Massimo Bava e il progetto seconda squadra: "Torino, fai come la Juventus"

La rivelazione dell'exresponsabile del settore giovanile: "Cairo e io volevamo allestirla nel 2018, ma poi..."
Massimo Bava e il progetto seconda squadra: "Torino, fai come la Juventus"© LAPRESSE

TORINO - Nel Consiglio federale di mercoledì si tornerà ad accendere la luce sul progetto delle seconde squadre, lanciato 5 anni fa, al quale ha visto aderire soltanto la Juventus. Cogliamo tra gli argomenti all’ordine del giorno: “partecipazione seconde squadre società Serie A nel campionato di C 2023-’24: decisioni conseguenti”. «Non è più il momento delle discussioni. Se vogliamo essere seri sul tema delle seconde squadre bisogna decidere in tempi rapidi. Se invece rinviamo a maggio-giugno, significa che il sistema, nella sua totalità, non vuole le seconde squadre», ha già avuto modo di dire Gravina, presidente Figc. Sassuolo, Milan, Roma e Monza stanno per esempio valutando la possibilità di imitare la Juventus. A dicembre, Cairo dichiarò: «È una bella idea. Dobbiamo cercare di lavorarci, potrebbe essere una buona soluzione. Io ci pensavo già nel 2018, ma i miei collaboratori me lo sconsigliarono. Ci voglio ripensare».

Le parole di Massimo Bava

Tuttavia, dopo 4 mesi, non si registrano movimenti: il tema non è in cima alla lista di Cairo e Vagnati, come già 5 anni fa non era nei piani della direzione sportiva guidata da Petrachi. «Effettivamente quando furono istituite le seconde squadre Cairo era possibilista, favorevole. E io come lui. Ne parlammo più volte in modo costruttivo», ricorda Massimo Bava, nel ‘18 ancora capo del vivaio (10 anni in granata: scudetto, Coppa Italia e 2 Supercoppe con la Primavera, più 2 campionati vinti con la Berretti; infine, la chiusura da ds della prima squadra). Bava, 59 anni, ds dal 2003, è reduce dalla frequentazione di 2 nuovi corsi a Coverciano: da allenatore Uefa C e da responsabile di settore giovanile professionistico (contatti con alcuni club per assumere la conduzione di un vivaio in A o una direzione sportiva in B). «Cairo era intenzionato a dar vita a una seconda squadra, ma la mancanza di strutture, di campi di allenamento e di gioco, oltre ad alcune difficoltà organizzative societarie, lo fecero soprassedere. Il Torino negli ultimi 10 anni ha sfornato 207 giocatori che ora giocano in A, B o C: il problema non era trovare i calciatori. Peccato: se avesse avuto strutture adeguate (in testa l’ormai mitologico Robaldo, ndr), un club come il Torino avrebbe potuto disputare un bel campionato di C e tanti giovani promettenti avrebbero avuto lo spazio per emergere. Avere una seconda squadra permette di compiere un salto di qualità: è un progresso da augurare al Toro come a tutte le società di A, però sulle strutture si registra ancora troppa arretratezza nel calcio italiano», la conclusione di Bava. 

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