Juric modello Atalanta: i tifosi sono con lui

Zero miraggi, con realismo invoca una crescita a 360 gradi: società, progetti, mercato e strutture
Juric modello Atalanta: i tifosi sono con lui© /Ag. Aldo Liverani Sas

È tutto un problema di statura, per Cairo. Ma anche di coturni: gli alti sandali di legno che nell’antichità indossavano gli attori tragici per meglio farsi vedere dagli spettatori. E’ un problema di statura e basi, difatti. Di fondamenta e occhi: di visioni a medio-lungo termine, appoggiate concretamente su basi solide. Immaginiamo il Torino Fc come una persona in piedi nel mare, con l’acqua che gli arriva al mento. Ecco perché è un problema di statura e di coturni. E non pensiamo certo ai tacchi sopraelevati resi famosi da Berlusconi. Qui si discute di statura societaria, programmatica e gestionale. Ecco dove si allungano da lustri i problemi di altezza di Cairo. Vale a dire: del suo Torino Fc. Che, per la cronaca, in meno di 24 mesi (gli ultimi) ha sfornato il numero record di 5 allenatori diversi, 2 direttori sportivi con annesse differenti squadre di collaboratori e altrettanti responsabili del vivaio (con ampia girandola di programmi e tecnici). E la cacciata del direttore generale? Un dettaglio, al confronto. A Juric han domandato dopo la partita di San Siro, con fervore giornalistico in salsa rossonera: ritiene Pobega, in prestito puro al Torino e di proprietà del Milan, all’altezza di giocare in una big? Risposta di getto: «Spero che un giorno sia il Toro a diventare una big».

La speranza di Juric

Domandiamoci che cosa significhi l’assunto/speranza di Juric. Forse si augura che domattina Cairo gli compri Messi o anche solo i milanisti Tonali e Tomori? E’ così fuori come un balcone, è così uscito dai confini intellettivi spazio-temporali da inseguire miraggi in modo fin risibile, non solo irrealistico? Il Toro come una big: come la Juve, il Milan, l’Inter, il Napoli, la Roma. Su, dai, siamo seri. Ma Juric è serissimo: bisogna comprendere il vero senso di quella risposta data d’istinto, anche con orgoglio di appartenenza (si sente eccome: è la risposta di chi tiene da morire a veder migliorare il Torino, e a cui brucia l’idea di far crescere un talento a vantaggio di un’altra società). E allora cosa significa diventare una big per il Torino, nel 2021? Big sta per un’evocazione, un simbolo, un’immagine semplificata per il tutto. Diventare una big (con un realismo calato nel calcio di oggi, tra planetarie sperequazioni economiche) equivale a intraprendere il percorso che l’Atalanta ha portato a compimento negli anni scorsi e che poi ha ulteriormente innalzato, fin dentro le partecipazioni (non per caso) in Champions. L’Atalanta del maestro di Juric, Gasperini: ma sarebbe miope attribuire tutti i meriti al solo (pur bravissimo) Gasp. C’è un presidente-tifoso che, col figlio in prima linea, dedica impegno, idee e afflato.

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