Poco prima dell’Europeo, il ct Paolo Nicolato lo aveva descritto così: «Pietro ha tutte le caratteristiche che deve avere una prima punta moderna». Una gran bella investitura per Pellegri, che non a caso ha vissuto l'intero torneo da protagonista. Peccato per la magra figura dell'Italia Under 21: eliminata con appena tre punti nel girone, più focalizzata a pensare agli eventuali biscotti di Francia-Svizzera che alla prestazione contro la Norvegia e povera di idee all'inverosimile.
Nel disastro azzurro, però, Pellegri è uno dei pochi a strappare una sufficienza. Non era scontato e non era semplice, vista la mediocrità diffusa di una squadra che partiva con grandi aspettative e che invece si è sciolta come neve al sole, ingabbiata da un 3-5-2 senza un senso e completamente priva di personalità, nonostante i totem non mancassero (Scalvini e Tonali su tutti). Pellegri, in compenso, ha giocato tre partite in una settimana. Ha retto sul piano fisico, ha dato segnali importanti dal punto di vista tecnico e ha anche segnato all'esordio contro la Francia: un gol inutile per la comitiva azzurra, ma oro colato per un ragazzo che ha bisogno di consolidarsi sotto tutti gli aspetti.
Torino, Pellegri ritrovato
Avrebbe una gran voglia di spaccare il mondo, di lasciarsi alle spalle tutti i guai fisici che gli hanno finora condizionato la carriera. Ma con l'Under 21 ha mostrato una maturità reale: anche nel modo di giocare si è messo al servizio della squadra, sempre in maniera propositiva. Linguaggio del corpo perfetto, spirito da guerriero e giocate da attaccante intelligente. Furbo, scafato, come serve al Toro, che dopo un anno e mezzo certamente travagliato spera di goderselo fino in fondo. In questo senso, la concorrenza con Tony Sanabria gli darà tanti stimoli. Perché inizieranno la stagione con due condizioni psicologiche diverse: il paraguaiano reduce dalla miglior annata della propria carriera, l'italiano in cerca di una rinascita dopo un girone di ritorno vissuto quasi interamente in infermeria.