Colantuono: "Toro, io voto Buongiorno"

Intervista all’ex tecnico granata: "La strada dei giovani da valorizzare è interessante. E Juric è l’allenatore ideale per portarla avanti"
Colantuono: "Toro, io voto Buongiorno"© www.imagephotoagency.it

TORINO - La strada verso l'Europa è lastricata di ostacoli e di imprevisti. E il Torino di Juric lo sa bene: non appena allungato il collo in direzione di stuzzicanti orizzonti, lo scorso inverno, i granata hanno finito per incespicare, planando così al centro della classifica. Da lì è ripartito il progetto tecnico dell'allenatore di Spalato: dal decimo posto dell'ultimo campionato, frutto di un percorso in cui sono stati raccolti 50 punti. E, da un certo punto di vista, la postazione di partenza è anche invitante. La Fiorentina, per fare un esempio, lo scorso anno si è qualificata per la Conference League ripartendo da un'annata precedente conclusa solamente al tredicesimo posto con 40 punti in cascina. Dieci in meno dei granata, dunque. Nel mezzo, poi, si aggrovigliano naturalmente infinite varianti: gli investimenti, gli infortuni, persino quel centimetro che separa un fortunoso gol da un clamoroso palo.
Ma quello viola è un riferimento cui il Torino dovrebbe guardare da vicino anche secondo Stefano Colantuono, lo scorso anno sulla panchina granata della Salernitana e nella stagione 2009-10 su quella granata dei piemontesi: "La squadra in queste prime settimane mi ha destato una buona impressione. E credo ci sia margine per alzare ancora l'asticella, magari anche con un paio di aggiustamenti in corso d'opera nel mercato di gennaio: a quel punto ci sarebbero tutte le carte in regola per replicare la stagione della Fiorentina dello scorso anno".

Colantuono, cosa la convince maggiormente di questo Torino?

"L'impronta di Juric, allenatore che stimo molto. Ho subito rivisto le classiche prestazioni delle sue creature, in linea anche con la squadra dell'ultimo campionato: c'è sempre grande aggressività, grande attenzione a tenere i ritmi alti".



Buone prove, ma pochi gol: può essere una sintesi efficace di quanto visto finora?

"Questo è il primo Torino senza Belotti e non è banale assorbire un'eredità così importante: i numeri non hanno mai fatto difetto al Gallo nel corso dell'intera esperienza in granata. Ma sono dell'idea che l'attuale rosa abbia le qualità per compensare il suo addio, anche in termini di gol: magari non con un solo giocatore, ma attraverso il collettivo".

Il reparto offensivo è in buone mani con i soli Sanabria e Pellegri?

"Personalmente sono due profili che apprezzo molto. Il paraguaiano è più portato a conversare con la squadra e ad aprire le difese che a segnare a raffica, ma anche quella è una via per assicurare più reti ai compagni che beneficiano del suo lavoro. E anche l'azzurro resta un giocatore importante, per quanto sia ancora del 2001: mettergli sulle spalle tutto il peso dopo l'addio di Belotti sarebbe ingiusto".

Come si arriva, allora, a quel salto di qualità che possa permettere al Torino di guardare oltre un piazzamento a metà classifica?

"Intanto già la graduatoria attuale è positiva: rispecchia il buon lavoro svolto negli ultimi due anni. E, poi, questa stagione così atipica permetterà di riordinare le idee e affinare gli schemi durante la lunga sosta per il Mondiale. Con qualche ritocco a gennaio, se la società lo reputerà necessario, la squadra potrebbe diventare ancor più rognosa per tutti".



A proposito di mercato, la convince la politica di investire a titolo definitivo quasi unicamente su profili giovani o giovanissimi?

"I conti in qualche modo devono tornare, soprattutto in questo momento di grande difficoltà per tutti i club. Se in questi anni il Torino è sempre rimasto a galla, senza fare il passo più lungo della gamba, ci sono dietro indubbi meriti. La strada dei giovani da valorizzare è interessante e, soprattutto, per perseguirla il profilo di Juric è uno dei più azzeccati tra quelli in circolazione".

Restando in argomento: che idea si è fatto della crescita di Buongiorno, canterano e italiano?

"Mi sono fatto l'idea che al movimento servano tanti Buongiorno. Per garantire un ritorno virtuoso ai club, attraverso il lavoro nei vivai, ma anche alla Nazionale, che proprio in questi giorni ci ha regalato una grande soddisfazione dopo la mancata qualificazione al Mondiale. È bello vederlo in campo, ancor di più da capitano".

E dire che il capitano designato a inizio stagione era Lukic...

"Sì, ma la sua è una situazione che bisognerebbe vivere in prima persona per coglierne ogni sfumatura. L'unico che può avere tutti gli elementi è Juric e mi è sembrato molto cauto nell'affrontare il problema, rivolendo con sé il ragazzo il prima possibile".

Nella testa di un allenatore come si ovvia al problema dei troppi gol incassati negli ultimi minuti di partita?

"Sono sicuro che Juric stia lavorando per migliorare questa situazione, ma non saprei nemmeno se parlare di problema vero e proprio. A me è capitato tante volte: prendi alcune reti in avvio e ti dicono che l’approccio è sbagliato, prendi reti nel finale e ti dicono che hai dei cali di tensione. Ma sono più curiosità statistiche che rebus da risolvere: nel calcio gli episodi capitano, a volte con una certa ciclicità".

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