Intervista al mediatore Gardi. "Toro, anche Klopp voleva Schuurs

“Pareva un’idea irrealizzabile, ma la volontà del giocatore l’ha resa possibile”
Intervista al mediatore Gardi. "Toro, anche Klopp voleva Schuurs© Marco Canoniero

«Mi sembrava matto»: il giudizio, palesemente esasperato ma che suona come un complimento alla coraggiosa intraprendenza, è rivolto da George Gardi a Davide Vagnati. Gardi è un agente di calciatori in forte ascesa: in estate, tra gli altri, ha curato gli interessi di Icardi, Mertens, Torreira e Gervinho e ha svolto un ruolo da protagonista nella trattativa che ha condotto il difensore dall’Ajax al Toro. «La prima volta che il direttore ha manifestato la volontà del Torino di prendere Perr mi sembra fossimo di fronte a qualcosa di impensabile da concretizzare. Nel tempo per prendere il giocatore si erano mossi club del calibro di Tottenham, Liverpool o Psg».

Ci spieghi: come ha fatto il Toro a vincere la concorrenza di società che sono assidue frequentatrici della Champions, e pure ai piani alti? 
 
«Schuurs è arrivato a Torino avendo già una visibilità internazionale, tanto che in molti avevano iniziato a bussare alla porta dell’Ajax. Appunto anche squadre iscritte alla Champions. Overmars, uomo mercato degli olandesi fino a gennaio, aveva rifiutato offerte ben più alte di quella formulata da Cairo e poi accettata (9,5 milioni, più 3,5 di bonus e il 15% sui proventi di una eventuale rivendita, ndr). Il suo piano era di rifiutare ogni proposta per un paio di stagioni, lasciarlo maturare in Olanda e poi venderlo realizzando cifre simili a quelle incassate per De Ligt (operazione da 75 milioni, limitandosi a quanto a suo tempo versato dalla Juve all’Ajax, ndr). Poi Overmars ha lasciato l’Ajax (in seguito al noto scandalo a luci rosse, ndr) e contestualmente Schuurs è sceso nelle gerarchie dietro a Timber e Lisandro Martinez, quest’ultimo poi passato al Manchester. Quando impiegato ha sempre fatto bene, ma la situazione lo ha indotto a chiedere la cessione. Nel momento in cui si è presentato il Toro abbiamo ritenuto fosse l’approdo migliore, per la carriera di Perr». 
 
Per quali ragioni? 
 
«Molteplici. A Torino pensiamo possa crescere più che altrove: il gioco di Juric è propositivo come piace a Schuurs, e il lavoro sulla tattica proposto in Italia e in particolare dal tecnico croato è di assoluto livello. In più quella granata è una realtà ambiziosa, c’è voglia di crescere. E ancora Vagnati lo vuole fortemente da sei mesi. È venuto due volte ad Amsterdam: una prima ad aprile, una seconda a luglio (il 28, il giorno seguente la lite con Juric: in questo secondo appuntamento presentandosi con Emiliano Moretti, ndr). Ha manifestato una convinzione che ha fatto breccia e che si è portata dietro la scelta di Schuurs, a quel punto a sua volta fermo nella decisione di trasferirsi in granata. Cairo e Vagnati hanno realizzato un colpo incredibile: non succede quasi mai, che l’Ajax venda a queste cifre un proprio giocatore». 
 
Si aspetta possa quindi compiere l’ultimo scatto di maturazione, con Juric? 
 
«Assolutamente sì. Anche perché in Olanda era schierato in una difesa a quattro, mentre a Torino può imparare a muoversi in una linea a tre. Per il resto le analogie tra il gioco dell’Ajax e quello di Juric sono tante, quindi è una scelta che va nel segno della continuità. Schuurs è già un calciatore importante, ma verificherete come un’ampia fetta della sua enorme potenzialità sia ancora inespressa». 
 
Ha avuto qualche perplessità, sapendo di dover raccogliere l’eredità di Bremer? 
 
«No, anzi. Schuurs viene da una squadra importante come l’Ajax, giocava davanti a 50 mila persone, in campionato e in Champions, e fa parte del giro della Nazionale. Il confronto con Bremer lo esalta, e personalmente aggiungo che potrà imporsi nel Toro prima di quanto abbia fatto il brasiliano, ai massimi livelli da un anno e mezzo a questa parte. A Bremer sono serviti due anni, per imporsi, Schuurs ci riuscirà in un lasso di tempo inferiore». 


 
Complesso trattare con Cairo e Vagnati? 
 
«L’operazione come vi ho detto è stata lunga, ma leale e in alcuni passaggi anche piacevole. Oltre a Liverpool, Tottenham e Psg pure tre club italiani volevano Schuurs, tuttavia presa una strada siamo andati avanti a percorrerla senza indugi, anche forti di una convinzione: grazie al Toro sono certo che Schuurs possa diventare una colonna della Nazionale olandese. Ora fa parte del giro, ma l’ambizione è di esserne un protagonista». 
 
Le ha confidato se pensa che questo Toro potrà qualificarsi alle Coppe? 
 
«Ci siamo confrontati, certo. Innanzitutto verificando le potenzialità della squadra e, aspetto non secondario, ringraziando per l’accoglienza ricevuta in una bellissima città qual è Torino. Pensiamo che possa essere migliorata la classifica dello scorso campionato, quindi sì, questo Toro deve ambire all’Europa». 
 
L’obiettivo personale, oltre a un posto fisso nell’Olanda? 
 
«Perr vuole diventare uno tra i più forti, nel suo ruolo. Per un olandese non è facile lasciare l’Ajax, anche perché ad Amsterdam lo tenevano in grandissima considerazione: è il classico ragazzo con qualità umane prima che tecniche, e l’aspetto lì è tutt’altro che secondario». 
 
In quale aspetto del gioco, più che in altri, deve migliorare? 
 
«In Olanda si cura più il lato tecnico che quello tattico, mentre in Italia quest’ultimo è fondamentale. Questo è il posto giusto per crescere nella lettura del gioco. Una variabile nella quale, da centrale, può arrivare a fare la differenza anche tenuto conto di un passato da attaccante. Aver giocato da centravanti gli torna utile - adesso che è un difensore centrale - per anticipare i movimenti della punta». 


 
E invece ciò che si può dare per acquisito, in Schuurs? 
 
«Durante le partite è particolarmente concentrato, è molto concreto e rischia poco o nulla. È un calciatore solido, preparato». 
 
La dote caratteriale? 
 
«L’umiltà, preziosa eredità di una famiglia di sportivi: papà Lambert giocava a pallamano, la sorella Demi è tra le migliori doppiste del tennis mondiale». 
 
Quanto è pesata la volontà di Schuurs, nel trasferimento? 
 
«A un certo punto è stata decisiva, perché l’Ajax ha fatto resistenza, ma poi ha deciso di accontentare il giocatore che aveva chiesto la cessione. Senza la precisa intenzione manifestata da Perr l’idea di Vagnati tale sarebbe rimasta. E invece siamo riusciti a dare vita a un’idea che, quando mi è stata prospettata, mi è davvero sembrata ai limiti dell’impossibile. Abbiamo superati suddetti limiti, e adesso Schuurs si gode il Toro, quanto spero che il club e i tifosi si possano godere prestazioni sempre migliori da parte di Perr».

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