Rizzitelli: “Toro, un bomber per l’Europa”

Intervista all'ex Rizzi-gol: "Con una punta da doppia cifra i granata potrebbero puntare in alto, ora è invece dura migliorare il 10° posto. Se però Sanabria dovesse impazzire..."

È un legame speciale che trova nutrimento anche a più di 25 anni di distanza, quello tra Ruggiero Rizzitelli e il Toro. Una relazione breve, consumata tra il 1994 e il 1996, ma tale da lasciare un ottimo ricordo alle parti in causa. Rizzi-gol, come spiega, rimane un fidanzato del Torino, come l’ambiente granata continua a guardare con grande affetto al centravanti. Raggiunto telefonicamente con un paio d’ore di ritardo rispetto agli accordi presi: "Cavolo, perdonatemi, ho letto velocemente l’orario, mi sono segnato alle 18 ma adesso che rileggo il messaggio ci eravamo accordati per le 16. A quell’ora stavo giocando a pallone. A footvolley, in verità. Eravamo io e Agostini, Salvetti e Ale Bianchi". Un meraviglioso tuffo negli Anni 80 e 90: il Condor e Rizzitelli, i piedi buoni di Salvetti e l’ala dello scudetto dell’Inter. "Massì, ci piace ancora stare assieme con un pallone tra i piedi", racconta.

Rizzitelli: è proprio quello del bomber il ruolo che manca a questo Toro?

"Ho visto spesso i granata, in questo campionato: giocano bene, ma se a conti fatti non la butti dentro è dura. È palese e spiace verificarlo: a questa squadra manca un centravanti prolifico, uno da 15, 20 reti. Se a Juric fosse stato consegnato un attaccante prolifico questo Toro avrebbe davvero avuto tutte le possibilità di andare in Europa, così invece sarà complesso migliorare il decimo posto. A meno che, come dice Juric stesso, Sanabria non impazzisca e si metta a segnare a raffica. Potrà essere, ma parliamo di un calciatore importante che come viene giustamente sottolineato fa giocare bene i compagni, però non di un autentico bomber. Soltanto a inizio carriera, e nella Liga (con lo Sporting Gijon, ndr), era andato in doppia cifra (11 reti, ndr). E purtroppo, parlando da tifoso, la necessità di trovare soluzioni per andare in gol sta un po’ sbilanciando la squadra. Il Toro non avrebbe preso 11 gol, che per una squadra allenata da Juric sono tanti, se il tecnico non fosse stato costretto ad alzare tanti giocatori per moltiplicare le soluzioni offensive. Chiaro che così facendo ti sbilanci, che qualche schema difensivo salti. Oltretutto, salvo rarissime occasioni, anzi direi esclusa unicamente la gara contro il Sassuolo, i granata giocano bene. Mi chiedo come potrà andare in gol quando le cose non dovessero girare. Questo Toro è divertente, ha una matrice riconoscibile, una proposta chiara, ma gli manca un Belotti. Questo, sia chiaro, riguarda quella granata come ogni altra squadra. Quello del centravanti è un ruolo chiave, sempre. Mi torna alla mente il Mihajlovic di Bologna: chiese a lungo un attaccante finché, dopo tanta attesa, gli venne finalmente consegnato Arnautovic".

E Pellegri: quale destino prefigura, per il giovane attaccante?

"Difficile dirlo perché, anche a causa di una serie di infortuni, si fa fatica a vederlo all’opera per qualche partita di seguito. Resta un giocatore dalle indubbie potenzialità, ma avrebbe bisogno di un minimo di continuità per esprimerle".

Gli attaccanti esterni potranno ovviare alla carenza di reti realizzate dalle punte centrali?

"Se Sanabria mettesse a segno 10 reti, e così facessero i trequartisti allora sì, ma non mi sembra questo il caso".

Non ritiene Vlasic un colpo di mercato?

"Sì, mi piace tantissimo: è forte fisicamente, tecnicamente dotato e sta nella partita, però non mi dà la sensazione di essere spietato sotto porta".

