Zapata, triste Panterón: in un Torino così è inutile

Seck e Vlasic non lo assistono Il colombiano ci prova di testa, ma è isolato e senza rifornimenti

Dov’è finito Duvan Zapata? Non quello immelanconito all’interno di un attacco granata nel quale ingrigisce per mancanza di assistenza, ma il colombiano che si era presentato a Torino con il sorriso e la ferma intenzione di aiutare i compagni ad accrescere le ambizioni. Si sta perdendo come tutta la squadra. Un perdersi che gli toglie il sorriso, lasciandogli invece la smorfia di fatica all’inseguimento di vani palloni, e che alla fine è invece una smorfia di delusione profonda. Scrivere di rimpianto per i tempi nerazzurri è troppo, anche perché Zapata sapeva che in granata gli obiettivi si sarebbero ristretti, che l’abitudine a frequentare i salotti europei avrebbe molto probabilmente lasciato spazio alla necessità di mettersi in cucina a faticare per cuocere il pane. L’attaccante non sta magari rimpiangendo la sua scelta, però un qualche ripensamento starà affiorando.

Zapata dimenticato

Ricordando ad esempio la corte della Roma, partita male ma in grado di sorpassare il Toro vincendo questa sera contro il Cagliari. O tornando con la memoria alle sfuriate di Gasperini, ma pure a come quell’Atalanta a differenza di questo Torino funzionasse. No, dove si trova adesso i problemi sono tanti, e investono seriamente anche Ivan Juric: il tecnico ha goduto di un credito ampio da parte di società e tifosi, adesso lo sta dilapidando. Troppa la confusione, in questo frangente nel quale Zapata è una tra le poche certezze. Ma chi deve giocare alle spalle del sudamericano? Vlasic è un punto fermo, ma anche un calciatore che non riesce più ad avvicinare lo standard di rendimento della prima parte della scorsa annata.
Seck è l’uomo sul quale il tecnico vuole lavorare con una certa intensità per accelerarne la maturazione, dalla quale però è ora come ora molto lontano. Poche, le circostanze che vedono il senegalese autentico protagonista. Chi avrebbe qualità per assistere Zapata è Radonjic, ma tra la propensione alla discontinuità e qualche limite caratteriale il serbo - ieri non convocato ufficialmente per un guaio muscolare, dietro il quale però si leggono dissapori con Juric - ha dimostrato fin qui di non poter essere pienamente affidabile. Almeno nel medio periodo. Resta Karamoh, sul quale in questo momento il croato non pare contare più di tanto.

Il quadro

Un quadro desolante, ma necessario per comprendere la solitudine del Panterón. Nel derby è andata un po’ meglio quando sono entrati Sanabria (per un Seck mai in partita) e poi Pellegri (per un Ilic ancora una volta del tutto impalpabile), ma anche perché la Juve era ormai avanti di due reti (regalate da due clamorosi errori in uscita da Milinkovic-Savic). Prima del doppio svantaggio Szczesny non è mai stato impegnato, e questa è ormai la terza partita consecutiva senza un gol segnato, dai granata. Per rivedere una fotografia della squadra in festa bisogna ritornare alla quinta giornata, al pareggio contro la Roma a pochi minuti dal 90’. Un gol trovato di testa proprio da Zapata (assist di Ilic) per quella che è stata l’unica marcatura del centravanti in questo campionato, con il Toro.
A questo punto una miseria, viste le 6 partite già disputate e le medie realizzative che solitamente mantiene l’attaccante.
Che però rende se viene servito, altrimenti di Duvan si perdono sia i sorrisi che i gol. Un peccato, ma anche l’inevitabile conseguenza di quanto i granata mettono in campo. Poco contro Cagliari e Verona, niente nella ripresa di Roma contro la Lazio, a Milano e nel derby: di otto partite la squadra di Juric ne ha sbagliate cinque (o quattro e mezza). Prove nelle quali è arrivato in tutto un solo gol, segnato da Schuurs dopo un tiro sporco di Ricci e nell’economia di un 4-1 incassato dal Milan. A San Siro non c’era Zapata, adesso c’è ma è difficile accorgersene. Brutto, bruttissimo segnale.

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