Juric rimodella il Toro: cross e Zapata in area. E c’è la variabile Vlasic

Il tecnico continua a lavorare sul 3-5-2 con l’obiettivo di occupare gli ultimi metri con il colombiano. Da servire con traversoni continui

Lunedì prossimo a Salerno è plausibile che, almeno dall'inizio, Juric possa proporre il modulo consueto: Sanabria, dopo il guaio muscolare accusato a San Siro contro il Milan, dovrebbe rientrare nell'elenco dei convocati, ma con un minutaggio ridotto. Schierando le due punte, le sole pienamente disponibili, cioè Zapata e Pellegri, il tecnico non avrebbe un vero cambio da utilizzare, ma soltanto il paraguaiano che non è nelle migliori condizioni. Inoltre le prove per adottare un nuovo sistema di gioco sono quotidianamente promosse, al Filadelfia, ma richiedono tempo per essere assimilate. Tante, infatti, le piccole ma sostanziali differenze che prevede il passaggio dal 3-4-2-1 al 3-5-2. Vediamole.

Dal 3-4-2-1 al 3-5-2

Innanzitutto vengono modificati i movimenti delle punte. Un conto è avere un centravanti con al fianco due trequartisti, un altro piazzare due attaccanti più vicini tra loro. Che, prevedendo l’undici ideale, sarebbero Sanabria e Zapata. Con il primo chiamato ad agire leggermente alle spalle del colombiano. Il quale, per caratteristiche tecniche, dovrebbe soprattutto pensare a occupare l’area avversaria. Per sfruttare le doti aeree dall’alto di 189 centimetri di altezza, nonché la velocità d’esecuzione che è sua precisa qualità nonostante la mole. Nel Toro tradizionale lo scambio stretto tra le punte si è visto poco, mentre con un giocatore tecnicamente dotato qual è Sanabria alle spalle di Zapata si aprirebbe la possibilità di vederli duettare al limite dell’area.
Anche approfittando delle precedenti geometrie disegnate da altri fini palleggiatori quali sono Ricci e Ilic. I quali, in un centrocampo a tre, avrebbero più facoltà di allungarsi proponendo gioco negli ultimi metri. Questo a maggior ragione ipotizzando l’impiego di un interditore come Tameze, che avrebbe il preciso ruolo di coprire la zona bassa della mediana lasciando campo libero agli inserimenti dei due registi. Detto che anche il francese ha letture tattiche tali da prevedere, stante il mantenimento della posizione bassa da parte di uno tra Ricci o Ilic, la sua proiezione offensiva.

Un discorso simile se la linea interna fosse completata da Linetty. Diversa, invece, sarebbe la dinamica di gioco con Vlasic a integrare gli ex di Empoli e Verona. In tal caso Juric avrebbe tre palleggiatori in mezzo, con il croato che, più degli altri, nelle corde ha movimenti e intuizioni da attaccante. Qui si avrebbe una sostanziale intercambiabilità fra i tre giocatori, con Vlasic chiamato a trasformarsi in pitbull nella fase di contenimento, e a liberare l’istinto da attaccante con la squadra in controllo del pallone.

Spinta degli esterni

Un’altra variabile che l’allenatore granata sta mettendo a punto anche attraverso il passaggio al 3-5-2 - ma che va comunque migliorata pure nel 3-4-2-1 - è la spinta degli esterni. Decisiva per portare Bellanova a destra, e Vojvoda o il rilanciabile Lazaro a sinistra, ad aumentare l’efficacia al cross. Divenuto fondamentale da quando il Toro al centro dell’attacco può dotarsi di un ariete come Zapata (che per ariete, segno della forza, ha pure il segno zodiacale).

Se nel modulo di riferimento vanno studiate nuove linee per avere più traversoni dal fon- do, con il 3-5-2 la questione andrebbe fisiologicamente ad aggiustarsi. «Dobbiamo studiare qualche nuova soluzione», diceva un abbattuto Juric dopo il poker subito contro il Milan. «Quando tutti staranno bene quella dei due attaccanti potrà essere una soluzione», aggiungeva alla vigilia della prova contro il Genoa. Magari non sarà ancora quella dell’Arechi la gara della doppia punta, ma la strada è tracciata.

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