Benedetti, l'addio dopo una vita in granata: "Toro, la mia Champions"

Finisce un’era: al Filadelfia commovente festa a sorpresa. Buongiorno chiama da New York: "Silvano, grazie di tutto"
Benedetti, l'addio dopo una vita in granata: "Toro, la mia Champions"© LaPresse
Partiamo dalla fine, dall’ultimo consiglio che Silvano Benedetti, dal centro del campo al Filadelfia, ha voluto dare ai bambini e ai tecnici della Scuola Calcio: «Vivete questa esperienza come una grande opportunità perché non tutti hanno la fortuna di indossare una maglia gloriosa come quella del Toro. Ai dirigenti e ai mister dico che essere del Toro vuol dire anche soffrire, sotto certi aspetti. Al Toro non c’è mai niente di facile ma è più bello quando ottieni dei risultati importanti». È stato il saluto che ha voluto dare prima di congedarsi dopo una vita passata in granata: prima le stagioni da calciatore, poi ventidue anni da responsabile del settore giovanile con, in mezzo, anche il fallimento della società di Francesco Cimminelli e la ricostruzione del vivaio fatta a partire dal 2005.  

Torniamo all'inizio

Torniamo ora all’inizio del pomeriggio di ieri, quando al Filadelfia è cominciata la festa a sorpresa che la Scuola calcio, con in testa Marco Morra (il responsabile dello scouting per l’attività di base), ha voluto organizzare per salutare proprio Benedetti, che dall’1 luglio non sarà più un dirigente del Torino. C’erano tutte le squadre, dai più piccoli del 2016 ai più grandi del 2010, un totale di 250 bambini più tecnici e dirigenti. In tribuna i genitori dei bimbi e i tifosi che hanno esposto vari striscioni, da «Grazie biondo» a «Benedetti granata nel cuore: averti avuto al Toro è stato un onore!». Non poteva mancare la famiglia di Silvano: la moglie Sandra e il figlio Simone (l’altro figlio, Stefano, si è invece collegato telefonicamente), i nipoti Samuel e Cloe che hanno consegnato al nonno una maglia del Toro personalizzata con il numero 5 («Non avevo mai avuto la maglia con il nome dietro, questa la incornicio», ha scherzato) e una targa. Alla festa si è collegato telefonicamente anche Antonio Comi, che al fianco di Benedetti ha lavorato per una vita: «Ti sono vicino in questo momento particolare, bello e brutto contemporaneamente. Sei stato un compagno e un amico speciale in questo percorso che abbiamo fatto insieme per 20 anni».

L'altra telefonata

C’è stata anche un’altra telefonata, quella di Alessandro Buongiorno che, pur essendo in vacanza a New York, ha voluto comunque essere presente. «Ci tenevo tanto a ringraziare Silvano, se sono dove sono ora è in gran parte merito suo. Non finirò mai di ringraziarlo, quando avevo 6/7 anni giocavo in un’altra società. È stato grazie a lui se sono entrato nel Toro», ha raccontato il difensore. I due si erano anche sentiti in privato qualche giorno fa, quando Buongiorno era nel ritiro con la Nazionale: «Mi ha chiamato per dirmi che era arrivato in azzurro anche per merito del Settore giovanile. Questo evidenzia lo spessore umano di Ale», ha svelato Benedetti. Oltre alle tante presenze, da segnalare però anche le assenze, quelle della dirigenza granata: da Urbano Cairo (anche lui a New York) a Davide Vagnati (all’estero), passando per Ruggero Ludergnani, nessuno c'era. Tra un applauso e l'altro, è arrivato il momento dei tanti ringraziamenti che Benedetti ha tenuto a fare: «Per l’emozione che provo, questa giornata per me è come se fosse la finale di Coppa dei Campioni. Non posso che condividere questa giornata con tutti queste persone, anche quelli che adesso non ci sono come Antonio Comi e Massimo Bava con cui abbiamo ricostruito il Settore giovanile. Sono state la mia forza e oggi il regalo più bello è aver visto un bambino di quell’epoca esordire in Nazionale, parlo di Buongiorno». Al Toro si chiude così un’era, dopo oltre vent’anni la società granata perde una vera e propria colonna della società.

La nuova era

Da luglio se ne aprirà un’altra con Corrado Buonagrazia alla guida della Scuola calcio. E per lui ha garantito lo stesso Benedetti: «Finisce un’epoca, ma siamo in buone mani. Ci tengo anche a dirlo alle famiglie. Ho avuto la possibilità di parlare con il mio successore: non preoccupatevi, è una persona preparata e seria. Ci sono le premesse per fare un ottimo lavoro: le persone sono importanti ma la cosa principale è il marchio del Toro».

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