Torino, è nata la coppia Mandragora-Pobega: i piani per gennaio

Se il centrocampista in prestito dal Milan andrà avanti così, i granata parleranno con i rossoneri di rinnovo dell'accordo: ma con diritto di riscatto
Torino, è nata la coppia Mandragora-Pobega: i piani per gennaio

Il succo del MaPo: inseminato da Juric a fine agosto, maturato al Filadelfia, raccolto e spremuto per la prima volta dall’inizio adesso contro la Lazio, alla quinta giornata. Mandragora+Pobega, i rami della qualità. Davvero un incrocio di mandarino e pompelmo: l’apporto vitaminico salutare degli agrumi per il centrocampo del Toro, con un indice di aggressività manovriera che lascia un gusto inconfondibile sulle labbra dei tifosi (ma acidità per gli avversari). Un frutto speciale frutto del lavoro in allenamento e della qualità tecnica di entrambi, con annessa la visione di gioco, la calma olimpica o la rapida intuizione nella gestione dei palloni, la pulizia del fraseggio corto o lungo, l’efficacia degli inserimenti. E naturalmente pure l’azione da frangiflutti in pressing, in fase di non possesso.

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Prima volta insieme da titolari, nel cuore di tutto. E si sono notati eccome non solo perché tra i più alti: un metro e 83 il Ma, un metro e 88 il Po. Nel Toro un duo di centrocampo così di qualità non lo si vedeva da quando c’erano ancora i tedeschi nelle strade con i carrarmati. Si fa per dire, ma la spremuta dei fatti è questa. Con 11,8 chilometri percorsi Pobega è stato il maratoneta di Toro-Lazio, ma con l’aggiunta di una quantità innumerevole di scatti esplosivi sul breve. In più è stato il migliore della partita per passaggi riusciti nella trequarti avversaria, 13. Ha scagliato 3 tiri, ha gioca[1] to 54 palloni (nessuno più di lui in granata), ne ha sbagliati solo il 20%, ha azzeccato 22 passaggi in avanti e sfornato 8 recuperi (solo Bremer ha fatto meglio: 11). A differenza di Mandragora (preso dalla Juve in affitto con diritto di riscatto), Pobega è stato agganciato soltanto in prestito secco: e “non è bello lavorare per altre società” sentenziava (giustamente) Juric a fine agosto. “Avevamo bisogno di un giocatore di questo tipo”: il problema è aver dovuto “accettare un compromesso” pur di prenderlo, data l’incapacità (evidentemente) di arare in modo adeguato il mercato estero e la sovrastante ritrosia a spendere. Il Milan ringrazia. Dopo Ternana, Pordenone e Spezia (esordio in A, 20 gettoni e subito 6 gol), proseguono dunque i prestiti formativi in crescendo per il suo giovane centrocampista (22 anni): anche quest’anno il Diavolo lo sta vedendo crescere senza il rischio di perderlo. Eppure a gennaio (o da gennaio) qualcosa potrebbe anche cambiare, per il Torino. In specie se mai (e questa ovviamente non sarebbe una buona notizia) Belotti fosse ancora in scadenza e sempre il Milan, da tempo vicino al Gallo, avesse interesse a prenderlo subito (già solo per l’età e i problemi fisici di Ibra). Offrirebbe due lire, perché il Gallo dal 1° luglio sarebbe libero: 5 milioni? E/o altri club si muoveranno? E Cairo? Preferirà perderlo gratis dopo 6 mesi pur di tenerselo o incasserà pur di incassare prendendo nel contempo da qualche parte un attaccante? Tutte variabili ancora da scoprire, che potrebbero dipendere pure da infortuni pesanti in attacco per qualche big italiana.

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