Un Torino d’assalto: Radonjic deve accendere la luce

Il nuovo acquisto ha convinto nelle amichevoli, ma ora si fa sul serio. Occhio anche a Seck
Un Torino d’assalto: Radonjic deve accendere la luce© LAPRESSE

TORINO - Nel corso degli anni, per scelta o per necessità, la Coppa Italia è divenuta per lo più la vetrina delle seconde linee, almeno fino a quando il tabellone non si allinea alle semifinali e nell'aria inizia a diffondersi il profumo di un trofeo. Il Torino, questa sera all'esordio stagionale nei trentaduesimi di finale contro il Palermo, non farà eccezione a quella che è diventata quasi una regola. E non lo farà per scelta, Juric. Bensì per necessità. Perché l'organico nelle mani del tecnico croato è ampiamente incompleto e, per di più, ammaccato da qualche acciacco di troppo nel corso del precampionato. Così, a una settimana soltanto dall’inizio della Serie A, saranno numerose le seconde linee in campo nella prima uscita al Grande Torino. O meglio: l'undici iniziale sarà infarcito di elementi che, nella testa di Juric, durante l'anno dovranno ricoprire il ruolo di alternative, ma che in questo momento – per necessità, appunto – vantano i galloni dei titolari inamovibili per mancanza di concorrenza. Ma questo è un altro discorso: citofonare Vagnati, a maggior ragione dopo le rassicurazioni di Cairo su imminenti rinforzi.

Radonjic pronto a scalare le gerarchie

Per quanto riguarda il campo, invece, per tanti l'occasione sarà d'oro: per mettersi in mostra fin dalla prima occasione e per scalare le gerarchie. I maggiori motivi d'interesse, in particolare, si annidano sulla trequarti. E, nello specifico, intorno alla figura di Radonjic. Vuoi perché sulla carta rappresenta uno dei profili più estrosi in rosa, di quelli in grado di accendere la luce negli ultimi venti metri, come già lasciato intravedere nelle ultime settimane, soprattutto con la doppietta recapitata in amichevole ai campioni di Turchia del Trabzonspor. E vuoi perché, salvo colpi di scena, sarà l'unico volto nuovo in campo di fronte ai rosanero del tecnico ad interim Di Benedetto. Lazaro, appena sbarcato al Filadelfia, dovrebbe infatti partire dalla panchina, mentre Bayeye a breve potrebbe partire e basta, come suggerito proprio dal successivo innesto dell'austriaco di proprietà dell'Inter. Al fianco di Radonjic, invece, spazio a un altro profilo intrigante come quello di Seck: il ventunenne senegalese ha mostrato qualche colpo interessante da gennaio in poi a Torino, ma i 142' trascorsi in campo rappresentano un'area d'indagine troppo ridotta per trarre conclusioni. Per questo, anche per lui, la partita di questa sera varrà più di una semplice qualifica zione ai sedicesimi di finale, per quanto anche un simile traguardo in casa granata non possa oggi essere sottovalutato: mancare il pass per il turno successivo di fronte a una neopromossa in Serie B, infatti, rischierebbe concretamente di deprimere un ambiente già ben poco radioso, tra continue contestazioni alla proprietà e una campagna abbonamenti al rilento. Conseguenze, queste ultime, anche di un mercato finora ampiamente deficitario.

Il primo Toro senza Belotti

Per chi è e per chi non è arrivato, ma anche per chi è uscito. La squadra di Juric, infatti, si presenta oggi indebolita dagli addii contestuali dei vari Bremer, Mandragora, Pobega, Praet, Brekalo. E Belotti. Ecco: quella di questa sera sarà anche, se non soprattutto, la prima partita del Torino senza il Gallo da sette anni a questa parte. Al suo posto – anche qui per mancanza di alternative, tra un Pellegri acciaccato e un Zaza fuori dal progetto – ci sarà Sanabria, supportato sugli esterni verosimilmente da Singo a destra e Aina a sinistra. In mezzo al campo scelte obbligate con il tandem Lukic-Ricci dal primo minuto, in difesa – di fatto – anche. A preoccupare è soprattutto la lacuna lasciata al centro della linea a tre da Bremer: il brasiliano non è ancora stato sostituito e le sue giovani alternative, Zima e Buongiorno, sono alle prese con rispettivi problemi fisici. Così, in mezzo, dovrebbe agire l’adattato Djidji, con Rodriguez a sinistra e Izzo chiamato a sua volta a stringere i denti a destra, completando il reparto a scudo della porta di cui Berisha è candidato numero uno a difendere i pali. Per un Torino sperimentale, ma solo fino a un certo punto.

 

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