Toro stanco e senza anima: così non si va da nessuna parte!

La sconfitta in casa con lo Spezia (rigore di Nzola) riporta i granata a terra dopo l'exploit di Milano: ma la ripresa del campionato è deludentissima. Servono rinforzi

TORINO - Come, in un batter d’ali, annullare l’entusiasmo scatenato dal passaggio ai quarti di finale di Coppa Italia grazie al successo di Milano: Toro battuto in casa dallo Spezia senza quasi mai calciare verso Dragowski in maniera convincente. Dopo tre partite, in casa contro Verona, Spezia e a Salerno che dovevano portare in dote nove punti, il conto resta a due. Una delusione totale. Juric mette in campo la formazione che alla vigilia si poteva ritenere migliore, ma impiega troppo tempo a capire che alcuni interpreti sono fuori partita e andrebbero sostituiti. E pure nella scelta degli uomini da inserire a partita in corso, il croato questa volta non convince affatto.

Torino, le fonti bloccate

Granata molto deludenti per responsabilità proprie, ma anche a causa dell’impostazione tattica proposta da Gotti che imbriglia lo sviluppo della manovra del Torino. Incapace per tutto il primo tempo di impensierire Dragowski: né un tiro nello specchio della porta, né uno al di fuori di essa. Zero pericoli e nemmeno il rimpianto per qualche azione che si sarebbe potuta rifinire o finalizzare meglio. Merito anche della linea difensiva spezzina formata da Amian, Caldara e Nikolaou cui si aggiungono i ripiegamenti a destra di Holm e a sinistra di Reca. Utilissimi, questi ultimi, per chiudere ogni spazio a Miranchuk e Vlasic. Cioè le teoriche fonti del gioco offensivo granata.

Torino, un Djidji di rigore

E così un Toro reduce dalla trasferta di Salerno - nella quale le occasioni soprattutto ma non solo nella frazione iniziale erano fioccate - e dall’impresa realizzata in Coppa a Milano - in inferiorità numerica e grazie alla fuga per la vittoria della coppia Bayeye-Adopo - si presenta al cospetto dello Spezia senza riuscire a pungerlo. L’iniziativa è tutta ospite: Milinkovic fino all’intervallo non compie grandi parate, però è impegnato due volte dall’ottimo Holm (al 23’ e al 44’) e da Agudelo al 34’. A infilzarlo, su rigore giustamente concesso per fallo di mano di Djidji su tiro di Reca, è l’obiettivo del mercato estivo granata Nzola. Con la rete al Toro salito a 9 reti in 18 partite (esattamente una ogni due gare disputate). E il Toro? Miranchuk al netto della marcatura asfissiante degli avversari non azzecca un passaggio, e nessun aiuto arriva pure da Singo a destra e Vojvoda a sinistra. Due prove costellate da errori in serie, e neanche generosa come (almeno) capita spesso, ai due esterni. Si salvano Schuurs, che al centro della difesa è solido (ma l’olandese esce dopo 45’), e per parte della gara Ricci che il suo nella circolazione di palla e nel muoversi per riceverla lo fa. Peccato che dopo un’ora di gioco anche il centrocampista crolli fisicamente. Lukic si nasconde, Sanabria è chiuso nella morsa dei tre centrali tenuti stretti da Gotti. Del Toro nella frazione iniziale rimane il gol annullato a Vlasic per fuorigioco di Sanabria (al momento de passaggio di Singo), cioè, appunto, niente.

Juric, i cambi della discordia

La ripresa si apre con due cambi: Schuurs, in condizioni fisiche non perfette, viene sostituito da Rodriguez con Buongiorno che slitta al centro, mentre Lukic è vittima di un affaticamento muscolare e lascia il posto a Linetty. La scossa dura però cinque minuti di numero: al 1’ un’azione insistita dei granata porta al tiro Vlasic, Singo e Linetty (prima para Dragowski, poi le deviazioni sono di Reca e Ampadu), al 5’ ancora il portiere polacco mura Miranchuk. Un fuoco di paglia: lo Spezia torna velocemente in controllo delle operazioni, e dopo il tiro centrale di Ampadu (12’) al 21’ coglie la traversa con Gyasi (dopo un’uscita sbagliata di Milinkovic con palla che arriva a Nzola, autore dell’assist per il compagno di reparto). Mentre dalla Maratona si levano cori contro Cairo, il tecnico granata chiama, in netto ritardo considerato l’andamento della gara, altri due cambi: assieme a un impalpabile Miranchuk esce pure un Sanabria mai assistito a dovere: entrano Radonjic e Karamoh. Seck, in buone condizioni psicofisiche dopo la prova di San Siro, ha a disposizione soltanto gli ultimi dieci minuti (dà il cambio al 36’ st a Singo, ancora una volta molto deludente). Un tardivo rimescolare gli uomini - ma come sempre non l’impianto tattico di base - che produce un’occasione e mezza: al 34’ Karamoh mette a lato di testa, poi la chance buona capita a Djidji al 48’: angolo di Rodriguez, stacco del centrale e parata plastica di Dragowski. Finisce qui, con lo Spezia lanciato verso la salvezza e il Toro, alla fine fischiato da parte del pubblico, che in campionato rischia alla fine del girone d’andata di non avere più obiettivi. Come troppo spesso succede.

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