Toro, Juric colpito da Izzo: così pensa di rilanciarlo

Furioso per il gol tolto a Belotti, il difensore ha dovuto essere tenuto a forza dalla panchina: ma il suo spirito è piaciuto al tecnico granata
Toro, Juric colpito da Izzo: così pensa di rilanciarlo© /Ag. Aldo Liverani Sas

TORINO - In pochi hanno visto sabato sera una scena che non è invece passata inosservata a Ivan Juric. Dopo il gol incredibilmente annullato a Belotti, nei concitati momenti del Var, Armando Izzo è stato fermato con difficoltà dal team manager Pellegri. Il difensore napoletano era furibondo, il più arrabbiato di tutti e stava andando a chiedere spiegazioni dirette all’arbitro Giua. E qui arriviamo al dunque: di solito un giocatore, considerato riserva delle riserve, se ne sta seduto in panchina a seguire l’evolversi della partita senza particolari sussulti o emotività visto che difficilmente sarà preso in considerazione. Ne vediamo tante situazioni del genere con giocatori sfiduciati, quasi rassegnati, che non vedono l’ora arrivi la fine della stagione, e conseguentemente di ogni partita, per andarsene via. È vero che Izzo ha rifiutato diverse destinazioni sia nel mercato estivo sia in quello invernale, ma resta comunque un difensore di qualità che sino a un paio di anni fa era considerato uno dei migliori e Mancini, nelle sue prime apparizioni azzurre, lo aveva addirittura convocato. Poi la discesa, inesorabile e per certi versi inspiegabile che lo ha catapultato nella più assoluta precarietà.

Toro, il gesto di Izzo che è piaciuto a Juric

Il gesto di sabato sera è però importante. Significa che Armando Izzo alla maglia granata tiene ancora e, soprattutto, che non è rassegnato al ruolo di comparsa. In questo Toro non ha perso la speranza di metterci la faccia e la grinta. Da quello scatto rabbioso Juric e tutto lo staff sono rimasti favorevolmente colpiti. Significa, secondo loro, che il ragazzo c’è. Con il cuore e con la testa. Ecco perché è risalito nella classifica preferenziale dell’allenatore. In quel gesto si è letta la sua voglia di rendersi utile, oltre che il suo sentirsi parte integrante del gruppo, e dunque ferito da quell’annullamento assurdo.

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