Juric a casa sua: ama l'Italia e la Serie A, un bene per il Torino

Emblematico il caso Nottingham: l’ha cercato invano. L’estero resta sullo sfondo Bergamo-Firenze: piste chiuse, a oggi. Ma Ivan avvisa Cairo: "Basta smontare!"
All. JURIC 6.5 
Ha cambiato il giusto senza lasciar trascorrere troppo tempo. Decisionismo premiato. Ai punti, ha stravinto lui sull’Empoli.© Getty Images

TORINO - C’era chi 120 anni fa scriveva “Che fare?” e chi oggi si chiede che farà questo benedett’uomo di Juric. Senza mescolare le mele con le pere, ha appena detto Cairo: «Il rinnovo è pronto e noi saremmo felici di prolungare: quando vorrà, Ivan me lo dirà». Comunque. «Comunque ha ancora un anno e mezzo di contratto», specificava sempre Cairo, l’altro giorno. Ma non ci toglieremo dalla testa una postilla: dietro alla proposta di prolungare il legame si dipana anche il desiderio di chiudere la partita per un bel po’. Esiste e persiste un rovello dispettoso, in un angolo della mente presidenziale: non è che a fine campionato Juric farà anche con noi quanto già fece a Verona, quando disse sì a me e pretese da Setti la rescissione? Per crollo del desiderio in gialloblù e contemporanea ambiziosa ansia da prestazione in granata. I 2 milioni netti a stagione messi sul tavolo da Cairo furono persino superati dall’ultima offerta disperata del Verona: non era una questione di soldi, insomma. C’è più di un vantaggio in partenza, per il Torino. Primo: Ivan non è mai arrivato così in alto in A (settimo, ora, con vista sui possibili preliminari di Conference). Secondo: «Mai in carriera mi sono così legato a un gruppo di ragazzi come adesso». Terzo: Juric del Toro è il vero motore primo, anche se l’ultima parola su quasi tutto spetta a Cairo. Quarto, il piedistallo di Ivan: «In un anno e mezzo abbiamo realizzato tutti insieme un lavoro magnifico, fantastico». Quinto: lo stesso ingaggio del suo pupillo Ilic per ben 16 milioni è stato sviluppato d’intesa, con palesi prospettive sul lungo periodo. E la corsa affannata di Vagnati a tamponare i buchi l’ultimo giorno di mercato con Gravillon e Vieira accompagna la riflessione. Però Ivan è stato molto chiaro con Cairo, nell’ultimo summit fiume: «Basta smontare!».

Juric e il legame con l’Italia

Basta dover ricominciare daccapo, in estate, dopo aver perso 5 o 6 titolari come un anno fa (Bremer, Praet, Mandragora, Belotti, Brekalo, Pobega). Sì ai riscatti di Miranchuk, Vlasic, potendo anche di Lazaro. Sì anche ai rinnovi dei migliori in scadenza a giugno, in testa Aina, di nuovo straelogiato da Ivan 4 giorni fa. Sesto: Ivan si nutre di passioni da Toro e i quattro quinti dei tifosi lo adorano. Il punto settimo, poi, è ben più ampio, quasi esistenziale. E va ascritto al suo fortissimo legame con l’Italia. Ogni tanto gli capita di criticare certi tipici atteggiamenti italici, ma dopo l’approdo da noi 22 anni fa Ivan si sente un vero croato-italiano, con un pezzo grosso così di cuore a Genova. E non uno straniero ospitato. In quasi un quarto di secolo tra Crotone, Genoa (da giocatore e da allenatore), Inter, Palermo, Mantova, Verona e Torino, ha assorbito molto della nostra mentalità, del nostro modo di essere e di vivere. Calcisticamente, poi, si è affermato in Italia: come tecnico, addirittura in un regime di esclusività. Ama la Serie A, la conosce a menadito (così come l’ampio sottobosco di agenti e intermediari), qui è cresciuto ed è arrivato a togliersi soddisfazioni sempre migliori. Per non dire della famiglia, radicatasi come lui, se non di più: la moglie Irena e le figlie Lucia e Carla, ormai grandi, che però studiano ancora in Italia.

Il futuro di Juric

A fine autunno lo aveva cercato il Nottingham Forest (ora 13°) di quell’irascibile padre-padrone che è il greco Evangelos Marinakis, proprietario anche dell’Olympiakos. Tanti soldi, però non può fare per Ivan. Né lo ha elettrostimolato il Southampton, ultimo in Premier. O il Wolfsburg, 7° in Bundesliga, che non offre chissà che panorami calcistici. Ben più che in Germania o in Francia, immagineremmo piuttosto Juric tornare in Spagna, dove era stato da giocatore prima dell’Italia: per via delle comunanze sociali e sportive. Ma pochi club della Liga potrebbero offrirgli assai più di 2 milioni a stagione. Un po’ come le società tedesche. E, a maggior ragione, francesi. In Premier, invece, i soldi corrono, imparagonabili. Però per un insieme di motivi non si registrano corteggiamenti di formazioni dal 10° posto in su. Lasciare l’Italia per un mondo nuovo sarebbe anche un rischio, per Ivan. E qui da noi, sempre per varie ragioni, oggi potrebbero essere interessate a lui non le big, ma l’Atalanta, la Fiorentina (che già l’aveva cercato prima del blitz cairota): però Gasperini e Italiano hanno contratti lunghi, ugualmente costosi se non di più (Gasp). E non sono in bilico. Cairo, tuttavia, non potrà permettersi di speculare troppo: è chiamato a fare il suo, per il mantenimento e il rafforzamento della rosa. E a farlo sempre meglio.

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