Cravero esclusivo: “Torneremo ad Amsterdam. E col Toro ci tornerò anch’io”

Trentuno anni fa la finale Uefa stregata contro l’Ajax, il capitano di quella magnifica squadra: “La sedia di Mondonico? Ribellione, non protesta”
Cravero esclusivo: “Torneremo ad Amsterdam. E col Toro ci tornerò anch’io”© ANSA

TORINO - Roberto Cravero, 31 anni fa in quel di Amsterdam una sedia gridò al cielo tutta la storia del Toro: passato, presente e, ahinoi, inconsapevolmente, futuro. Cosa rappresentava, cosa rappresenta ancora oggi?

«Prendo le parole che ha detto tante volte chi quella sedia impugnò, Emiliano Mondonico: ‘i poveri contro i ricchi’, ‘i deboli contro i forti’. Fu una reazione di chi era consapevole di meritare, di aver meritato qualcosa che in quell’attimo gli veniva negato. Noi tutti sapevamo di meritarci tutto, per il percorso fatto, per la squadra che eravamo. Fu un segno di ribellione al destino».

È diventato un’icona del Toro, un gesto simbolico che va oltre il momento, che rappresenta al meglio che cos’è il Toro, la sua storia, la sua gente.

«Sì. Una reazione atipica: non fu protesta, con la protesta si entrava in campo, si urlava. Fu puro istinto del Mondo, gli uscì dal cuore, dalla viscere, dalla sua vita fiorita negli anni Sessanta. Una cosa, come diceva anche lui, da bar di paese».

Col tempo si disse anche pentito d’averlo fatto.

«No, io non ci credo. Ripeto: non fu protesta, fu pura ribellione viscerale, un gesto spontaneo. Nulla di calcolato, di pensato. Era geniale, il Mondo, lo fu anche lì. Ed è giusto che sia rimasto: è un bel simbolo ed è assolutamente molto molto Toro».

Avete dominato quell’Ajax.

«Ed era uno squadrone, tre anni dopo vinse la Coppa Campioni».

Perché non avete vinto?

«Perché, nonostante lassù avessimo tanti tanti grandi tifosi, qualcosa si mise di mezzo».

Solo maledetta sfortuna?

«Be’, quando prendi tre pali... Il Toro ha il record, se non ricordo male: non era mai capitato e mai ricapitò che una squadra perdesse una finale europea colpendo tre pali. Solo una volta è accaduto, mi pare al Bologna di Detari, però non era una finale... Direi che questo spiega abbastanza bene quale fu il motivo».

Forse l’avete persa all’andata, con quel 2-2.

«Be’, ripeto, avevamo davanti l’Ajax... In quella Coppa Uefa c’erano gli olandesi, c’era il Real, c’era il Bayern: era una competizione più difficile di adesso. Il Bayern fu eliminato dal Copenaghen, che noi al turno successivo triturammo. Eravamo proprio forti, ca...! Parlare ora del Toro che batte il Real Madrid e in finale perde la Coppa, però senza perdere contro l’Ajax, sembra che stiamo discorrendo di fantacalcio. Sapevamo che era un traguardo in due partite e noi una squadra che non faceva molta differenza tra casa e trasferta, eravamo consapevoli della nostra forza, avevamo talento. Scifo, Martin Vazquez, uno strepitoso Lentini. Ce la giocavamo sempre e ovunque».

Il rigore su di lei c’era o non c’era?

«Lui mi trattenne, assolutamente».

Tornando indietro: fatto quel dribbling, oggi Cravero cercherebbe di restare in piedi per andare al tiro?

«Se sapessi (ride, ndr) che l’arbitro non mi fischia rigore, sì... Ma il fallo c’era eccome. Vi racconto questo: lui non era piazzato bene, il segnalinee avrebbe potuto aiutarlo, ci furono ovviamente le nostre proteste, ma la conferma che sbagliò e ne fu subito conscio è questa: una quarto d’ora dopo ci fu rigore clamoroso di Marchegiani su Winter e lui fece finta di niente, non lo fischiò. Si sentiva in colpa».

A parte i rimpianti, che avrete tutti, c’è qualche rimorso, qualche pentimento in voi?

«No no, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. C’è l’enorme rimpianto di una Coppa che il Toro non aveva mai vinto, che meritava di vincere e che, se ci fossimo riusciti, ci avrebbe fatto entrare, se già non lo siamo, nelle squadre leggendarie della storia. Rimpianto che si fece ancora più grosso, più amaro, quando scoprimmo che quella squadra era già stata praticamente sfaldata, tanti ceduti o quasi. Noi, noi tutti, avremmo voluto riprovarci e credo che ci saremmo riusciti».

Dopopartita, lei capitano: cosa accadde nello spogliatoio? Disse qualcosa?

«No, nessuno parlava. Silenzio. Non riuscivamo a metabolizzare il tutto. Persino i tre pali... Ce ne rendemmo davvero conto soltanto dopo, li abbiamo vissuti in seguito, quando tutti ce ne parlarono».

In questi trentun anni, le è mai capitato che le venisse in mente quella notte?

«Adesso non più, ma per parecchio tempo sì, tante notti l’ho sognata... Mi sono immaginato con quella Coppa in mano. Adesso è passato talmente tanto tempo che la ricordo persino con piacere, al di là della delusione».

Dunque fu solo sfiga?

«Mi piacerebbe dire di no, tuttavia quando prendi tre pali in casa di uno squadrone, be’... Che altro può essere? Sarebbe bastato davvero poco poco, qualche centimetro... Ma noi siamo il Toro!».

I cuori granata cantano “Torneremo, torneremo ad Amsterdam”. Roberto Cravero, ci torneremo mai ad Amsterdam?

«Mah, se ci torniamo ci torno anch’io!. Prenoto subito due posti. Ma è una domanda che non deve porre a me».

Vabbè, i tifosi che non siano di una big possono ancora sognare?

«Il calcio è strano. Il calcio cambia dalla sera alla mattina, basta che ricordiamo dov’era e per quanto ci rimase il Manchester City qualche tempo fa. Certo, serve un certo tipo di programmazione, ci vogliono un potere economico importante, idee, investimenti, volontà. Ma si può. Dunque, io me lo auguro: si può tornare ad Amsterdam. E io ci sarò. Ripeto: prenoto due posti, mi siedo e mi godo la partita. Consapevole che la sfiga l’abbiamo consumata tutta nel ‘92».

Forse.

«Forse. Speriamo!».

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