Pecci carica il Toro: "La strada è giusta, Ilkhan acquisto interessante"

Il centrocampista dei granata campioni nel 1976: "È importante costruire dalle fondamenta, il club deve giocare di anticipo. Bene Miranchuk e Ricci, peccato per Mandragora"
Pecci carica il Toro: "La strada è giusta, Ilkhan acquisto interessante"

TORINO - "Maradona e Platini, al giorno d'oggi, mica verrebbero a giocare in Italia". La premessa di Eraldo Pecci è un concentrato di saggezza romagnola, per schiettezza e inconfondibile accento. E rappresenta la base su cui poggiare ogni considerazione di mercato. Perché il calcio rispetto ai tempi in cui calcava lui il rettangolo verde è cambiato in maniera radicale, e di conseguenza anche il modo di intendere le trattative che tengono banco lungo l'estate. Non è più il momento dei fuochi d'artificio e dei colpi ad effetto. Meglio lavorare con attenzione e lungimiranza, per mettere un mattoncino sopra l'altro. L'ex regista di San Giovanni in Marignano, uno scudetto nella personalissima bacheca conquistato proprio con la maglia granata, indica così nel Milan un esempio virtuoso da seguire anche e soprattutto per il Torino. Con le dovute proporzioni, s'intende: nessun passo più lungo della gamba, ma una sana sorsata di realismo. "Oggi è inevitabile costruire dalle fondamenta, con pazienza, per poi aggiungere di anno in anno quegli elementi che possano alzare gradualmente l'asticella – l'analisi di Pecci, 203 presenze con il Torino tra il 1975 e il 1981 e il tricolore con Radice nel 1975/1976 come fiore all'occhiello dell'intera carriera –. I rossoneri mica hanno conquistato la Serie A partendo dal nulla: hanno avuto l'intuizione di prendere i vari Tonali e Kalulu e la serenità di aspettarli. Certo: devi avere la capacità di puntare sui cavalli giusti al momento giusto, ma anche il Torino deve ragionare in quest'ottica".



Eraldo Pecci, a che punto è la base su cui costruire in casa granata?

"La base è buona, come ha certificato l'ultimo campionato. Anche se si è perso qualcosa per strada, tra una cosa e l'altra: un addio come quello di Bremer, alla luce delle cifre che hanno sancito la partenza del brasiliano, è pressoché inevitabile, ma per un elemento come Mandragora sinceramente avrei fatto uno sforzo in più".

Dopo una lunga attesa, il mercato del Torino negli ultimi giorni si è fatto frizzante: Miranchuk e Vlasic, gli ultimi arrivati sulla trequarti, sono profili che la convincono?

"Si tratta di giocatori con grandi colpi, per cui vale certamente la pena di lavorare al fine di inserirli nell'ossatura della squadra. Anche se portano con loro alcuni punti interrogativi: in Italia, come dicevo, non è più il tempo dei clamorosi acquisti a colpo sicuro per nessuno".

Che idea si è fatto del russo, avendolo visto all'opera nelle due annate appena trascorse all'Atalanta?

"Mi ha fatto una buona impressione, come già me l'aveva fatta prima di sbarcare a Bergamo. L'unico dubbio è legato al modesto impiego in campo: magari le motivazioni sono connesse a una fisiologica difficoltà nell'ambientamento, magari sono invece dettate dai differenti ritmi di gioco. Solo che quelli di Gasperini sono molto simili a quelli di Juric".

Ecco, Juric: la sua permanenza in panchina vale quanto un buon acquisto sul mercato?

"Premetto che Ivan mi sta simpatico e lo reputo anche molto bravo, ma il Torino ha bisogno di buoni giocatori prima che di buoni allenatori. Vale per tutte le squadre, dal mio punto di vista. Juric garantisce la sua impronta, certo, ma alla fine si presenta davanti ai microfoni a chiedere gli innesti giusti: come Mourinho, come Ancelotti. L'allenatore davvero bravo è quello che si fa comprare i giocatori bravi. Detto ciò..."

Detto ciò?

"Le sue qualità sono evidenti, a me piaceva già molto il modo di giocare del suo Genoa. E l'ultima stagione di Tudor al Verona ne è l'ulteriore riprova: Ivan all'Hellas aveva lasciato un'ottima base di partenza su cui costruire".

Ha visto le immagini della lite con Vagnati in Austria?

"No comment. Si dice che episodi del genere capitino spesso, soltanto a telecamere spente, ma io non ne avevo mai visti di simili prima. Per me è qualcosa di inaccettabile, poi ogni società reagisce a proprio modo...".



Tornando al mercato, qual è stato l'acquisto più interessante finora in casa granata?

"Dico Ilkhan, tanto per tornare al discorso iniziale. Al di là del giocatore nello specifico, la strada scelta è interessante: per un club come il Torino è necessario puntare sui talenti quando sono molto giovani, perché altrimenti nel giro di un paio di stagioni non li si riesce più a prendere".



A proposito di giovani e di mediana: con l'occhio dell'ex centrocampista, come valuta la crescita di Ricci?

"Interessante, lo ritengo un ottimo elemento per i granata. Oltre alla dimostrazione in persona del fatto che, quando arrivi a giocare intere stagioni in Serie A, poi maturi e sali di livello. Anche per questo non avrei lasciato andare un giocatore già di buona esperienza come Mandragora".

Partiti Bremer e Belotti, il nuovo faro della squadra è ora Lukic?

"Il suo percorso sembra dire questo, ma in campo ne servono tre o quattro di giocatori così. Gli slavi, mediamente e in tutti gli sport, hanno grande talento e poca continuità: ora l'ultimo gradino da scalare, per lui, sarà questo. Meglio prestazioni sempre da 6,5 che una volta da 8 e una da 4".

Abbiamo citato Belotti: c'è rammarico nel non vederlo più in granata?

"Rammarico non lo so, sicuramente non c'è stata fortuna nelle tempistiche. Per anni ha fatto a spallate da solo là davanti, sempre isolato e senza rifornimenti, poi ha salutato nel momento in cui Juric stava iniziando a dare una mentalità più offensiva al gruppo".

Capitolo portiere, invece: il Torino può dormire sonni tranquilli confermando Berisha e Milinkovic-Savic?

"Non c'è aria di cambiamenti e anch'io non perderei tempo a lavorare su quel reparto: soprattutto nelle squadra di metà classifica, secondo me, il portiere non sposta il risultato di una stagione. Ma continuano a piacermi di più quelli che parano rispetto a quelli che impostano: per la definizione stessa del ruolo, le mani sono più importanti dei piedi".

Pronostico secco sulla stagione alle porte?

"Vedo le milanesi avanti, ma occorre aspettare il Mondiale per le previsioni di fine anno. Sarà un campionato strano, in cui l'adattamento a situazioni inedite giocherà un ruolo fondamentale. Oltre al fatto di partire forte fin da subito".

E il Torino?

"Metto un punto interrogativo, come a diversi suoi innesti di mercato: potenziale alto, ma da soppesare alla prova dei fatti. In base al loro rendimento, alla fine, comparirà l’emoticon con il sorriso o quella con il broncio".

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