Buongiorno, il cuore Toro che ha spento Immobile e impressionato pure Sarri

Cresciuto nelle giovanili, è un esempio di talento e serietà. Il tecnico della Lazio: “Tanta roba quel ragazzo”. Juric: “Non ho mai avuto dubbi su di lui”
Buongiorno, il cuore Toro che ha spento Immobile e impressionato pure Sarri© www.imagephotoagency.it

TORINO - Sabato sera ha inghiottito Ciro Immobile. Lui, passato dalla Scuola Calcio del Toro, poi dalla lunga trafila nelle giovanili e infine dai due prestiti con le maglie di Carpi e Trapani, che gli sono serviti per diventare uomo. Alessandro Buongiorno è l’esempio perfetto di una gestione da manuale da parte della società granata e i frutti si vedono in campo: contro la Lazio ha offerto una prestazione superlativa, al suo battesimo in campionato dopo la cessione di Bremer. Al centro della difesa ha preso il comando della squadra, tanto da strappare a Ivan Juric complimenti che pesano tantissimo anche con vista sul futuro: «È molto serio, l’anno scorso è stato penalizzato dai campionati strepitosi di Rodriguez e Bremer. Alessandro lavora e mi piace: è di Torino e ha il cuore Toro, queste sono cose positive. Ha fatto un’ora alla grande, poi ha sofferto un po’, ma non ho mai avuto dubbi su di lui». Persin Maurizio Sarri, una volta entrato in sala stampa, a un cronista si è lasciato scappare un grande elogio a microfoni spenti, nella maniera più spontanea del mondo: «Tanta roba quel ragazzo, mi ha impressionato». Già, perché la prova di Buongiorno è stata ottima. Per la leadership mostrata, per l’aggressività feroce con la quale ha gestito un cliente scomodo come Immobile e anche per come ha saputo impostare l’azione. Anche la fortuna gli ha baciato le gote: un suo errore stava spalancando la strada per il vantaggio a Milinkovic-Savic, fermato da un provvidenziale recupero di Ricci. Ma dopo l'episodio non ha perso lucidità, a dimostrazione di quanto il ragazzo sia equilibrato in qualsiasi circostanza.

La crescita di Buongiorno

Tornando alla gestione, il Toro negli anni ha lavorato molto bene col giocatore. Gli ha fatto assaggiare la prima squadra già Sinisa Mihajlovic nel 2016, si è consolidato in Primavera con Federico Coppitelli e ha esordito coi grandi ad aprile 2018, in Serie A contro il Crotone. Il destino, però, gli ha giocato un bruttissimo scherzo: si fa male alla spalla dopo 5’, con Walter Mazzarri incredulo, e così salta la doppia finale di Coppa Italia Primavera, vinta poi dal Toro contro il Milan. Le tappe intermedie si chiamano Carpi e Trapani, due formazioni con un comune denominatore: Fabrizio Castori. Il tecnico marchigiano crede molto in Buongiorno e gli dà spazio: nonostante entrambe le formazioni retrocedano in Serie C, il classe ’99 è uno dei pochi a strappare consensi.

Il Toro, nel frattempo, non smette di seguirlo con attenzione, di credere fermamente in questo capitale: lo ha svezzato Silvano Benedetti da bambino e lo ha fatto diventare grande l’ex capo del vivaio Massimo Bava, che non lo ha mai perso di vista. Il bivio per la maturazione passa poi dalla gestione Giampaolo, molto coraggioso a gettarlo nella mischia nel periodo più difficile della sua parentesi granata (il sacrificato fu l’esperto Nicolas Nkoulou): a fine 2020 gioca due gare da titolare contro Roma e Napoli, dimostrando di avere la stoffa per rimanere ad alti livelli. Anche Davide Nicola conferma le ottime impressioni del predecessore, ma è Juric che lo imposta per il proprio calcio: ora è un difensore di categoria, che anche di fronte a gente come Immobile non si scompone. Si giocherà il posto con il nuovo arrivato Perr Schuurs, ma la sensazione è che avrà tanto spazio, magari al fianco dell’olandese. Il ragazzo è un professionista impeccabile: mai una parola fuori posto, mai un ritardo, mai un comportamento sopra le righe e sempre un atteggiamento positivo, in qualsiasi contesto. Nello spogliatoio è apprezzato da tutti i compagni: dai più giovani, che vedono in lui un modello da seguire, ma anche dai più esperti, che lo considerano un veterano. Il Toro lo ha saggiamente blindato fino al 2025, lui è fiero di questa fiducia. Sente il granata addosso e d’ora in avanti non potrà che volare, dopo aver preso appunti da Bremer per tanti anni. Anche Sarri, di fronte a lui, si è tolto il cappello. E chissà che a settembre Roberto Mancini, sempre attentissimo alle prestazioni dei giovani italiani, non decida di vedere Buongiorno da vicino.

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