Lo spirito del Torino contagia gli ex Juve Zaza e Mandragora

Squadra compatta per l'obiettivo comune di restare in Serie A
Lo spirito del Torino contagia gli ex Juve Zaza e Mandragora© Alessandro Falzone/Agenzia Aldo Liverani sas

TORINO - Nell’aria c’è polline di Toro. Sta cominciando a inebriare i granata, giocatori e tifosi, e a far starnutire gli avversari. La primavera di Nicola ha quasi di colpo cancellato il male d’inverno e promette di garantire un’estate di relativa serenità, a guardare gli Europei in tv dalla poltrona della Serie A. La salvezza non sarà la Superlega, ma per il Toro vale ancora di più. Al di là degli auspici tafazzisti di quanti - nella speranza di veder tramontare l’era Cairo - sono arrivati ad augurarsi una retrocessione nell’illusione che possa rivelarsi liberatoria. E dei complottismi a oltranza dei dietrologi convinti che lo stesso proprietario del club volesse finire in B per chissà quale recondito motivo, quando invece - calcisticamente parlando - si passerebbe soltanto dal dramma alla tragedia.

Uniti per il progetto salvezza

La vera impresa di Nicola, oltre che nei risultati, sta nelle pieghe delle prestazioni e nei risvolti delle parole. A parte il solito, ormai antologico Belotti , vedere Zaza calarsi così bene nella parte, entrare finalmente in campo senza sbagliare il tempo e l’esecuzione di una giocata, e poi sentirlo parlare sorridente di «spirito Toro» fa oggettivamente impressione, non solo piacere. Toccare con mano la personalità tecnica e agonistica di Mandragora, risoluto e soprattutto esemplare nel cercare la giocata decisiva, nel porsi sempre in prima linea, che sia in mediana, in difesa o in attacco, ti fa capire perché poco alla volta tutti i giocatori del Toro abbiano iniziato ad assumersi le proprie responsabilità sul campo, anziché fuggirle. A costo di sbagliare - vedi gli errori ancora da limare di Verdi nel tocco, o di Lukic al tiro - ma finalmente senza paura né paranoie. «Il vecchio cuore granata non molla mai»: lo ha scritto ieri su Instagram proprio l’ex centrocampista juventino, non il Gallo. Per poi aggiungere: «Non c’è tempo per i festeggiamenti, testa al Bologna». Cose così da Toro non si vedevano né sentivano, combinate insieme, da tempo. Ed è significativo che giungano innanzitutto da due cresciuti vedendo bianconero, ma adesso contagiati da Nicola

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