Toro, perché Palladino può essere l'uomo giusto

La mancanza dell’atteso salto di qualità ha rafforzato in Cairo la convinzione che sia necessario cominciare una nuova pagina
Toro, perché Palladino può essere l'uomo giusto© Getty Images

TORINO - Urbano Cairo ha cercato nella neve di Capodanno, postata sui social insieme ai canonici auguri, un po’ di consolazione dopo la rabbia per la sconfitta sul campo della Fiorentina, ennesimo salto di qualità fallito dal Torino in questi tre anni dell’era Juric. Ci sono ancora venti partite da giocare e tutto può succedere con una classifica tanto corta (Roma e Napoli, settime, sono a quattro punti), però è chiaro che il sentimento più intenso tra i tifosi è la disillusione. Per il bilancio piatto (sei vittorie, sei pareggi, sei sconfitte), per lo sconfortante numero di reti segnate (quindici: peggio solo l’Empoli), perché non si sono visti i segnali di crescita che era lecito attendersi per il valore oggettivo della squadra e per la conoscenza ormai totale che il tecnico ha della macchina granata. È vero che nella graduatoria delle ultime nove giornate il Toro è quinto, però è altresì innegabile che nello stesso periodo è stata battuta l’Atalanta ma negli altri due confronti diretti per l’Europa, in casa del Bologna e della Fiorentina, sono arrivate altrettante sconfitte.

Il Torino e le scelte del 2024

Diventa lecito, dunque, iniziare il 2024 su un duplice binario.Il primo si muove nel presente e in buona sostanza si può riassumere con il tentativo di rimettersi in corsa prima di archiviare questo campionato anzitempo e con frustrazione. Il secondo conduce più lontano, verso l’estate, verso la prossima stagione, nella quale, al di là delle dichiarazioni (più del presidente che del croato, per la verità), difficilmente sulla panchina siederà Juric, il cui contratto scadrà a giugno. Sull’ultimo numero dell’anno appena terminato, Tuttosport ha scritto delle credibili indiscrezioni che riconducono a Raffaele Palladino. Più volte, nei frequenti colloqui avuti con Cairo, Adriano Galliani ha pronunciato parole assai lusinghiere nei confronti del suo allenatore, che con una buona dose di coraggio scelse di promuovere dalla Primavera nel settembre del 2022 quando decise di esonerare Giovanni Stroppa. Se lo terrebbe stretto, l’amministratore delegato del Monza, ma sa che sarà molto difficile, anche perché l’allenatore piace, e parecchio, anche al Napoli e all’Atalanta qualora Gasperini andasse via.

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Palladino è un obiettivo del Torino

Ma questo è un altro discorso. Lo scenario attuale dice che Palladino ha diverse qualità per le quali essere un obiettivo appetibile, quanto (e forse più di) Gattuso. Quelle tecniche sono sotto gli occhi di tutti, dalla convincente stagione d’esordio, quando conquistò con largo anticipo la salvezza arrivando anche a fare un inopinato pensierino all’Europa, ai risultati attuali: due punti in meno del Toro con un gruppo interessante e tuttavia inferiore, potenzialmente, ai granata. C’è un altro aspetto che conta parecchio ed è quello caratteriale. Se il faticoso rapporto con Juric - dal virale litigio con Vagnati nel ritiro austriaco alle numerose conferenze stampa trasformatesi in frecciate anche pesanti nei confronti della proprietà - è stato in qualche modo normalizzato, continuano a lasciare perplesse le incomprensioni tra il croato e diversi giocatori, che hanno finito per condizionare le scelte e di conseguenza il rendimento della squadra. Palladino, uomo di misurate parole, nelle rare occasioni in cui si è lasciato andare ha espresso concetti che sono suonati celestiali alle orecchie di Cairo: «Per allenare non serve un manuale. Conta avere umanità, contano le sensazioni: quando entri nello spogliatoio, quando vedi i giocatori passeggiare, quando sono giù di morale dopo una sconfitta. È vero che sono un allievo di Gasperini, come Juric, ma per esempio da Ranieri e Deschamps ho imparato l’importanza di saper gestire le persone». Non è dote da poco.

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TORINO - Urbano Cairo ha cercato nella neve di Capodanno, postata sui social insieme ai canonici auguri, un po’ di consolazione dopo la rabbia per la sconfitta sul campo della Fiorentina, ennesimo salto di qualità fallito dal Torino in questi tre anni dell’era Juric. Ci sono ancora venti partite da giocare e tutto può succedere con una classifica tanto corta (Roma e Napoli, settime, sono a quattro punti), però è chiaro che il sentimento più intenso tra i tifosi è la disillusione. Per il bilancio piatto (sei vittorie, sei pareggi, sei sconfitte), per lo sconfortante numero di reti segnate (quindici: peggio solo l’Empoli), perché non si sono visti i segnali di crescita che era lecito attendersi per il valore oggettivo della squadra e per la conoscenza ormai totale che il tecnico ha della macchina granata. È vero che nella graduatoria delle ultime nove giornate il Toro è quinto, però è altresì innegabile che nello stesso periodo è stata battuta l’Atalanta ma negli altri due confronti diretti per l’Europa, in casa del Bologna e della Fiorentina, sono arrivate altrettante sconfitte.

Il Torino e le scelte del 2024

Diventa lecito, dunque, iniziare il 2024 su un duplice binario.Il primo si muove nel presente e in buona sostanza si può riassumere con il tentativo di rimettersi in corsa prima di archiviare questo campionato anzitempo e con frustrazione. Il secondo conduce più lontano, verso l’estate, verso la prossima stagione, nella quale, al di là delle dichiarazioni (più del presidente che del croato, per la verità), difficilmente sulla panchina siederà Juric, il cui contratto scadrà a giugno. Sull’ultimo numero dell’anno appena terminato, Tuttosport ha scritto delle credibili indiscrezioni che riconducono a Raffaele Palladino. Più volte, nei frequenti colloqui avuti con Cairo, Adriano Galliani ha pronunciato parole assai lusinghiere nei confronti del suo allenatore, che con una buona dose di coraggio scelse di promuovere dalla Primavera nel settembre del 2022 quando decise di esonerare Giovanni Stroppa. Se lo terrebbe stretto, l’amministratore delegato del Monza, ma sa che sarà molto difficile, anche perché l’allenatore piace, e parecchio, anche al Napoli e all’Atalanta qualora Gasperini andasse via.

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