Torino, allo studio un ritiro di due settimane a dicembre

Strategia anti-Mondiale: Spagna, Turchia o Emirati. Deciderà Juric
Torino, allo studio un ritiro di due settimane a dicembre© Marco Canoniero

TORINO - Che fare? Se lo chiedono anche nel Toro, mica solo nella Juve o tra i top club italiani. Se lo domandano tutte le società della nostra Serie A, ma anche decine e decine di squadre dei maggiori campionati europei. E, al di là delle decisioni che poi verranno prese, l’aspetto più curioso, forse, riguarda proprio la ragnatela di telefonate, messaggini e mail che in questi giorni si stanno scambiando presidenti, ds, dirigenti, preparatori atletici, allenatori. Continui scambi di opinione, riflessioni, ogni volta declinando gli scenari in base alle proprie necessità. Tenendo conto non solo di come gestire la preparazione atletica e il lavoro durante l’infinita sosta per il Mondiale, ma anche il numero di giocatori che saranno impegnati in Qatar. Juric, per esempio, ne perderà 7, a meno di infortuni o sorprese: il gruppo più numeroso sarà rappresentato dai serbi (Milinkovic-Savic, Lukic e Radonjic), con al seguito Linetty (Polonia), Rodriguez (Svizzera), Seck (Senegal) e Vlasic (Croazia). Aggiunta possibile: Schuurs, se mai venisse chiamato in extremis dall’Olanda. Saranno circa una novantina scarsi i calciatori che lasceranno l’Italia per disputare i Mondiali. Juventus e Milan le squadre più saccheggiate, sulla carta 11 giocatori. Quindi gli 8 convocabili dell’Inter, poi appunto il Torino: che, con la Fiorentina, a oggi è la quarta squadra italiana più direttamente coinvolta dalla competizione in Qatar (con il caso limite del Monza che, sempre sulla carta, potrà risultare l’unica squadra di A senza convocati). Il problema nel problema, infatti, non riguarda solo la gestione del gruppo che guarderà il Mondiale dalla poltrona, ma anche il recupero dei reduci del Qatar. Immaginando la stanchezza che si porteranno dietro, e sempre con la variabile del quando. Ecco, infatti: quando torneranno alla base? Il tutto, facendo anche la tara ai possibili infortuni.



Poi uno pensa: e vabbé, il fondo il Mondiale dura soltanto (soltanto?) dal 20 novembre al 18 dicembre, 28 giorni. Certo, è così. La sosta del campionato, però? Tutto un altro film. Restringendo l’obiettivo al caso del Torino, i granata giocheranno l’ultima partita del ‘22 il 13 novembre a Roma contro i giallorossi. Quella successiva, in casa contro il Verona il 4 gennaio. Significa una forbice di quasi 2 mesi, per la precisione 52 giorni. Quasi il doppio della sosta reale dettata dai Campionati del Mondo. Un problema enorme, mai affrontato prima, per qualunque squadra di club, italiana come europea. Le variabili sul rendimento dei giocatori, prima e dopo, sono innumerevoli. Molti allenatori, non a caso, hanno già sostenuto che, nei fatti, quest’anno si disputeranno due campionati autonomi, con un esito finale sulle montagne russe: una prima parte fino a metà novembre e una seconda nel nuovo anno, con possibili picchi e crolli di rendimento anche molto differenti rispetto a quanto vedremo nelle prossime settimane.
Al Torino ne stanno discutendo già da un po’, anche tra contatti con altri preparatori atletici amici, stimati, di altri club.

Discussioni in corso pure a livello dirigenziale, con lo stesso Cairo che si sta informando sulle varie linee di pensiero. Sul tavolo della società granata vi sono tre possibili mete in particolare, all’insegna di climi più miti, se non caldi nel vero senso della parola: alcune località della Spagna meridionale, gli Emirati Arabi e, in Turchia, l’ampia area di Antalya, zona turistica in auge ormai da parecchi anni e sempre più attiva anche nell’attrarre squadre di calcio e atleti di altre discipline, data la quantità di impianti sportivi presenti. Turchia o non Turchia, ai club vengono offerti pacchetti commerciali, condizioni favorevoli per il richiamo pubblicitario che si portano dietro. Allo studio, nella testa di Juric, un possibile ritiro di un paio di settimane a dicembre, dopo un periodo di vacanza che sarà lasciato una volta che si concluderà il campionato. Il tutto, da intrecciarsi con amichevoli sul posto contro altre squadre lì vicino in ritiro. Oggetto di valutazione anche i vantaggi psicologico/motivazionali: il ritiro all’estero visto anche come un distacco/stacco dalla routine, con una possibile miglior efficacia del lavoro atletico e un approfondimento, diciamo così, dei valori legati all’unità del gruppo, dello stare insieme 24 ore su 24. L’alternativa, post ferie novembrine, è invece già scontata: una permanenza al Filadelfia, con l’organizzazione di cicliche amichevoli ad hoc. Juric, il suo staff, Cairo e Vagnati ne discuteranno prossimamente. All’ordine del giorno, pure valutazioni di natura economica. Pare che l’ultima parola spetti comunque al tecnico. L’incertezza, i dubbi di oggi troveranno una risposta, a tempo debito.

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