Toro, il retroscena: Vagnati-Cairo, prove di rinnovo

Dopo un’estate in giostra e quella rissa con Juric, una nuova normalizzazione dei rapporti. Doveva prolungare già a giugno
Toro, il retroscena: Vagnati-Cairo, prove di rinnovo© LAPRESSE

TORINO - La certezza, come sempre, potremo averla solo quando uscirà un comunicato sul sito del Torino, ça va sans dire: con Cairo è sempre possibile tutto e il contrario di tutto. Intanto, però, i segnali che arrivano sono linearmente indirizzati verso un possibile rinnovo del contratto di Davide Vagnati. Ebbene sì: il direttore tecnico granata che, neanche due mesi fa, era finito nel tritacarne (e Juric con lui) per le immagini della rissa durante il ritiro estivo in Austria. Quel litigio furibondo con Ivan, tra spintoni e insulti variegati, diffusi, finito dopo poche ore sul web in mondovisione: una notte di fine luglio. Nel mondo del mercato il destino di Vagnati, in particolar modo, sembrava segnato, già pensando a settembre: adesso. Anche se Cairo, via whataspp, si sarebbe affrettato a commentare, il giorno dopo: «Si sono chiariti, riappacificati e sono più uniti e in sintonia di prima. Altro non c’è da aggiungere». Il presidente ne avrebbe parlato più avanti, ad agosto inoltrato: «Purtroppo in questo caso la lite è stata ripresa con un telefonino ed è finita in Rete. Però quando hai persone come il nostro allenatore e il nostro direttore sportivo che sono così determinati e focalizzati, sono cose che possono accadere. Adesso si sta lavorando tutti assieme per ultimare la campagna di rafforzamento».

Sempre in sella al suo posto, Vagnati: sempre operativo anche in prima fila, come già ad agosto, nonostante tutto. Agli allenamenti così come alle partite, in tribuna e nelle interviste tv. Al suo posto anche quando già comincia ad allungare gli occhi verso il mercato di gennaio. O deve affrontare questioni d’attualità di ordine quotidiano. Operativo, operativissimo.

Poi, certo, come però può esserlo un dt con Cairo: mai in possesso dell’ultima parola o di un budget certo da gestire autonomamente, con garanzie acquisite per tempo. Nel Torino potrebbe esserci Marotta come Sabatini o Berta, tanto per citare tre dirigenti di grande carisma, fiuto, esperienza e autorevolezza, e poco cambierebbe, in assenza di chissà quali deleghe a operare in libertà. Impossibile, con Cairo. Vagnati, in tal senso, si è sempre calato nella parte: organico alle strategie presidenziali, attento a non saltare schemi e recinti. Con la capacità anche di saper stare al mondo, nel suo mondo nuovo. Cioè il Toro, dopo il crescendo nella Spal dalla Serie D alla A, a parte l’ultima stagione parzialmente vissuta a Ferrara a testa in giù. Sino all’approdo anticipato in granata, con via libera della Lega: maggio ‘20.



Appena un paio di settimane fa, Cairo diceva ancora, con un sorriso ampio: «Quel litigio è servito sicuramente sia a Vagnati sia a Juric. Sono due persone che tengono moltissimo alla loro attività. Hanno avuto un confronto vivace. Io non sono neanche intervenuto, perché non c’era bisogno. La collaborazione tra di loro poi è aumentata molto di più, quindi queste cose possono anche aiutare. Alla fine si è risolto tutto naturalmente». Vero è che Vagnati e Juric, con il tempo necessario, hanno effettivamente ripreso a lavorare assieme in un clima più che civile. A tratti persino sereno. E le buone e confortanti operazioni di agosto han sicuramente rappresentato pure una resurrezione operativa, per Vagnati: vedi i colpi Vlasic, Schuurs e Miranchuk, passando per Lazaro e Ilkhan, fino all’ufo Karamoh (ma se alla fine i soldi erano terminati, la colpa non era del dt). Pure il buon inizio di campionato ha enormemente aiutato: i punti e le vittorie portano sempre a distendere animi e retropensieri, che non sono un arredamento rétro.

E così adesso cominciano a svilupparsi rumour crescenti sul possibile rinnovo di contratto per Vagnati, in scadenza nel 2023 (quello di Juric scadrà nel ‘24). Già tra maggio e giugno se ne parlava, ai piani alti del Torino. Poi è slittato, come purtroppo altre questioni (Lukic il caso limite, foriero non di rose e fiori). Ora sta tornando d’attualità, all’interno di una società che già ha visto nel tempo allargarsi sempre più il marchio di fabbrica del dt. Vedansi le numerose professionalità portate a Torino dopo felici trascorsi insieme nella Spal, dal capo degli osservatori Specchia al responsabile del vivaio, Ludergnani, dal segretario del Torino, Bernardelli, all’allenatore della Primavera, Scurto: solo per citare i ruoli coronati.



Il mercato di gennaio si sta avvicinando e un dt in scadenza non può avere la medesima credibilità e autorevolezza, il medesimo appeal e raggio d’azione di un collega in sella a tutto tondo. Dalla giostra alla normalizzazione, un giro del mondo in 60 giorni. Al di là dei meriti ascrivibili a Vagnati sul mercato e non solo, con Cairo è sempre possibile tutto e il contrario di tutto: e va ridetto. Ma rompere un giocattolo che ora sembra funzionare, e che sino a due partite fa diffondeva pure un entusiasmo contagioso nell’ambiente, sarebbe un errore strategico. Vagnati ha anche molta pazienza: va detto.

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