Torino, ora non buttiamo tutto al macero: credere in Juric!

Torino, ora non buttiamo tutto al macero: credere in Juric!© /Ag. Aldo Liverani Sas

TORINO - Le conseguenze più insopportabili di quest’ennesimo derby perso malamente - per il Toro del nuovo, incoraggiante e meritevole di sostegno corso tecnico di Ivan Juric - sono due.

1) Il gol di Locatelli ha riportato d’attualità lo scandaloso, inguardabile, raccapricciante bilancio di Cairo nelle partite contro la Juve: 20ª sconfitta su 25 confronti, compresi due di Coppa Italia, per una media di 0,28 punti a partita, roba che nemmeno se contro i bianconeri ci avesse giocato il proverbiale Pizzighettone; per il presidente più inviso della storia granata ieri sui social abbondavano, oltre agli insulti e alle suppliche affinché levi le tende dopo 16 anni, i fotomontaggi in cui festeggiava la cifra tonda sorridendo vicino ad Agnelli.

2) Hanno ripreso fiato e spazio quegli ormai altrettanto insostenibili tifosi che godono nel vedere il Toro perdere per potersi dare di gomito e tacciare di servilismo quanti invece hanno (avevano?) ricominciato a crederci, non certo per revisionismo critico nei confronti di Cairo ma per aver apprezzato un approccio tattico e caratteriale ribaltato rispetto agli ultimi, penosissimi anni; tale atteggiamento si è riammirato per oltre un’ora anche nel derby, vista la Juve obbligata a giocare di rimessa, fin quando l’impossibilità di sostituire i giocatori spompi con rimpiazzi all’altezza - per qualità e ruolo - ha costretto Juric a riproporre un undici sinistramente simile a quello della scorsa stagione, negli interpreti e nell’attitudine a giocare giusto per evitare il peggio, cioè l’inesorabile sconfitta, giammai evitabile - nel calcio di oggi e contro la Juve - rinculando a quel modo; né è un caso che l’ineluttabilità della fregatura si sia rimaterializzata nel momento in cui sono entrati Baselli (molle, rassegnato spettatore dell’incursione decisiva di Locatelli) e Rincon.

Non sono conseguenze (semmai sono cause) le polemiche sulla gestione degli affari medici e la controversa posizione del dt Vagnati. Covavano da tempo, si erano in qualche modo nascoste sotto il tappeto dei primi buoni risultati, ma adesso - sentite le ultime parole del tecnico - diventa inevitabile andarci dentro. Non è ancora una conseguenza - e speriamo non lo diventi mai - la disillusione dei cuori granata che si erano riaccesi alla speranza e che sabato hanno ritrasformato lo stadio in un propellente sonoro che non si ricordava da tempo. Non vogliamo rassegnarci all’idea che quanto di buono fatto fin qui sia destinato a marcire nell’ennesima stagione anonima, infarcita di contraddizioni e malumori, oltre che di equivoci (vero, Belotti?).

Note a margine: 1) giocatori che guadagnano un paio di milioni l’anno e stanno da mesi ai margini del campo e/o dell’infermeria potrebbero darsi una mossa, evitare di fare i piangina e mostrarsi pronti a contribuire professionalmente e moralmente alla causa, disposti a dare tutto anche solo in un quarto d’ora di derby prima di altre due settimane di riposo; 2) a Juric, un rispettoso consiglio: piuttosto di metter dentro un Baselli così, e imprecare perché ti trovi a rimpiangere perfino un Verdi, se proprio non ha mezzo attaccante di scorta, si porti in panca qualcuno della Primavera. Magari acerbo, ma con la voglia di spaccare il mondo. Quella che ha lui. Già che sta cercando di ridarci un Toro all’antica, pensi a come facevano qui una volta, quando c’era penuria di titolari: vai ragazzo, provaci tu, fai vedere a quelli là cosa vuol dire crederci.

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