Juric, manca un passo per entrare nella storia, nei cuori, nei sogni Toro

Dopo i 2 derby vinti dai granata nel 1995, solo un successo nel 2015. Nelle ultime 35 partite contro la Juve i granata hanno ottenuto una sola vittoria e 9 pari
Juric, manca un passo per entrare nella storia, nei cuori, nei sogni Toro© LAPRESSE

Prendiamola bassa: se le nostre nonne avessero le ruote, e quindi se mai il Toro battesse la Juve, domani lo stadio Grande Torino diventerebbe uno stadio di nuovo grande. E quei bambini del Toro che per la prima volta saranno sugli spalti a vedere il loro primo derby dal vivo si sentirebbero felici come felici non sono stati mai, a guardare ‘sta benedetta maledetta partita. La pensiamo, lo ammettiamo, come la pensava Boniperti: si soffre sempre troppo, ai derby. Lui pativa perché il Toro degli Anni 70 era un Toro da paura e spesso e volentieri la zebra degli Agnelli finiva allo spiedo. Oggi che la zebra ormai da tanti anni non c’è più, c’è solo una Juve che vince quasi sempre, se no pareggia al 90’ per far più male al Toro. 

Allegri con la Juve ha vinto 5 scudetti, 2 Supercoppe italiane e 4 Coppe Italia, ma per i tifosi del Torino è entrato nella storia anche il 26 aprile di 7 anni fa. Perché diventò l’unico allenatore bianconero ad aver perso un derby dai tempi del Lippi targato 1995: due volte nella stessa stagione contro Nedone Sonetti, da non crederci. Si era nella comunque infausta epoca Calleri, cui avrebbe fatto seguito la discesa con Vidulich e i genovesi, per tramontare nel tempo con Cimminelli, sino a risorgere con i lodisti e avere un futuro a mollo con la linea di galleggiamento di Cairo, un pelo sopra il livello dell’acqua: con qualche balzo tipo Bilbao, ma anche vagonate di liquido ingurgitato come olio di ricino. La retrocessione, gli anni in B, le promesse non mantenute, il solito Toro né carne né pesce che viene regolarmente smontato a ogni estate, tranne le eccezioni che confermano la regola. 

Non poteva che perdere quasi sempre e non vincere praticamente mai un Torino così, contro l’astronave bianconera sempre più ricca e sempre più distante negli spazi siderali, col suo serbatoio sempre pieno di campioni. Siccome poi il Toro ha perso anche enormi tratti distintivi della sua identità secolare (l’azzeramento del fallimento del 2005, la società sempre scheletrica e priva di grandi punti di riferimento del passato, le rose troppo spesso modeste e/o da rimodellare quasi ogni anno, il distacco progressivo dai valori dei tifosi), i derby questo Torino li ha persi quasi sempre persino prima di entrare in campo. E molto più (numericamente, materialmente e spiritualmente) di quelli che avrebbe potuto perdere in condizioni almeno paranormali (Camolese, al tempo del 3 a 3 e del rigore di Salas sulla Luna).

D’altra parte neanche tanti anni fa abbiamo persino dovuto vedere i giocatori granata ridere in campo, subito dopo aver perso 4 a 0 contro la Juve ed essere stati eliminati dalla Coppa Italia: glielo ha mai raccontato Cairo, a Juric? Ecco, con Ivan qualcosa di diverso si è visto, si vede e si può sperare, si sussurra nel cuore sulla sponda granata. Perché ha dato un gioco, un’identità, personalità e spirito garibaldino. E ora, incredibile a dirsi, gli tocca il derby in condizioni ambientali diametralmente opposte a quelle di Allegri: pazzesco. Se il Torino vincesse, Juric entrerebbe fino in fondo nei cuori dei tifosi, persino nella storia granata degli ultimi 30 anni e pure nei sogni di questa squadra che a gennaio vorrebbe essere ancora lì agganciata al treno in classifica, per poter sognare qualcosa. Ma se le nonne avessero le ruote.  

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