Torino, gli autogol di Cairo, di Juric e dei tifosi

Torino, gli autogol di Cairo, di Juric e dei tifosi© /Agenzia Aldo Liverani Sas

Al netto del fatto che tiene abbastanza ragione – perché il livello tecnico dell’organico granata è sopravvalutato, complici le capacità dell’allenatore di far sembrare molti elementi migliori di quello che sono, o che prima di lui avevano dimostrato – forse Ivan Juric farebbe meglio a smetterla di dire prima e dopo ogni partita (soprattutto prima) che gli avversari sono sempre più forti, più bravi, più strutturati, più dotati. Intanto, perché la realtà è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di farla diventare una litania (peraltro i complimenti al riguardo gli sono sempre arrivati puntuali, almeno qui). Poi, soprattutto, perché a furia di sentirsi dire che sono più scarsi degli altri, e che - sottinteso – se fanno bene è perché vanno oltre i loro limiti grazie a meriti altrui, i giocatori del Toro finiscono per crederci davvero, adeguandosi in gruppo nel rendimento (vedi la pena di ieri), o magari anche solo si fanno passare la voglia di dare quel qualcosa in più per chi li considera inadeguati al suo progetto di gioco e alle sue ambizioni.

Uno spettacolo di bassa lega

Infine, perché magari i tifosi si stufano anche di sentire Juric a ogni conferenza fare l’elogio del Verona, o del Sassuolo, o della Salernitana, o del Bologna, o adesso dello Spezia. Ah, i tifosi. Hanno avuto ragione quelli che si sono irritati per la brutta figura del tecnico sull’apertura-non apertura del Filadelfia (quella della società è conclamata e cronica). Hanno invece avuto torto – o quantomeno da quella parte passano, calcisticamente o comunque sentimentalmente parlando - quelli che non si sono presentati allo stadio (anche questa è una carenza conclamata e cronica), malgrado le esortazioni di Juric e l’effetto traino che l’impresa di San Siro in Coppa Italia avrebbe dovuto provocare in una tifoseria “normale”. Hanno avuto torto non già per essersi persi dal vivo uno spettacolo di bassa lega (poraccio Kevin Spacey, ospite in tribuna: altro che Granata Beauty, s’è ritrovato nei Soliti Sospetti) quanto per non aver provato, con il proprio incitamento e il proprio calore, a trascinare la squadra oltre il poco che stavolta aveva dentro; a disegnare una realtà di passione meno virtuale e di partecipazione più concreta, insomma; e magari a porre le basi di un risultato diverso. Com’è, anzi com’era già la storia del dodicesimo uomo? Quello che una volta spingeva a vincere i derby, a compiere rimonte impensabili stando ai meri valori in campo?

La passione... sui social

Il fatto è che la tifoseria del Torino Fc non è più una tifoseria “normale”, come del resto non è normale la società da cui non si sente più da tempo rappresentata. In realtà un po’ “diversa” la tifoseria del Toro lo è sempre stata, ma prima di Cairo per ragioni e con modalità ben diverse. Ormai la grande passione granata è sbandierata soprattutto a parole; ma sui social, non sugli spalti. Parole tipo quelle di Cairo, la causa di una disaffezione ormai radicata ma in questo caso anche l’alibi per chi – come tifoso, a livello di partecipazione fisica ed emotiva – non riesce più a reggere il confronto con altre piazze dove, a prescindere dai risultati e dalle crisi più o meno contingenti, la squadra amata sulle gradinate fa sempre il pieno d’affetto. In compenso Cairo, ieri, da chi alla partita c’è andato ha fatto il pieno di cori di contestazione piuttosto abrasivi, rumorosi e nitidi come non si udivano da un pezzo. “(epiteto a scelta), compra qualcuno!”.

Chi arriverà dal mercato?

Segno che arrivare a metà gennaio senza aver preso mezzo rinforzo – per un organico tecnicamente, fisicamente e ora pure numericamente limitato dagli infortuni - non è stato proprio il modo migliore per supportare con i fatti le parole di apprezzamento per Juric e i buoni propositi (non fondati sulle basi solide che meriterebbero) di fargli rinnovare il contratto per costruire davvero e finalmente qualcosa che abbia un senso. Che possa garantire un po’ più di un exploit una tantum, senza mai un minimo di continuità godereccia, e restituire ai tifosi il diritto a sogni adesso così mostruosamente proibiti. Adesso sembra in arrivo Ilic; e forse Hien; e forse Shomurodov o lo stesso giustiziere Nzola. Potrebbe non essere troppo tardi, ma di sicuro è già tardi. Al di là della perenne sensazione di rattoppo, di improvvisazione, di urgenza e mai di scelta. Meglio di niente. Abbastanza, però, è un’altra cosa.

Dai Juric, anche tu...

A meno che davvero non si voglia dare a un 10° posto il valore di uno scudetto. Certo questa brutta versione di Juric, come organizzatore di gioco e gestore di risorse, a ‘sto giro non ha aiutato. Anzi - con 2 miseri punti in 3 partite buone per farne 9 - s’è messo nella condizione di gestire con maggior cautela i prossimi, eventuali appelli a riempire il Grande Torino. Perché se è vero che in un certo senso gli assenti hanno sempre torto, i presenti potrebbero legittimamente dire: ma cosa ci hai/avete fatto vedere? “Volevo sfruttare l’energia positiva di mercoledì sera”, ha detto il croato in un dopogara pregno d’imbarazzi. E la sfrutti senza far giocare manco un minuto ai due ragazzi che con le loro gambe fresche e la loro faccia tosta ti hanno fatto battere il Milan? Forse per reiterare la rivendicazione di non avere rimpiazzi all’altezza? La gente aspettava soltanto di vedere Adopo e Bayeye: già avevano i coretti pronti, ben diversi da quelli per Cairo. E riproponi la stessa squadra, per tre quarti spompa sotto il livello di guardia, senza nemmeno studiare una variazione tattica (per dire: un trequartista onde ovviare al tram preso sulle fasce e in mediana) tale da incrinare la spavalderia via via crescente dello Spezia, non esattamente lo squadrone dipinto in vigilia? E non trovi mezzo sostituto più redditizio del sostituito? Dai Juric: anche tu, porca miseria.

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