Torino, Paro è più di un vice per Juric

L'allenatore croato salterà l'Empoli per squalifica, in panchina ci andrà Matteo: parole chiare e forte personalità
Torino, Paro è più di un vice per Juric© /Ag. Aldo Liverani Sas

TORINO - È di nuovo il suo momento. L’espulsione di Ivan Juric al Diego Armando Maradona consegna le redini del Toro per la sfida contro l’Empoli a Matteo Paro. Molto più di un vice allenatore, ormai. Il suo ruolo, infatti, si è ulteriormente consolidato in questa stagione. L’assenza forzata di Juric per la polmonite relativa alla prima parte del mese di settembre ha rafforzato la posizione del suo secondo, che ha preso in mano il gruppo non soltanto per i match di Serie A contro Lecce e Inter, ma soprattutto nei giorni di avvicinamento che hanno portato i granata ad affrontare queste due sfide. Paro, tuttavia, non è mai stato un semplice subalterno e al Toro sta mettendo gran parte del proprio bagaglio di conoscenze a servizio della rosa. Il suo sguardo è feroce, le sue parole sono chiare, la sua personalità non è istrionica ma efficace. Matteo è incisivo, Ivan è decisivo. Due aspetti che rendono bene l’idea di un rapporto in grado di funzionare a meraviglia fra un primo allenatore e il suo vice.

Torino, il rapporto speciale tra Juric e Paro

Dalle frasi del post partita contro il Lecce si coglie bene l’importanza di Paro a livello tattico, nello sviluppo del calcio di Juric. Dopo la sfida vinta coi salentini, infatti, descrisse così il lavoro svolto in settimana: «Stiamo lavorando sulla posizione, sulla qualità del passaggio che non è mai così semplice, altrimenti si farebbero tanti gol. Un aspetto che è molto allenato e noi lo stiamo sviluppando». E ancora: «Quando facciamo fatica a spostare la palla velocemente, diamo un po’ di forza agli attaccanti, cosa che dobbiamo saper gestire meglio». La visione di Paro combacia in maniera perfetta col suo background. Un ex mediano, abituato a insistere su concetti tipici di un centrocampista: il senso della posizione, la qualità del passaggio, lo spostamento del pallone coi tempi giusti. Temi ricorrenti del linguaggio “paresco”, spesso complementari con le analisi portate avanti da Juric sul lavoro degli esterni, sulla capacità di certi giocatori di saltare l’uomo, sui duelli che finiscono per sfiancare gli avversari. Se Paro è il gestore della palla, Juric è il creatore di situazioni pericolose. Se Paro rappresenta l’importanza di una manovra fluida e avvolgente, Juric è il figlio calcistico di Gasperini. Con tre parole che risuonano costantemente: intensità, aggressività, fisicità. Contro l’Empoli il Toro dovrà riuscire ad amalgamare le due anime, ma per i giocatori sarà più importante seguire il flusso di Paro: in panchina, quindi a pochi metri di distanza per dare quelle indicazioni chiave che possono servire per vincere la partita. Contro il Lecce ci è riuscito, contro l’Inter no. E probabilmente l’ingresso di Ilkhan nella ripresa, l’uomo che si è perso Brozovic nei minuti di recupero, è più figlio dell’italiano che del croato. Visioni di calcio simili, con qualche sfumatura differente. Dettagli che rendono speciale il rapporto. Se Juric è fuoco, Paro è acqua. Il caos organizzato di Ivan incontra il solido equilibrio di Matteo. Amici prima ancora che professionisti al servizio del Toro. Dal Mantova, in Serie C, hanno dato vita al loro progetto e insieme proseguono senza soste. Con la fame assurda di chi vuole arrivare, di chi alza l’asticella delle aspettative ogni giorno. Domenica tocca a Paro, che con l’Empoli vuole essere padrone del pallone: sarà la chiave per battere i toscani.

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