I progressi del Torino con la doppia punta: l'analisi

Le "mappe di calore" mostrano i progressi del Toro con il cambio modulo: i granata non girano in tondo, ma giocano più in verticale
I progressi del Torino con la doppia punta: l'analisi

TORINO - Meno possesso palla: ma solo di un punto percentuale, una sciocchezza, 54% contro 55%. Per il resto? Tiri generali: 21 a 8, quasi tre volte tanto. Tiri nello specchio della porta: 9 a 2, più di 4 volte tanto. Tiri in porta da palla inattiva (angoli, punizioni): 3 a 0. Tiri in porta da dentro l’area: 7 a 2. Occasioni concrete da gol: 18 a 7, più del doppio. Ma adesso concentriamoci sulla costruzione del gioco offensivo, più che sugli esiti. Passaggi chiave, ovvero determinanti per produrre una superiorità numerica o un pericolo potenziale: 16 a 7. Cross tentati, addirittura 20 a 6. Cross azzeccati, 11 a 3. Per non parlare dei passaggi riusciti a tutto campo: 378 a 307. Percentuale di passaggi andati a buon fine: l’82% contro il 74%. Passaggi riusciti nella trequarti avversaria: 83 a 60. Ora approfondiamo l’analisi prendendo in esame i palloni giocati in avanti con esito positivo: 163 a 134. Significativi anche gli indicatori di squadra: l’indice di pericolosità delle azioni manovrate è superiore di 3 punti percentuali, e superiore è anche la velocità media alla quale è stato fatto correre il pallone: 35 chilometri orari contro 28 (ne discende una manovra più rapida, ça va sans dire). Per non parlare dei chilometri di squadra percorsi, ben 6 in più: 112 a 106. Ma che cosa stiamo confrontando? Il rendimento del Torino contro il Sassuolo (vittoria per 2 a 1, 6 novembre) e contro il Verona, sempre in casa (0 a 0, un mese prima: 2 ottobre). Fonte utilizzata per le statistiche: i match report ufficiali della Lega di Serie A.

Toro, cosa dicono le heatmap

E adesso veniamo alle heatmap, le cosiddette mappe di calore che indicano le zone del campo più battute. Date un’occhiata alle immagini sopra, entrambe riferite ai secondi tempi delle due partite. La porta avversaria è a sinistra. L’immagine più in alto (il Torino contro il Verona) assomiglia a un ovale abbastanza regolare, non informe, con una ridotta proiezione offensiva, alimentato al centro da quella macchia rosso-gialla a testimonianza del fulcro del gioco, rimasto bloccato a metà campo. La seconda immagine, invece (il Torino contro il Sassuolo), è notevolmente differente. Quell’ovale con il fuoco al centro si trasforma in una macchia bislunga, attratta dalla porta avversaria a sinistra come da un magnete che ne deforma la rotondità di partenza. Si nota anche un’escrescenza sulla fascia mancina avanzata, dove hanno lasciato tracce evidenti le avanzate di Vojvoda, la marcia di Vlasic (portato ad accentrarsi partendo dal centrosinistra) e le proiezioni di Radonjic, una volta entrato in campo. E in questo caso l’area avversaria è occupata in modo preponderante dalla macchia verde chiara, brillante, a differenza dell’immagine relativa a Torino-Verona: significa che è stata solcata con continuità dai giocatori di Juric, prevalentemente protesi dalla trequarti in su. Parimenti, anche quel cerchio rosso-giallo centrale si assottiglia, si fraziona persino, sempre verso sinistra, creando un secondo focus rosso al limite dell’area avversaria, a conferma del fatto che il pallone soprattutto lì è stato portato e lavorato dai giocatori granata, dopo una prima fase di costruzione (sul centrosinistra della mediana, dove operava Ilic da play, contro il Sassuolo).

