Torino: Juric, mettici tu quel che manca!

Il mercato si è ufficialmente chiuso e gli acquisti granata non sono quelli che il tecnico si aspettava, costretto ora a recuperare il recuperabile
Torino: Juric, mettici tu quel che manca!© www.imagephotoagency.it

TORINO - Premessa doverosa, anche se per certi versi lapalissiana: il Torino di oggi è senza dubbio più forte e ha maggior qualità di quello di ieri. Ma ci voleva anche poco, eh. Anzi, ci mancherebbe ancora che fosse uguale o addirittura peggio. Lo scenario inquietante, cioè, che a un certo punto si era temuto quando l’Inter si era mossa su Belotti per forzare la mano a Lotito nella trattativa per Correa. È però ora altrettanto doveroso inquadrare il mercato granata alla luce dei fatti e dei tempi, al solito ansiogeni, con onestà critica.

Al netto della propaganda degli organi di informazione posseduti da Cairo - dove appena si muove foglia si parla di «Toro scatenato» (non era scatenato, era solo in ritardo e in affanno) salvo occultare o edulcorare qualsivoglia negatività tra le millanta passate, presenti e (Dio non voglia) future, tanto da evocare la definizione di «metodo Pyongyang» da parte di media nemmeno diretti concorrenti - il lavoro portato a termine da Vagnati, pur cospicuo in questi ultimi giorni di convulse trattative e arrabbiature, lascia un amaro senso di incompiuta. Perché, alla fine della fiera, il trequartista di ruolo (Messias, finito poi al Milan in prestito per 8-9 milioni in due anni; ma pure lo Zaccagni preso dalla Lazio per 7 più 2 di bonus) e il centrocampista rubapalloni di qualità e personalità da affiancare a Mandragora (Amrabat, agognato da Juric, allarmato dalla scarsa fisicità della mediana) non sono arrivati. È stato sì preso il bravo Pobega, ma in prestito secco e dunque resta un investimento pro Milan: esattamente quello che il tecnico ha denunciato. A proposito: al di là in questo caso dei dietrologi che vedono manfrine ovunque, ma pure delle parole di Vagnati che ha parlato di «Torino entità unica» e di perfetta intesa con Juric (ah, se i muri potessero parlare!), è un fatto che l’esplicita presa di posizione assunta a Firenze dall’allenatore in merito ai mancati rinforzi ha messo le ali al ds in questa ansiogena volata. E già solo per questo Juric va ringraziato.

Brekalo è un acquisto con i fiocchi per integrare l’attacco con una seconda punta. Praet è un signor centrocampista, anche se da verificare come assist-man e incursore sulla trequarti, per giunta non proprio un mastino né uno Speedy Gonzales. Del giovane Zima si dice un gran bene; certo prendere anche un difensore più esperto, un usato garantito non sarebbe stato male; ora bisognerà recuperare alla causa Izzo. Permangono i problemi in porta e la coperta corta in attacco, a meno che Sanabria non si svegli o Zaza non resusciti (per giunta, Belotti è ko). Si sono infine prestati i ragazzi Rauti e Millico, ma il vero intoppo del mercaToro è stata l’impossibilità/incapacità di cedere quelle che sono divenute eccedenze dal lauto stipendio: Verdi, Rincon, Baselli, Iago. Piazzare uno di costoro avrebbe (forse) spalancato le porte ad Amrabat. E a un Toro, almeno in campo, finalmente compiuto. Adesso toccherà a Juric recuperare (Lukic?), rivalutare (Verdi?), spremere insomma sangue da qualche rapa. Nota a margine: Vagnati ha perso ore e chili di aplomb nel complesso tentativo di sistemare Rauti, quando avrebbe potuto delegare a qualche collaboratore una trattativa così laterale per gettarsi a capofitto sulle priorità trovando magari un modo per sfoltire la rosa, a costo di rescindere il contratto di un giocatore uscito dai piani tecnici (come poi accaduto per Iago: a riprova che il motivo del mancato acquisto di Amrabat è stato economico - cioè Cairo ha chiuso i rubinetti - e non legato a una lista in overbooking). Il problema è che, da delegare, non aveva nessuno. E poi ci chiedono perché continuiamo a battere sul taso “società strutturata”.

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