero thriller coi piedi: perché è vero che Vanja ha una capacità di tiro eccezionale (basti ricordare la traversa colpita con una punizione-bomba nel 2017 contro il Carpi in Coppa), ma troppo spesso si diverte, palla al piede, a tentare dribbling avventurosi a tu per tu con l’attaccante. E lo si era di nuovo visto proprio nella sua ultima partita a San Siro, più di una volta, tra rischi assurdi, enormi. Il serbo ha doti tecniche indubbie ed è anche un gigante di 2 metri e 2. Ha la fiducia di Nicola, dei compagni, del club. Stia sereno. Faccia il suo, ne ha le qualità. Ma perda quel vizio folle, per favore.