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L'efficacia concreta della doppia punta

Ai tempi della sfida contro il Verona il Torino giocava ancora col 3-4-2-1, con Radonjic e Seck (successivamente Vlasic e Karamoh) dietro a una sola punta, Zapata. Contro il Sassuolo, un mese dopo, si era invece già materializzato il passaggio alla doppia punta, al 3-5-2 (o 3-4-1-2) con il colombiano sostenuto da un altro attaccante di ruolo, Sanabria. E basta dare una sbirciata alle due heatmap per accorgersi immediatamente, appunto con un colpo d’occhio, della grande differenza: quell’ovale perfetto di Torino-Verona non porta da nessuna parte, come se si girasse in tondo all’interno dell’immagine con una forza centripeta. Al contrario, la mappa di calore del Torino contro il Sassuolo mostra una squadra più allungata, appuntita, acuminata, decisamente attratta dalla verticalità e invasiva per la difesa avversaria. In un colpo d’occhio, una rivoluzione copernicana. E con un’efficacia concreta: 7 punti conquistati nelle ultime 3 partite giocate con la doppia punta.

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TORINO - Meno possesso palla: ma solo di un punto percentuale, una sciocchezza, 54% contro 55%. Per il resto? Tiri generali: 21 a 8, quasi tre volte tanto. Tiri nello specchio della porta: 9 a 2, più di 4 volte tanto. Tiri in porta da palla inattiva (angoli, punizioni): 3 a 0. Tiri in porta da dentro l’area: 7 a 2. Occasioni concrete da gol: 18 a 7, più del doppio. Ma adesso concentriamoci sulla costruzione del gioco offensivo, più che sugli esiti. Passaggi chiave, ovvero determinanti per produrre una superiorità numerica o un pericolo potenziale: 16 a 7. Cross tentati, addirittura 20 a 6. Cross azzeccati, 11 a 3. Per non parlare dei passaggi riusciti a tutto campo: 378 a 307. Percentuale di passaggi andati a buon fine: l’82% contro il 74%. Passaggi riusciti nella trequarti avversaria: 83 a 60. Ora approfondiamo l’analisi prendendo in esame i palloni giocati in avanti con esito positivo: 163 a 134. Significativi anche gli indicatori di squadra: l’indice di pericolosità delle azioni manovrate è superiore di 3 punti percentuali, e superiore è anche la velocità media alla quale è stato fatto correre il pallone: 35 chilometri orari contro 28 (ne discende una manovra più rapida, ça va sans dire). Per non parlare dei chilometri di squadra percorsi, ben 6 in più: 112 a 106. Ma che cosa stiamo confrontando? Il rendimento del Torino contro il Sassuolo (vittoria per 2 a 1, 6 novembre) e contro il Verona, sempre in casa (0 a 0, un mese prima: 2 ottobre). Fonte utilizzata per le statistiche: i match report ufficiali della Lega di Serie A.

Toro, cosa dicono le heatmap

E adesso veniamo alle heatmap, le cosiddette mappe di calore che indicano le zone del campo più battute. Date un’occhiata alle immagini sopra, entrambe riferite ai secondi tempi delle due partite. La porta avversaria è a sinistra. L’immagine più in alto (il Torino contro il Verona) assomiglia a un ovale abbastanza regolare, non informe, con una ridotta proiezione offensiva, alimentato al centro da quella macchia rosso-gialla a testimonianza del fulcro del gioco, rimasto bloccato a metà campo. La seconda immagine, invece (il Torino contro il Sassuolo), è notevolmente differente. Quell’ovale con il fuoco al centro si trasforma in una macchia bislunga, attratta dalla porta avversaria a sinistra come da un magnete che ne deforma la rotondità di partenza. Si nota anche un’escrescenza sulla fascia mancina avanzata, dove hanno lasciato tracce evidenti le avanzate di Vojvoda, la marcia di Vlasic (portato ad accentrarsi partendo dal centrosinistra) e le proiezioni di Radonjic, una volta entrato in campo. E in questo caso l’area avversaria è occupata in modo preponderante dalla macchia verde chiara, brillante, a differenza dell’immagine relativa a Torino-Verona: significa che è stata solcata con continuità dai giocatori di Juric, prevalentemente protesi dalla trequarti in su. Parimenti, anche quel cerchio rosso-giallo centrale si assottiglia, si fraziona persino, sempre verso sinistra, creando un secondo focus rosso al limite dell’area avversaria, a conferma del fatto che il pallone soprattutto lì è stato portato e lavorato dai giocatori granata, dopo una prima fase di costruzione (sul centrosinistra della mediana, dove operava Ilic da play, contro il Sassuolo).

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L'efficacia concreta della doppia punta