Toro, Radonjic che ha? Dopo la sosta c'è Miranchuk

Un inizio folgorante e poi il serbo si è smarrito: contro il Sassuolo, a parte un colpo di tacco iniziale, non è mai entrato in partita.
Toro, Radonjic che ha? Dopo la sosta c'è Miranchuk© LAPRESSE

TORINO - Da Maradonjic a mister nessuno è un attimo, soprattutto in un calcio che sentenzia nel bene o nel male nel giro di poche settimane. La vera ricerca di Nemanja Radonjic, in questo momento, deve essere una sola: quella dell'equilibrio. Non significa ingabbiare l'immenso talento che la dea bendata gli ha regalato, ma rendere la sua qualità sempre funzionale alla squadra. Fare la differenza con continuità è il passaggio che manca al serbo per diventare un giocatore credibile. Finora, la sua carriera ha parlato chiaro: è una meteora e in quanto tale le sue comparse sono rare, mentre le sparizioni sono frequenti. Il Toro lo può cambiare, ma la gara col Sassuolo rischia nuovamente di farlo piombare nei soliti difetti, nei vizi che non riesce a scrollarsi di dosso. Della notte coi neroverdi rimane un colpo di tacco da urlo nel primo tempo, ma anche un'azione magistralmente condotta in cui porta a spasso la catena di destra del Sassuolo e che fa infiammare tutto lo stadio. Poi, il nulla. Ha un alibi di ferro: giocando accanto a Seck davanti, dunque fuori posizione e con movimenti ad attaccare la profondità che non gli appartengono, si è smarrito. Il progetto di Ivan Juric di piegare così la difesa neroverde è miseramente fallito, con i protagonisti costretti tutti a soccombere di fronte ad un piano gara evidentemente sbagliato, al netto della noia vissuta da Andrea Consigli al Grande Torino.

L’involuzione di Radonjic

Radonjic si perdona, soprattutto dopo il Sassuolo in cui tutti hanno mostrato segni di involuzione, ma anche lui dovrà prendersi le sue responsabilità nel tempo. Non può più essere un giocatore che si accende e si spegne senza una logica, ma l’elemento che permette al Toro di venir fuori dai guai grazie alla sua qualità. Nelle prime uscite la catena di sinistra granata mieteva vittime in ogni partita, adesso le polveri sono bagnate. L’imminente ritorno di Aleksej Miranchuk può aumentare la competitività sulla trequarti: a Radonjic il compito di alzare il livello. Tecnico, tattico, mentale e soprattutto fisico: negli ultimi anni non è mai stato centrale in alcun progetto. Dopo l’addio alla Stella Rossa nel 2018, il fantasista classe ‘96 ha steccato due volte a Marsiglia, con l’Herta Berlino e pure col Benfica. Talento sprecato malamente, fra problemi fisici e una regolarità mai trovata. Juric lo ha accolto a braccia aperte in estate, nonostante Radonjic venisse da anni di buio pesto. Senza pregiudizi, anzi fidandosi delle referenze di Walter Sabatini, che lo portò a Roma da giovanissimo. Così Nemanja ha iniziato a stupire quasi subito: col Palermo in Coppa Italia, poi a Monza e a Cremona in campionato. Gol, assist, giocate che hanno fatto impazzire il popolo granata, ma ora sono tornati d’attualità gli incubi del passato. Non ha inciso contro l’Inter e col Sassuolo ha finito la sua partita camminando, senza quel ritmo forsennato che gli chiede Juric. Deve mettere più intensità, più concentrazione, più cattiveria: senza questi elementi tornerà nel dimenticatoio. Radonjic ha tutto per emergere e può tornare a farlo quando vuole. Il ritorno di Miranchuk sarà uno stimolo in più: in allenamento ci sarà da combattere per una maglia da titolare. La gente sogna di rivedere Maradonjic, senza doversi accontentare di sporadiche magie.

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