Il giudizio su Miranchuk e Radonjic?

"Bravi, non c’è niente da dire, ma torniamo al punto di partenza. Sanabria, Vlasic, Miranchuk e Radonjic sono giocatori in grado di rendere il Toro bello, ma bello non equivale a prolifico. Contro l’Empoli ho assistito a qualcosa di assurdo: i granata hanno calciato in porta a ripetizione, preso un palo e gli sono stati giustamente tolti due gol per fuorigioco. Poi, guarda caso, è entrato un attaccante, Destro, e l’Empoli si è portato avanti. A quel punto chiaro che al Toro sia venuta un po’ di fretta, la partita si stava mettendo male, buon per i granata che alla fine sia arrivato il gol, fortunoso, di Lukic. Una situazione che porta i tifosi a sognare tale esito, per il derby: una vittoria con autogol...".

A proposito di derby: lei ne ha vinti due da protagonista, nel 1994-95 con una doppietta all’andata e una al ritorno. Mai, in carriera, ha segnato tanto come nel Toro: come se lo spiega?

"Lasciai la Roma a causa di una lite con Mazzone, la classica situazione da: o lui o io. Ebbene, arrivai a Torino triste, pensavo di trovare una piazza tiepida e io a Roma vivevo del calore della gente. Mi sbagliavo di grosso, ero in una città, perché Torino è, o almeno al tempo era una città a netta maggioranza granata, che impazziva per la squadra. Mi sono innamorato, si è creata una simbiosi con la tifoseria e io giocavo con feroce determinazione, ma pure con la leggerezza di chi si sente stimato. Un biennio fantastico, quello di Torino. Dopo, al Bayern, mi dovevo stimolare da solo, lì il calore non esisteva proprio. Sono arrivato in granata pieno di pregiudizi, ne sono venuto via con tanta gratitudine".

Quale invito rivolge ai calciatori granata, in vista del derby?

"Di crederci come ci credono i tifosi. Puoi anche essere una pippa, ma stai sicuro che nel derby il tifoso granata ti sosterrà sempre. Ecco, spero di cuore che i giocatori abbiano la stessa, incrollabile fiducia che ha la tifoseria. Se ti immedesimi nel sentimento popolare, se scendi in campo incarnando lo spirito del tifoso, allora ti scatta qualcosa, allora puoi colmare il divario tecnico, fisico, di classifica. E poi la Juve è in un frangente delicato: pensi, la squadra granata, di poter scrivere un pezzo di storia del club. Anche tra vent’anni potrà essere il Toro che ha battuto la Juve, e che magari ha fatto saltare il tal allenatore o il talaltro dirigente".

Chi ha più da perdere: il Toro o la Juve?

"Non c’è dubbio: la Juve. Il momento attraversato dai bianconeri è delicatissimo".

Per quali ragioni?

"Hanno perso l’occasione di procedere con una rivoluzione. Magari avrebbero perso un anno per assemblare un nuovo gruppo, ma per poi tornare competitivi. La Juve avrebbe dovuto comprendere che un’era è finita, ma così non è stato. Si prenda Di Maria: un fuoriclasse, però non il giocatore che ti garantisce un futuro. Sarebbero serviti giovani affamati, con voglia di emergere. Vero pure che i bianconeri pagano gli infortuni: Pogba e Chiesa sono giocatori chiave, per Allegri".

Chi vince lo scudetto?

"Potrà essere l’anno di una sorpresa. Il Napoli ha venduto pezzi importanti, ma acquisito ottimi calciatori e a prezzi ragionevoli. Occhio anche all’Atalanta: è rodata e non ha le Coppe europee. Poi questo è l’anno del Mondiale a novembre e dicembre: è un campionato del tutto anomalo. A gennaio ripartirà forte chi avrà avuto meno stranieri spremuti dalle gare in Qatar. Attenzione pure alla variabile infortuni, legata al Mondiale".

Vuole salutare i suoi ex tifosi?

"Di cuore e con una speranza: che Tuttosport mi cerchi dopo un successo del Toro nel derby".

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