Torino, lo stadio ha bisogno di un restyling: il modello è il Betis

Nelle linee guida della confederazione europea viene indicato quello della seconda squadra di Siviglia come esempio di un impianto sostenibile e dal forte potenziale economico
Torino, lo stadio ha bisogno di un restyling: il modello è il Betis© LAPRESSE

TORINO - Il tema stadio è vivo. Ed è un’esigenza che riguarda tantissimi club italiani, fra cui il Toro. In questi giorni è tornato a infittirsi il dialogo fra il presidente Urbano Cairo e l’amministrazione cittadina. Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, stanno affrontando la questione della gestione del Grande Torino. Perché il Toro, passando da ospite a padrone di casa, avrebbe la possibilità di controllare in maniera profittevole gli affari che ruotano attorno a un impianto totalmente da rinnovare. Juventus, Atalanta, Udinese e Frosinone hanno inaugurato, in Italia, una strada che prima o dopo dovranno percorrere tutti. Toro compreso. L’Uefa osserva ed è vigile. Dando consulenza sotto ogni punto di vista: la sostenibilità del progetto è il perno su cui si basa una nuova costruzione o un eventuale rinnovamento. A Torino l’impianto c’è già, quindi si tratterebbe di ripensarlo, visto che a poco più di 17 anni dall’inaugurazione per le Olimpiadi lo stadio è ben lontano dall’essere al passo coi tempi. Impossibile basarsi sul modello inglese: Wembley fonde storia e innovazione, ma è un tempio nazionale a cui forse potrà ispirarsi l’Olimpico di Roma un giorno. Il nuovo White Hart Lane del Tottenham è un’astronave, concepita con costi di gestione inimmaginabili per una città come Torino. Per non parlare dell’Emirates Stadium o del City of Manchester: pensare uno stadio così per il Toro sarebbe una follia. Tuttavia, l’Uefa sta applaudendo l’esempio virtuoso del Betis, in Spagna. Siviglia è una città assimilabile a Torino, con due squadre storiche e con una forte vocazione calcistica. Il Ramón Sánchez-Pizjuán è la tana del Siviglia e vive di vita propria. In compenso, il Betis ha messo in atto il piano di rinnovamento dello stadio Benito Villamarín. Un vero e proprio catino infuocato quando i biancoverdi giocano in casa, con 60.000 e un appassionato seguito di tifosi.

Il modello Betis

A dicembre, infatti, il club andaluso ha annunciato una restyling che inizierà nel 2024 e durerà circa due anni. Verrà risistemata la tribuna, sarà chiuso un anello e al contempo posta una copertura disegnata dall’architetto Antonio González Cordón. In una zona adiacente allo stadio verrà comprato un terreno, che servirà per sviluppare le attività commerciali che ruoteranno attorno al Betis. I lavori che riguardano il Benito Villamarín saranno finanziati, con un prestito da 96 milioni di euro, pagabile in 50 anni. Il vicepresidente José Miguel López Catalán, in una conferenza stampa tenuta di recente, ha spiegato: «Gli studi che abbiamo portato avanti ci hanno permesso di stimare le future entrate: parliamo di circa 15-20 milioni di utili in più ogni anno». Perché l’idea dello stadio va necessariamente oltre il calcio e l’evento singolo del match: il Betis sogna una casa attraente per i propri tifosi, ma anche per i turisti di Siviglia. Un luogo architettonicamente magico e un impianto tecnologico all’ennesima potenza, per far vivere quotidianamente il complesso. Come spiegato dal presidente Ángel Haro: «Non è il proseguimento del progetto del 1982, ma uno stadio nuovo, pronto per il mondo di oggi e di domani. I finanziamenti e i futuri introiti ci consentiranno di pagarlo». Il Betis, così, si prepara a diventare un club da 150 milioni l’anno di fatturato. Con un palmarès meno nobile del Toro e una storia nobile, ma neanche lontanamente avvicinabile a quella granata. Al Toro il compito di prendere spunto, se Cairo dovesse decidere di gestire il Grande Torino da padrone di casa.

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