Brekalo, nuova stella Toro: "Gioco per mio padre ferito in guerra"

Alla scoperta dell’estroso trequartista, che all’inizio pensava di sfondare nell’atletica. Il suo ex allenatore: “Sarebbe diventato un corridore brillante”
Brekalo, nuova stella Toro: "Gioco per mio padre ferito in guerra"© /Ag. Aldo Liverani Sas

Poteva sfondare nell’atletica leggera, è diventato calciatore. Ed è bastata una partita per conquistare i tifosi granata: e farli già sognare. Anche suo padre poteva sfondare nel calcio, ma poi è andato in guerra e il sogno è finito. Lui dice di averne raccolto l’eredità morale, in campo: di aver assorbito la sua forza, la sua energia, i suoi incitamenti. Anche il fratello più giovane, Filip, è un calciatore. A Zagabria, nella Dinamo. Ha 18 anni, è un terzino sinistro. E ormai vede l’esordio in prima squadra. Josip Brekalo di anni ne ha 23. Brucia le tappe per definizione: in Nazionale, nella vita (è già sposato, la coppia ha una bimba di pochi mesi), ora anche nel Toro di Juric. Che se lo è letteralmente preso in extremis con quegli sfoghi pubblici a mercato ancora aperto. Una cosa che non si sa è che Juric lo aveva già messo nel mirino un anno prima per il Verona. Con l’idea, casomai fosse rimasto nell’Hellas, di darci l’assalto proprio in questa estate ormai terminata. Di assalti ne ha dovuti dare due, passando al Toro: una a Brekalo, l’altra a Cairo.

Brekalo: "Mio padre era un calciatore promettente"

[...] "Sarebbe diventato un corridore brillante se avesse continuato", ha detto l’ex allenatore di atletica leggera di Brekalo, Slavko Petrovic. Non tutti sanno che prima di riuscire a prendere Rebic, 2 anni fa, il Milan aveva studiato lui, come alternativa. Poi la Fiorentina, il Napoli. L’Everton, il Tottenham, l’Atletico Madrid. E la Lazio, dopo la cessione di Correa. Ma il Torino era davanti nella trattativa. "Mio padre era un calciatore molto promettente. Giocava nelle selezioni giovanili della Bosnia Erzegovina perché aveva vissuto a Bosanska Posavina, ai tempi della Jugoslavia. Ma poi i suoi sogni furono colpiti a tradimento dalla guerra nei Balcani. A 21 anni dovette andare sul campo di battaglia, erano i primi Anni 90, fu ferito e il suo futuro da calciatore finì lì. Ha sempre trasmesso la sua forza e la sua energia a noi figli. Ci ha sempre sostenuto in ogni allenamento. Vive attraverso di noi come se fosse riuscito anche lui a diventare un calciatore importante. Chi conosce la nostra famiglia sa che il calcio è sempre stata la nostra priorità. Non c’è un giorno che questo non sia il nostro argomento numero uno. Tutti i nostri amici sono felici per mio padre e per me perché sanno che bravo calciatore fosse lui e quanto gli piacesse giocare, e sono contenti che suo figlio sia riuscito a sfondare nel calcio. Sono orgogliosi di noi. E ora spero che anche mio fratello segua il mio percorso". 

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