Parliamo di oggi: 18 anni di presidenza Cairo, ma pochi risultati, anche in Europa, e tanti stranieri. Perché?
"Cairo ha pagato lo scotto del noviziato, ma negli ultimi 2-3 anni ha fatto bene, quest’anno sfiorando la Conference. Oggi è difficile far quadrare i risultati con i bilanci. Anche il Torino si è adeguato tesserando tanti stranieri, senza però creare un’ossatura forte. Così è difficile ottenere risultati. In Coppa idem, anche se oggi è più facile coi gironi".
Juric sta per iniziare il terzo anno al Toro: è la chiave per svoltare?
"Sì, Juric è molto esigente, ma fa bene perché ha ottenuto buoni risultati".
La strada maestra potrebbe essere il vivaio: non a caso è spuntato Bongiorno, anche azzurro...
"Ai miei tempi il Toro ha sempre sfornato grandi giocatori perché investiva nel vivaio, con ottimi osservatori. La scoperta di Bongiorno può essere uno stimolo, ma servono tanti investimenti, buono scouting e, non ultimo, una casa per il vivaio: spero nel Robaldo. Il settore giovanile è un investimento, però per i risultati serve tempo e magari poi ti ritrovi una pepita dal valore altissimo come Bongiorno. Conta pure il lavoro dei dirigenti e il Toro ha Vagnati, che ho avuto giocatore al Benevento".
Sempre tifoso del Torino?
"Ovvio, il dna Toro ti resta dentro per la vita. Poi un’occhiata la do anche ai risultati delle squadre in cui ho giocato, ma il Toro è il Toro".