Perché il Torino ha la rosa con meno italiani in Serie A

Solo 5, come l’Udinese. Oltre a motivazioni tecniche, ragioni economiche: in genere gli stranieri provenienti non dalla Premier o dalla Bundesliga costano di meno
Perché il Torino ha la rosa con meno italiani in Serie A© LAPRESSE

Ci sono cinque italiani, quattro francesi, tre serbi. Poi un romeno, un olandese, uno svizzero, un georgiano, un ceco, un austriaco, un kosovaro, un polacco, un lituano, un camerunese, un croato, un senegalese, un paraguaiano e un colombiano. Ben diciassette nazioni unite dalla stessa maglia: quella granata. Definire il Torino multietnico è fin riduttivo guardando questa lista dove i calciatori azzurri sono in netta minoranza rispetto a quelli stranieri (chissà cosa ne pensa Spalletti...), appena cinque: non c’è nessuna squadra in Serie A che annovera un numero inferiore di italiani nella propria rosa, soltanto l’Udinese condivide con il Torino l’ultimo posto in questa graduatoria.

Nonostante il gran numero di giocatori provenienti da parti diverse del mondo, al Filadelfia l’unica lingua che si parla durante gli allenamenti è l’italiano: Juric su questo è intransigente e non fa eccezioni neanche con il connazionale Vlasic. Non a caso i neoacquisti che arrivano dall’estero vengono mandati subito a lezione d’italiano. Quella della multiculturalità al Torino non è una novità dell’ultima stagione, anche nella scorsa Juric allenava un gruppo altrettanto multietnico, non c’erano il romeno Popa, il georgiano Sazonov, il camerunese Tameze e il colombiano Zapata ma al loro posto erano rappresentate altre nazioni, come l’Albania di Berisha, la Nigeria di Aina, la Costa d’Avorio di Singo e la Russia di Miranchuk.

Il mercato

Un evidente segnale del fatto che quella di investire all’estero è una chiara scelta di mercato: d’altronde, a meno che non si vada a pescare in mercati come quello inglese o quello tedesco, i vantaggi dal punto di vista economico nell’acquistare all’estero anziché in Italia sono evidenti. Basti pensare alle cifre spese quest’anno per Sazonov, difensore classe 2002 nel giro della propria nazionale (a proposito, è il primo georgiano della storia a vestire la maglia del Torino, così come Zapata è il primo colombiano), che è arrivato dalla Dinamo Mosca per appena 3 milioni. Difficile trovare un suo coetaneo italiano allo stesso prezzo. Un anno prima con 9 milioni (più 1,5 di bonus e una percentuale sulla futura rivendita) la società granata si era invece assicurata l’erede di Bremer: parliamo ovviamente di Schuurs, giocatore proveniente dall’Ajax e che, se in futuro dovesse essere ceduto, garantirebbe una sicura e corposa plusvalenza. Molto meno era costato Radonjic, preso per 1,8 milioni dall’Olympique Marsiglia e diventato un titolare della squadra di Juric. Ma l’elenco di calciatori presi a poco dall’estero negli ultimi anni può aumentare anche con Zima, arrivato per 5 milioni dallo Slavia Praga, e Popa, preso a parametro zero dopo che si era svincolato dal Volountari. «Io non faccio differenze, non c'è la strategia di avere per forza giocatori italiani, anche se alcuni servono per questioni di liste e di regolamento. Poi se ci sono gli italiani bravi è una bella cosa», spiegava nelle scorse settimane Urbano Cairo.

La Primavera

«Anche con la Primavera stiamo utilizzando la stessa strategia», aveva poi aggiunto il presidente granata. Negli ultimi anni, da quando Ludergnani è arrivato alla guida del Settore giovanile, il Torino è diventato molto più internazionale anche a livello di vivaio: nella squadra di Scurto la proporzione di calciatori italiani e stranieri non è la stessa di quella di Juric, ma anche in questo caso si può parlare di multiculturalità. Basti pensare ai giocatori più rappresentativi, oltre agli italiani Dellavalle, Ciammaglichella e Dell’Aquila ci sono il cipriota Savva, lo svedese Njie e il brasiliano Silva.

Vojvoda: "Siamo il Kosovo"

Tornando a parlare della prima squadra, in questi giorni sono tanti i calciatori che sono stati impegnati con le rispettive nazionali, tra questi c’è anche Vojvoda che, alla vigilia della partita tra il suo Kosovo e la Romania, ha rivendicato con orgoglio le sue origini: «I tifosi romeni dicono che il Kosovo è Serbia? Nella maglia, sul logo sopra al cuore, c’è la bandiera del Kosovo, noi rappresentiamo questo Paese e nessun altro. Siamo il Kosovo, siamo nati dalla guerra e diventeremo più forti della pietra».

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