Toro, Cairo spegne anche i sogni

Il presidente granata: "Con operazioni costose siamo entrati in un circolo vizioso: era meglio con i giovan"
Toro, Cairo spegne anche i sogni© LAPRESSE

Il calcio italiano, la crisi, il Torino. Urbano Cairo, da Trento, fa il suo personale punto della situazione. Soprattutto sul Toro continua a ripetere le stesse cose. Frasi che i tifosi granata conoscono a memoria e che non vorrebbero più sentire. E, invece, puntualmente se le devono sorbire. «Quando ho acquistato la società dopo il fallimento ho dovuto investire molto perché c’era tutto da rifondare». La spesa per l’acquisto - lo ricordiamo - è stata simbolica. Ma tant’è. Continua, il presidente: «Di conseguenza abbiamo cominciato con profili giovani che Ventura, vero e proprio maestro di calcio - ha contribuito a migliorare. Poi, purtroppo, per volere degli stessi giocatori ne abbiamo dovuto vendere diversi. Nel mondo d’oggi per conciliare risultati e bilancio è fondamentale adottare una propria filosofia senza stravolgerla, occorre andare avanti per la propria strada. E noi strada facendo l’abbiamo accantonata. Non più valorizzazione dei ragazzi per poi eventualmente darli via, ma si è puntato su operazioni più costose. In poche parole siamo entrati in un circolo vizioso». Ed è chiaro che si riferisce agli acquisti di Niang, Zaza e soprattutto Verdi. Investimenti sbagliati. Ma tant’è, ancora una volta: nessuna autocritica sugli errori di valutazione, ma la leva dalla quale negare prossimi acquisti di rilievoai tifosi. Andiamo avanti, infatti: «So che i tifosi sognano e vogliono grandi campioni, ma spesso queste operazioni non sono conciliabili con le possibilità economiche del club. Il calcio deve sempre essere sostenibile».

CRISI E PANDEMIA - «Con la pandemia - prosegue il numero uno del club di via Arcivescovado - la situazione si è aggravata. I club hanno perso giocatori importanti e questi chiedono sempre di più mentre vanno in scadenza». Riferito a Belotti? «In tutto questo si inseriscono i procuratori che portano via i calciatori per avere ingaggi e commissioni più alte lasciando le società in crisi. La speranza è che la nostra serie A diventi come la Premier League. In passato sono stati commessi degli errori, ma c’è tempo per rimediare. Ricordo che sino a qualche anno fa il calcio inglese non era in condizioni così buone. Ecco perché ci va una sterzata importante. E in questo momento, dopo tutto quello che il nostro mondo ha dovuto passare, ci vorrebbe una forma di indennizzo». La sintesi: cari tifosi, la borsa è chiusa. Sai che novità.

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