Torino, Ansaldi: "Starò qui fino a 40 anni, ho tanti stimoli"

L'esterno argentino, al quinto anno in maglia granata, si racconta a Torino Channel parlando di passato, futuro e momenti importanti della sua carriera e della sua vita
Torino, Ansaldi: "Starò qui fino a 40 anni, ho tanti stimoli"© LAPRESSE

TORINO - "Incredibile, sono già cinque anni in granata". Esordisce così Cristian Ansaldi, esterno argentino del Torino nell'intervista rilasciata a Torino Channel. Il 36enne ha spaziato parlando del suo passato, del suo futuro e della sua sfera privata da marito e papà. "La mia carriera? Il sogno di un ragazzo che diventa realtà, tutto parte dall'amore per il pallone. Ho iniziato con papà e mio fratello, papà è un grande appassionato di calcio come tutti noi argentini. E' una passione diversa quella argentina, non come quella tedesca o inglese: siamo più "pazzi". 

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"Io calciatore? Volevo fare il veterinario. Sul futuro.."

"Io ho iniziato in una squadra piccola, del quartiere della mia città, poi a 9 anni sono andato al Newell's. Obiettivo professionismo? Non da sempre, volevo fare il veterinario, amo gli animali: a casa ho serpenti, draghi barbuti, tre cani, pappagalli...Tanti mi chiedono che voglio fare dopo il calcio: penso sempre alla famiglia, a dedicarmi maggiormente a loro. E' bello essere calciatori ma soprattutto per noi che lavoriamo fuori dal nostro paese natìo c'è bisogno di recuperare tempo per stare con i figli, con i fratelli e con tutti i parenti. Anche gli amici sono importanti, io ormai li vedo solo poche volte l'anno. Voglio tornare a Madrid dopo la fine della mia carriera, e andrò spesso anche in Argentina.

Gli anni in Russia e in Spagna e la famiglia

"Anni all'Atletico stupendi: di Madrid amo tutto, la lingua, l'ambiente. La Russia? Paese differente in tutto, mia moglie e io però siamo stati molto bene in quei sei anni a S.Pietroburgo. Con mia miglie ci conosciamo da bambini ed eravamo amici, poi a 15 anni ci siamo fidanzati e a 21 ci siamo sposati. Io papà? Ho tre bimbi, due gemelli. Abbiamo iniziato a migliorare come persone anche attraverso loro, un figlio ti cambia la vita. Il loro rapporto col calcio? Da quando hanno 6-7 anni sono più tristi quando parto per i ritiri, per le trasferte. Però mi seguono, mi incoraggiano e vengono allo stadio. Vogliono fare gli influencer (ride). In famiglia anche qualche momento buio: la separazione dei suoi genitori ha ferito profondamente Cristian: "Separazione dei miei genitori molto difficile, ero lontano dall'Argentina. Avevo rabbia, perchè ero cresciuto coi principi della famiglia e mi è caduto tutto. Ero già grande, ero già sposato, ma è stato comunque davvero duro. Una parte di me non è ancora guarita bene. Consiglio a tutta la gente: tutti i matrimoni avranno momenti difficili, cercate di superarli stando vicini". 

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"Starò a Torino fino a 40 anni"

"Torino: si sente l'amore della gente, come a Rosario, a differenza dei grandi club qui ci si sente più in famiglia. Anche mia moglie e i miei figli stanno bene qui, mi dà tanta serenità. Starò qui fino ai 40 anni.  Carriera: tanti momenti belli, ho conosciuto grandi squadre e giocatori di grande livello. Anche la Nazionale mi ha dato tanto, ti identifica con la tua gente, col tuo paese. Stimoli a 36 anni? Certo, si deve cercare sempre lo stimolo, altrimenti si perde allegria, felicità. Io ho sempre detto: voglio giocare fino a 40 anni". Tanti infortuni in carriera, bisogna stare attenti a cosa mangio, quanto dormo. Ora so gestirmi meglio, sento addirittura meno fatica di quando ero giovane".

La fede, i valori, le canzoni

"Fede? Fondamentale. La gente pensa che noi calciatori non abbiamo problemi: non è vero, abbiamo gli stessi problemi di tutti, i soldi non tolgono i problemi. A che servono i soldi ad esempio se sei solo o se sei triste? I soldi ti danno tranquillità economica, la felicità è una cosa diversa. Trasmettere ai giovani questi valori? Si, bisogna fargli vedere queste cose più coi fatti che con le parole, quindi tendo sempre a dimostrarmi disponibile visto che sono fra i più esperti in squadra. Divertirsi negli spogliatoi è importante: bisogna sempre essere positivi, rialzare la testa dopo una sconfitta. Ricordiamoci che è un gioco, si cresce anche con la disciplina e con la mentalità vincente. Non ci si deve abituare a perdere.Mi piace cantare: oggi siamo vivi, domani non sappiamo. Amo la musica romantica, i lenti...", conclude Ansaldi.

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