«Io, Mazzola e Gabetto. Ho viaggiato con il Grande Torino e ve lo racconto»

La straordinaria storia di Gianni Barbero, 93 anni tutti granata, dalle partite come raccattapalle al Filadelfia fino a un leggendario viaggio sul Conte Rosso. Domani un'intervista da non perdere su Tuttosport in edicola
«Io, Mazzola e Gabetto. Ho viaggiato con il Grande Torino e ve lo racconto»

TORINO - Conoscere Gianni Barbero è stato un privilegio. Un regalo. Tanti, anzi: al giornalista, al tifoso del Toro, all'innamorato di Grande Torino, al patito di storia. E all'uomo: perché vedere un quasi novantatreenne possedere tanta energia, tanta lucidità e un'incredibile, strepitosa verve ti ricolora un po' la vita, dolcifica il pessimismo e ti impone con rigore un esamino di coscienza. Giacché Gianni ne ha viste, vissute e soprattutto oltrepassate di ogni tipo, ma quel sorriso e quella voglia di fare si sono sempre più rinforzate e continuano a crescere.

CON IL GRANDE TORINO - Ti racconta quasi un secolo di storia, toccata con la mano, attraversata di corsa, con un pallone tra i piedi o negli occhi. E il Toro nel cuore, il Grande Torino in ogni cellula. Li ha vissuti, quei magnifici campioni. Tutti. Li ha ammirati e ci ha scherzato, ci ha parlato e giocato. Ha viaggiato con loro sul Conte Rosso, il famoso pullman delle trasferte, in un epico ritorno da Bologna. E li ha visti scomparire in un lampo. Tutti, assieme. Ascoltare il signor Barbero è interessante, è pelle d'oca, emozione, ammirazione, sogno: è straordinariamente bellissimo. L'intervista pubblicata è lunga, eppure avremmo potuto raddoppiarne la lunghezza, triplicarla senza che perdesse un solo grammo di fascino. Ascoltatelo: «Il Grande Torino avrebbe continuato a vincere, ne sono certissimo. Restava uno squadrone e dietro erano già arrivati i sostituti come Fadini, Bongiorni, e altri ne sarebbero venuti, che crescevano con i migliori, imparavano dai migliori, avrebbero a poco a poco sostituito i migliori diventando i migliori. Senza Superga sarebbe cambiata la storia del calcio. Ma, senza Superga, non saremmo il Toro». Grazie, Gianni.

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