Toro, i tifosi contro Cairo: "Manca solo Belotti alla Juve"

Tra i sostenitori granata divampa la contestazione, inviti a boicottare la campagna abbonamenti e a disertare lo stadio
Toro, i tifosi contro Cairo: "Manca solo Belotti alla Juve"© LAPRESSE

TORINO - La sensazione, assistendo al cavallone di rabbia che sta montando sempre più ai tavolini dei bar e sulle piazze social, è quasi paradossale. Come se, all'indomani dello shock per il trasferimento di Bremer alla Juventus, il tifoso del Torino fosse quasi rassegnato a dover ancora vivere il peggio. A qualcosa nascosto ancora più giù, oltre il proverbiale fondo del barile. Tra il timore che la pioggia di milioni incassata per il difensore brasiliano venga reinvestita soltanto in minima parte e il terrore, quello vero, che a breve qualcun altro possa indossare la maglietta bianconera. Qualcuno tipo il capitano di tante battaglie in granata fino a poche settimane fa. «La cessione di Bremer sarebbe il chiodo sulla bara della nostra dignità, ma consiglio di aspettare: hai visto mai che, tra qualche giorno, compia lo stesso tragitto anche Belotti», il pensiero di Enrico.

«Bremer alla Juventus, il mancato saluto di Belotti ai tifosi che apre a scenari del tutto simili e tante altre umiliazioni: mi dispiace soprattutto per i bambini che ancora scelgono di tifare Toro - gli fa eco Chiara -. Nella loro innocenza non importa nulla a loro dei soldi, vorrebbero soltanto qualcun altro che possa garantir loro un po' di dignità». Qualcun altro, ovvero qualcuno di diverso rispetto a Urbano Cairo, additato a destra e a manca come il principale responsabile delle ultime evoluzioni e di quelle dei diciassette anni precedenti. «Adesso basta: una volta per tutte, davvero, metti in vendita il Toro!», il grido unanime sul web. Non una novità, peraltro, a ripensare ai cori della Maratona durante le partite (e della delegazione di Ultras anche nella recente amichevole contro l’Eintracht, per esempio) o agli striscioni affissi davanti ai luoghi simbolo del club o ancora alle contestazioni che ormai da anni si ripetono con cadenza regolare e incessante. In città e fuori città, come testimoniato una volta di più dalla recente manifestazione dei tifosi a Pesaro: «Cairo se ne deve andare, ormai in società crediamo soltanto più a Juric: l'unico con le nostre ambizioni e il nostro orgoglio», il pensiero più gettonato in piazza.

E da lì sui social, la trasposizione moderna dei marciapiedi e dei tavolini. «Bremer è stato pagato 6 milioni e poi rivenduto a quasi 50: Cairo non è certo uno sprovveduto, semmai un imprenditore con il difetto di non provare alcun sentimento per il Toro», l'analisi di Franco. Cui si accavalla il pensiero di Filippo: «Bremer è stato un affare, ma soltanto per Cairo. Certo non per il Torino e per quella meravigliosa idea granata, dura a morire, che conserviamo soltanto noi tifosi: la dignità non ha prezzo». E via discorrendo, con parole come “dignità” e “rispetto” ripetute all'infinito da chi sfoga tutta la frustrazione del tifoso passionale e da chi esprime in tono ormai distaccato il proprio dissenso da tifoso disilluso. «Ancora una volta hai dimostrato che, da presidente, non hai rispetto dei tifosi - la delusione di Paolo su Twitter -. Non hai violato nessuna legge, ma i sentimenti di noi granata sì». Delusi, arrabbiati, sconfortati. E, per di più, preoccupati da quel che sarà domani. «E chi si illude più che i soldi intascati dall’operazione Bremer possano essere spesi per i rinforzi, per il Filadelfia o per il Robaldo?», si domanda ancora Enrico, in maniera piuttosto retorica.

«Con 50 milioni in tasca, una società seria e in grado di programmare già il giorno dopo la cessione avrebbe recapitato a Juric un difensore, un centrocampista e un attaccante. E magari anche un portiere, visto come siamo ridotti», elenca Diego. «Non solo dovrò tapparmi il naso e vedere Bremer giocare con quella maglia lì, ma adesso dovrò anche sentire Cairo e Vagnati ripetere che “non c’è fretta” e che “il mercato è lungo”», si lamenta Andrea, a poche ore dalla cessione del brasiliano e ad altrettante dal lancio della nuova campagna abbonamenti. Ben presto finita nel mirino dei tifosi, tanto che su alcune piattaforme la società ha optato per disattivare la possibilità di lasciare un commento a margine dei post che la annunciano. «Sono un abbonato allo stadio da dieci anni, ma questa volta il limite è stato superato: non darò più un euro a questa società, boicottiamo tutti la campagna abbonamenti!», l’appello di Marco, a sostegno di una delle ultime iniziative dei tifosi. Quella volta a lasciare gli spalti del Grande Torino deserti, più di quanto già non lo fossero la scorsa stagione. «Disertiamo lo stadio»: lo dicono in tanti, dal Piemonte alla Sicilia.

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