Il Grande Toro rivive tra Sant'Elena e Chioggia

Dai “veneziani” Mazzola e Loik al museo dei Ballarin, finalmente non più soltanto online
Il Grande Toro rivive tra Sant'Elena e Chioggia© ANSA

Dal Ponte dei Sospiri a due passi da piazza San Marco fino al Penzo sull’isola di Sant’Elena, a piedi passando per Riva degli Schiavoni, sono poco più di 2 chilometri. Dall’eterna magia di Venezia alle cicliche magie del Venezia. Dai dogi che furono alla Coppa Italia vinta con Mazzola e Loik in campo, nel 1941. E poi il chioggiotto (o chiozzotto, come diceva il Goldoni) Aldo Ballarin, veneziano nel campionato di guerra del ’44: prima di unirsi nel Grande Torino all’immenso capitano (milanese di Cassano d’Adda) e alla mezzala fiumana. E di condurre in granata il fratello Dino, nel ’47. Valentino ed Ezio, già: acquistati praticamente in tribuna durante una partita appunto sull’isola di Sant’Elena da Ferruccio Novo, anticipando e bruciando la Juventus che aveva mandato lì soltanto un emissario. Era il 31 maggio del ’42: viene fuori una splendida vittoria pe3 a 1 sul Toro a favore del Venezia di Mazzola e Loik, e il presidente granata si precipita subito dopo la fine dal collega avversario, praticamente per staccargli sotto il naso un assegno. E così prenotare l’acquisto di entrambi per fine campionato (per la cronaca, il solo Mazzola costò la bellezza di un milione e 250 mila lire, un cifrone per l’epoca). Nacque il Grande Torino, già nella stagione successiva. Mazzola, Loik, i Ballarin: tutti e 4 lasciarono figli e vedove. Superga, 1949. 

Grande Torino, dall'8 ottobre sala dedidacata ad Aldo e Dino Ballarin

[...] Però c’è anche una nuova storia, nella Storia. Il prossimo 8 ottobre, infatti, si terrà l’inaugurazione della sala espositiva dedicata alla mostra temporanea “Aldo e Dino Ballarin, il Grande Torino e il calcio chioggiotto” (nel Museo civico della laguna sud, a Chioggia). Soprattutto cimeli di famiglia dei due fratelli, ma non soltanto. Divise del Grande Torino (per Aldo, pure quella dell’Italia), palloni, guantoni, parastinchi, scarpe (anche quelle griffate “Mazzola”, donate da Valentino a Dino), passaporti e biglietti d’imbarco (trovati tra le lamiere a Superga), altri documenti, giornali e radio dell’epoca (tante le pagine di Tuttosport) e un diciamo così simbolico telegramma di cordoglio per la morte di Renato Casalbore, fondatore e primo direttore di questo giornale. Il suo ricordo, qui, unisca tutte le 31 vittime. Inaugurazione a inviti per le misure anti-Covid, l’8 ottobre. E apertura per il pubblico il giorno dopo. Oggi pomeriggio, intanto, la visita privata a Chioggia del dirigente granata Alberto Barile, data la concomitanza con la partita di Venezia. E poi, speriamo prima possibile (prossima primavera?), finiranno anche i lavori di ristrutturazione dello storico palazzo Ravagnan. Dove, per decisione già presa dal Comune, l’intero piano terra sarà destinato a ospitare assai più numerosi cimeli dei Ballarin, nonché del calcio chioggiotto: il meglio di quanto conservato dalle due famiglie di generazione in generazione, oppure scovato nel mondo dei collezionisti, acquistato e così salvato dalla nipote di Dino, Nicoletta Perini, e dal marito Davide Bovolenta.

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