Toro-Napoli: storia di un duello che non c'è mai stato

E non è "colpa" solo della capolista: al di là del 4-0 per gli azzurri e di un'abissale differenza di valori, cosa ha raccontato una partita mai esistita. Tempo di riflessioni per Juric

TORINO - L’ennesima stratosferica prestazione del Napoli (23 vittorie in 27 giornate di campionato, 30 in 35 partite compresa la Champions League) fa a pezzi un Torino che, come all’andata, non è mai stato in grado di opporsi alla forza suprema della squadra di Spalletti. Al Maradona era finita 3-1, ma i giochi erano fatti dopo neppure 12 minuti per la doppietta di Anguissa. Stavolta sono stati necessari 35 minuti perché la capolista spegnesse ogni speranza granata, per la rete di Osimhen e il rigore di Kvaratskhelia. Tra i due gol il Toro non è nemmeno dispiaciuto - due interventi di Meret, un palo di Sanabria - però le solite disattenzioni sono risultate fatali e hanno indirizzato la partita verso l’inevitabile destino, completato nella ripresa dallo stesso Osimhen e da Ndombele per il 4-0 finale. In attesa del derby di Roma e di Inter-Juventus, il Napoli si ritrova con 21 punti di vantaggio sulla seconda: di cosa stiamo parlando?

Senza storia

Il Toro è stato sopraffatto in primo luogo a centrocampo, dove la forza e la qualità del trio di Spalletti - formato da Anguissa, Lobotka e Zielinski - non ha concesso il minimo spazio a Ricci e Linetty (preferito a Ilic), ma la verità è che ogni duello personale è stato perso perché la differenza tra le due formazioni è abissale. Lo sapevamo prima della partita e ne abbiamo avuto conferma per tutti i novanta minuti. Certo, non era questa la gara che poteva dare un senso alla stagione del Toro, che resta lì in corsa per l’Europa anche se ora davanti c’è pure l’Udinese. Però perdere in questo modo - attenzione: non con questo risultato, ma in questo modo - non può essere accettabile neppure contro una delle più forti squadre d’Europa.

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