Toro, un trio di alta qualità: Brekalo, Pjaca e Praet, si cambia e si sogna

Dopo 4 giornate, 7 granata diversi in gol. Soltanto il grande torino ha fatto meglio: 8 nel 1948
Toro, un trio di alta qualità: Brekalo, Pjaca e Praet, si cambia e si sogna

TORINO - Esattamente 50 giorni fa. A fine luglio, la sua visione celestiale fu paradossalmente illustrata nella pancia di uno stadio (si era a Rennes), a sera, in un corridoio abbastanza buio. Un luogo angusto senza panorami: figurarsi immaginare prospettive, lì. Oltretutto dopo una sconfitta. Ma all’improvviso, lassù in Bretagna, comparve Juric: “L’arrivo di Pjaca non può bastare. Serve più qualità in ogni reparto e in primo luogo in avanti, dove i migliori fanno la differenza. Dobbiamo cercare altri rinforzi soprattutto per la trequarti, lì occorre far ruotare di continuo i giocatori durante la stagione. In quella zona chiedo molto. E voglio poter fare dei cambi strategici nella ripresa, quando vedo qualcuno stanco, senza abbassare il livello della qualità. E poi capita pure che a turno gli attaccanti e i trequartisti abbiano degli alti e bassi, per cui voglio gestire una bella concorrenza di partita in partita. Se vogliamo crescere servono rinforzi di qualità, altri[1]menti avremo davanti un’altra stagione pesante come le ultime due prime di me”.

Juric e la lotta con Cairo per il mercato

Era il 31 luglio. Era la visione di Ivan. Immaginava un Toro che ai tifosi venerdì sera, un mese e mezzo dopo, è veramente parso quasi celestiale. Il tecnico si era anche già reso conto di avere a che fare con Cairo, sul mercato. Non pensava, però, di dover penare così sino a fine agosto. Dovendo persino puntare il dito in pubblico, per farsi dare dei giocatori di livello. Adatti al suo gioco e indispensabili per un benedetto salto di qualità nelle potenzialità, nel rendimento e nelle ambizioni. Brekalo se lo è letteralmente preso lui, in extremis. Idem Praet. E Zima, in difesa. Dapprima Pjaca e Linetty, contro la Salernitana, poi Brekalo e Praet, col Sassuolo: l’alternanza dei titolari sulla trequarti. E i cambi strategici, in testa quelli dell’ultima partita. Pensiamo all’uscita di un Brekalo fin stupefacente agli occhi dei tifosi granata, da due anni senza luci, e all’ingresso per il quarto d’ora finale di Pjaca. Bravissimo il primo al debutto: e quanta curiosità c’era di vederlo all’opera, dopo le belle stagioni in Germania e in Nazionale con la Croazia. Tagli verticali, dribbling, progressioni, triangolazioni, assist, conclusioni (un palo). In più, il combattimento in fase di non possesso. E personalità notevole: senza remore nel tentare la giocata. Per poi lasciare la palla al "fresco Pjaca, la mossa che avevo in testa per il finale", come ha poi spiegato Juric: scelta vincente contro una porta stregata.

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