Il Torino contro Belotti: tifosi divisi tra applausi e sonori fischi

Mourinho è intenzionato a schierare l’azzurro da titolare nell’attacco della Roma: all’andata il rigore della discordia strappato a Dybala
Il Torino contro Belotti: tifosi divisi tra applausi e sonori fischi© LAPRESSE

TORINO - Cento gol in sette campionati di Serie A: tripla cifra complessiva per un attaccante che, con il Torino, in una sola stagione su sette non ne ha segnati almeno 10. Con il 2016-17 quale annata di grazia: 26 reti in 35 partite di campionato, per Andrea Belotti. In quell’estate del 2017, con il compianto Mihajlovic in panchina, sulla testa del Gallo gravitavano offerte importanti, oltretutto provenienti da quel Milan per il quale da ragazzo l’attuale centravanti della Roma faceva il tifo. È stata una parentesi importante, quella di Belotti con il Toro (e viceversa). L’attaccante in granata ha vissuto da riferimento di un club e di una tifoseria, alimentando a fior di gol l’appeal in azzurro. Fino alla soddisfazione di alzare il trofeo assegnato alla squadra campione d’Europa. Che è l’Italia, dopo il successo ai rigori di Wembley datato 11 luglio 2021. Non ha fatto parte di un Toro vincente, il Gallo che della società di Cairo, dal 2005 in avanti, è stato comunque il miglior elemento. Il più prolifico, quello arrivato a costare più degli altri - a un certo punto per prenderlo dall’estero sarebbero serviti i 100 milioni fissati quale clausola rescissoria -, il più amato dalla tifoseria. Non era facile incrinare il rapporto, ma un saluto frettoloso nel corso dell’estate passata, sommato al rigore sottratto a Dybala e fallito nella gara d’andata contro il Toro (1-1), sono riusciti a sporcarlo. Tanto che sui social la tifoseria è divisa, tra quanti lo fischieranno e quanti, invece, rivolgeranno un applauso all’ex capitano granata (la tendenza è più verso i fischi).

Belotti e il rigore dell’andata

Resta il fatto che Belotti avrebbe potuto evitare di impuntarsi per battere il calcio di rigore, nella prova d’andata. E questo al netto del legittimo desiderio di sbloccarsi. Difficile, per un attaccante che nelle precedenti sei annate aveva avuto un trend stellare (12, 26, 10, 15, 16, 13 e 8 reti, in A), non trovare il gol, ma inopportuno appropriarsi a tutti i costi di quel pallone per calciare dagli undici metri, contro una squadra di cui era stato fiero capitano. Un gesto che ai più non è piaciuto, e che trasformerà tanti applausi in fischi, anche alla luce del gelido saluto che aveva preceduto l’episodio. Anche su questo fronte è stata legittima la scelta del Gallo di non rinnovare con il Toro - non condividendo più i programmi societari - però sette anni di condivisioni avrebbero dovuto portare a un congedo più sentito, in linea con un rapporto di stima reciproca. E invece si ricordano parole più calde, nel messaggio di saluto a Torino e ai tifosi granata, da parte della moglie Giorgia Duro che non da Belotti.

La stagione di Belotti

Il quale proprio contro la Roma, il 20 maggio scorso, aveva disputato l’ultima partita con la maglia granata indosso. Avevano vinto i giallorossi, con doppietta di Abraham (un gol su rigore) e altra rete dagli undici metri di Pellegrini. Belotti era rimasto in campo quasi 70 minuti, per poi cedere il posto a Pellegri. L’inglese se lo è ritrovato a Roma: quella di Abraham non è stata fin qui una stagione prolifica - appena 6 le reti, in campionato - ma è comunque l’ex del Chelsea il centravanti di riferimento della squadra di Mourinho. Oggi però dovrebbe toccare a Belotti, dall’inizio. Una chance per rimettersi a caccia di quel gol che mai ha trovato, in questa A. Con il Toro erano stati 100, ai quali aggiungere i 7 in Coppa Italia e i 6 in altrettante partite dei preliminari di Europa League. Tanti, fin troppi per una squadra che oltre alle sei sfide contro Debrecen, Shakhter Soligorsk e Wolverhampton in campo internazionale non è andata, con Belotti al centro dell’attacco. Poco, per pensare che ai sette anni ne sarebbero potuti seguire altri. Comprensibile la separazione, al netto di saluti asfittici e palloni strappati ai compagni.

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